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 < “Ma se io volessi diventare un fascista intelligente?” di  Claudio Giunta (Rizzoli)

Qui di seguito le recensioni di MaSeIoVolessiDiventareUnaFascistaIntelligente raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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È un saggio molto ironico e pungente che mette a nudo le lacune della scuola italiana, mette in discussione i metodi di insegnamento, che spesso più che cercare di stimolare la crescita degli studenti rischiano di indottrinarli senza aiutarli ad acquisire strumenti da applicare nelle questioni che si porranno e richiederanno delle scelte e delle riflessioni. Viene ben documentato l’iter in base al quale l’educazione civica è diventata materia scolastica, e sono ben illustrate le ragioni per le quali tale scelta non appare sostanzialmente idonea a raggiungere l’obiettivo che sembrava animare tale impostazione.

Tania Pellegriti

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24-Feb




24-Feb

























































































































































































































































































































































































































































































































































































































































































Saggio interessante sulla scuola e sul  susseguirsi di indicazioni, riforme e decreti che incombono sulla didattica in modo non sempre coerente. E così  anziché sviluppare il libero pensiero critico, si  ingozzano gli alunni con idee preconfezionate.





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Per quel che riguarda l’opera di Ghezzi, non sarò certo io a minarne le qualità almeno da me certamente più conosciute di Giunta.
Resta il fatto che si tratta di opera completamente diversa rispetto alla precedente, prettamente antologica nei suoi quasi 35 anni di storia della televisione.
E’ questo un tema sicuramente "curioso", come tutta la carriera di Ghezzi ("Fuori orario" fucina indiscussa di capolavori sottovalutati e/o sottoesposti in televisione), ma in questo particolare caso di una leggerezza intrinseca neanche paragonabile al tema trattato da Giunta.
In ogni modo, anche con questa lettura grandi brividi sono arrivati nel ricordare l’esperienza del programma "Matrioska" di David Riondino che è stato uno dei miei primi trasgressivi a 14 anni .

Gianluca Mischi

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L’italianista Claudio Giunta parte da una domanda di una studentessa per parlare di scuola ed in particolare di educazione civica. L’autore paventa una deriva della scuola verso un modello dottrinario che vorrebbe insegnare un’etica civile, quando invece la scuola non dovrebbe imporre un modello ma essere in grado di insegnare a saper fare le proprie scelte morali e civiche.
Il rischio già reale è quello che si sta realizzando in qualche scuola americana e quello che può portare l’imperativo etico dell’antirazzismo ad ogni costo. Nella scuola italiana il rischio più modesto tende piuttosto ad un certo moralismo ed è quello che emerge dai più recenti interventi del ministero dell’istruzione: il vano tentativo di essere aggiornati al presente, di inseguire la realtà quotidiana sfuma nella retorica degli indirizzi della politica culturale da alcuni anni a questa parte. Giunta è scettico vi possa essere una scelta coraggiosa da parte della politica sulla scuola. I responsabili politici della scuola non sanno altro che si scaricare sugli insegnanti obiettivi ambiziosi e smisurati per quanto può essere fatto nel tempo concesso.
La seconda parte di questo agile pamphlet è un’appendice ad un libro sulla scuola del filosofo e classicista Guido Calogero e al suo confronto a distanza con il germanista Cesare Cases sulla scuola e l’insegnamento agli inizi degli anni ‘60. La distanza tra i due è ampia, ma entrambi per l’autore hanno le loro buone ragioni: Calogero (che Giunta invita a riscoprire) è più a favore di una libertà di insegnamento che fa leva su una tradizione anglosassone (a lui ben nota in quanto anche insegnò in America), mentre Cases si attiene più rigidamente ad un rispetto dei programmi di studio secondo la tradizione italiana. L’appendice dà respiro al discorso di Giunta che mostra come la questione della scuola non deve fermarsi al nostro asfittico presente. Opportunamente il libro si conclude con una bibliografia utile per approfondire gli argomenti trattati. Libro non accademico e che si rivolge non solo ad insegnanti, studenti e genitori, ma a quanti

Roberto Pierazzoli

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Ferrante mi ha trasposrtata ancora una volta nel suo mondo, profondo e intimo, in questo saggio che, come nella Frantumaglia, spinge il letttore a porsi mille domande sul fare letteratura. In questo caso c’è il valore aggiunto di poter assistere alla genesi mentale della sua tetralogia più famosa, arrivando a ripercorrere com l’autrice il percorso che l’ha condotta ad immaginare il particolare rapporto che ha creato con le due protagoniste de L’amica geniale. Grazie per avermi fatto conoscere questo saggio, nel quale l’autrice si svela forse meglio che se ci avesse svelato la sua identità anagrafica: questa letteraria per me ha assunto un valore altissimo. la scelta è stata veramente ardua.

Roberta Barbera

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Saggio documentato, profondo e provocatorio, scritto con uno stile agile e volutamente agli antipodi della «letteratura» dei programmi scolastici ministeriali alla cui critica è dedicata una buona parte. Il tema dell’educazione civica nelle scuole è di grande e importante attualità, e il modo in cui qui ciò è argomentato apre delle prospettive illuminanti su cosa la scuola oggi potrebbe dare alla nostra società se considerata con uno sguardo connesso al reale. È il motivo per cui a questo testo va la mia preferenza: al contrario dell’altro, non diventerà certamente un classico, ma di questo sguardo oggi abbiamo estremo bisogno.

Roberto Falciola

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Con il pretesto di rispondere alla domanda maliziosa del titolo, l’autore si lancia in un’ approfondita critica alla legge che reintroduce l’ora di educazione civica nelle scuole.
Ancora una volta viene sottolineato come le istituzioni sembrino lontane dalla realtà, vuoi per il linguaggio sempre più astruso e burocratico, vuoi per la vastità e la molteplicità dei temi proposti che ne rendono difficile se non impossibile l’insegnamento in quell’unica ora settimanale.
In fondo la scuola non dovrebbe “ limitarsi a insegnare bene cose semplici”, non dovrebbe essere pragmatica e stimolare l’interesse degli studenti? “Non è l’educazione alla riflessione e al dubbio uno dei compiti della scuola”?
Con l’appendice l’autore propone la rilettura di Scuola sotto inchiesta di Guido Calogero allargando ulteriormente il campo della riflessione ci mostra quanto il “problema scuola” sia annoso e di difficile soluzione.
Oggi paradossalmente è ancora più difficile insegnare perché ogni studente sembra già essere saturo di immagini e informazioni grazie ai social.
Un libro da consigliare per l’ora di educazione civica a scuola.

Antonio Schiavon