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Un libro che fa sorridere e riflettere al tempo stesso, con tono ironico e schietto l’autore immagina di dialogare con Shakespeare e ci racconta la propria visione della realtà. Bisogna cogliere i riferimenti ed essere attenti e capaci di seguire il filo delle riflessioni. Dal ritmo veloce , non lascia molto respiro al lettore che con il fiato sospeso aspetta una conclusione ma che spesso non arriva lasciandolo a bocca asciutta.
Eleonora Pontillo
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Irriverente, accattivante, tagliente, brutalmente onesto, profondo e divertente fino alle lacrime: Paolo Rossi con la sua narrazione o meglio la sua confessione al Sommo Poeta William Shakespeare, tiene incollato il lettore, pagina dopo pagina. Un libro da divorare tutto d’un fiato, assaporando le autoironiche storie di vita vissuta del protagonista, raccontate in prima persona, volutamente in chiave comica tra il serio e il faceto. Senza mai, tuttavia, lasciare nulla al caso. Lettura per certi versi leggera, ma non banale e scontata, assolutamente consigliata e raccomandata a chi è in cerca di risate inaspettate.
Chiara Mazzetti
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Il testo è decisamente godibile e il monologare caleidoscopico dell’autore è il suo punto di forza. Sullo stile non c’è molto da dire: Rossi, da attore comico, sa perfettamente come scrivere un testo per attirare il lettore e tenerlo incollato alla pagina. La trama non c’è. Il testo si presenta come un accostamento di monologhi sui temi più vari tutti tratti dalla sua esperienza personale ma sviluppati alternando passi esilaranti ad altri di riflessione più profonda che, però, non abbandonano mai la vena ironica e satirica che contraddistingue l’intero testo. A mio parere è proprio questa la forza dell’autore: il non essersi avventurato nella scrittura di un romanzo in cui l’aspetto dell’intreccio è un’arma a doppio taglio talvolta di difficile controllo.
In alcuni punti il testo risulta un po’ centrifugo, come se Rossi stesse procedendo "a ruota libera" perdendo il centro del discorso ma, nel complesso, è un ottimo prodotto.
Arianna Ferioli
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Il memoriale di Paolo Rossi a William Shakespeare sulla vita del comico attore, alterna momenti divertenti a parti meno interessanti e riuscite. La scrittura è agile e spontanea come deve essere quella di una confessione. Il libro può piacere a chi voglia approfondire le stravaganze e gli squilibri della vita di un attore che ha attraversato trent’anni di carriera a fianco di grandi nomi della celebre scuola milanese. Nel complesso però il libro non convince: si ride poco, gli episodi non sempre arrivano alle vette sperate e, avendo a che fare con un attore, non si sa quanto la finzione superi la realtà.
Stefano Cavo
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un flusso di pensieri ininterrotto, bella l’idea ma lento in alcuni passaggi.
Serena Spatafora