< Lo scrivano di Cesare di  Sergio De Santis (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di LoScrivanoDiCesare raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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A tratti interessante, ma in generale l’ho trovato un po’ noioso, come se il racconto servisse a dimostrare la conoscenza dell’autore relativamente al periodo storico in oggetto. Il tono è distaccato, non si riesce ad entrare nella storia e ad empatizzare col protagonista.

Carlotta Panighi

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Autobiografico e preciso, molto interessante dal punto di vista storico. La trama è ben strutturata.

Teresa Maria Silverio

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"Lo scrivano di Cesare" è il libro che ho apprezzato di meno. Nonostante l’attendibilità storica e le riflessioni sul fatto che quanto lasciatoci dagli scritti di Cesare sia frutto di una sua personale ricostruzione a fini propagandistici e politici, non ho trovato questo romanzo molto interessante. La narrazione risulta pesante e i capitoli sono molto lunghi. Non mi sono sentita coinvolta dalla vicenda, forse perché la trama non era così originale, ma l’ennesima rilettura delle imprese di Cesare.

Veronica Moriconi

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Non amo particolarmente i romanzi storici e quindi non ho gradito molto neppure questo. Dà una visione originale di Cesare, molto diversa dal grande condottiero e vincitore. Per molti aspetti mi ricorda troppo Putin e la sua guerra di aggressione in Ucraina. Questo per dire che la storia continua a ripetersi.

Claudia De Bortoli

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Vicenza “Sentieri di lettura”
coordinato da Marianna Repele
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Aristocle è un ex schiavo, riesce ad imparare a leggere e scrivere e grazie alla sua curiosità ed intelligenza si farà un’ampia cultura. L’Imperatore Cesare lo sceglierà per scrivere le sue gesta e le sue prodezze.
Anche quando Roma comincerà a decadere, Aristocle continuerà a scrivere di trionfi militari. Ha imparato a far finta di niente, tante volte finge di essere un po&#39; tonto e fa il buffone per sopravvivere.
Durante la lettura riemergono ricordi della sua vita da schiavo.

Nives Giambellini

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A metà strada tra il romanzo a sfondo storico ed il saggio, " Lo scrivano di Cesare" racconta, attraverso gli occhi dello schiavo Aristide, il personaggio e le gesta  di Cesare, durante la conquista della Gallia.
Narrato in prima persona, il romanzo è sicuramente interessante perché permette di vedere la storia che tutti noi conosciamo, da un altro punto di vista, quello dello schiavo che, con le sue riflessioni,  mette in luce non solo le qualità del grande politico e condottiero ma anche le ombre e le contraddizioni che lo caratterizzarono.
Punto di forza del libro  è sicuramente quello di raccontare il mondo romano senza  perdersi in lunghe e minuziose descrizioni storiche; il lettore, anche non particolarmente appassionato di storia, non si stanca di fronte alle pagine in cui viene raccontata la quotidianità, gli usi, i costumi e le vicende umane di schiavi e legionari, di servitori e plebei, di patrizi e tribuni.
La lettura di per sé è piacevole anche grazie alla scrittura, chiara e fluida.

Romina Vicentin

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Aristocle è lo scrivano di Cesare, un ex schiavo che grazie alla sua intelligenza si forma una cultura non comune al tempo e per questo verrà scelto da Cesare per narrare le sue gloriose campagne militari in Gallia. Un romanzo storico, dunque, che ci porta indietro negli anni e ci parla del grande Giulio Cesare attraverso gli occhi di uno straniero, che lo descrivere con consapevolezza oggettiva nelle sue qualità ma anche nelle sue debolezze, facendoci ricredere sul fatto di conoscere davvero questo grande condottiero della nostra tradizione passata e sulla verità delle sue imprese. De Santis ci offre un ritratto suggestivo e documentato di uno dei personaggi più affascinanti della storia, ma attraverso di lui ci fa scoprire il vero protagonista del romanzo che è il concetto di Potere, descritto sotto tante sfaccettature, dal potere militare a quello politico e delle relazioni che i personaggi del libro si trovano a vivere. Un libro che ci fa riflettere sul labile confine tra verità e menzogna e sulle contraddizioni che il potere porta con sé. Nonostante il contenuto interessante, il libro non è scorrevole e lo consiglio ad un pubblico amante della storia.

Sofia Bertoli

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Il libro, soprattutto nella prima parte, è un compendio di storia e civiltà romana, il classico testo a carattere divulgativo scritto da un insegnante per i suoi alunni. La trama è piuttosto esile e poco avvincente, un evidente stratagemma per fornire informazioni senza annoiare sulla vita quotidiana
dei soldati romani, ma anche sugli scrivani. Attingendo abbondantemente, per non dire pedissequamente da De Bello Gallico, l’autore ci presenta la figura di Giulio Cesare, convinto di essere più simile ad una divinità che ad un misero mortale e che il Dio del mare avrebbe capito le sue ragioni, lui che è il vincitore di tanti popoli.
Purtroppo, però, si scatenano tempeste oceaniche. Ma Cesare, nel raccontarle, è abile a trasformare le sconfitte in vittorie, travisando la realtà. Certo non lascia nulla al caso, ma si fida troppo delle sue valutazioni, accecato dalla sua ambizione.
In testa alla colonna sembra un dio che sta scegliendo il campo per l’ultima battaglia contro i Titani. I suoi legionari temono solo quello che non possono uccidere.

Antonella Burrini