< Monte dei pegni di  Elena Loewenthal (LaNaveDiTeseo)

Qui di seguito le recensioni di MonteDeiPegni raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Ho apprezzato molto l’introduzione saggistica al Monte dei pegni come istituzione, seguita dai frammenti del racconto collettivo di tutti coloro che si trovano a separarsi da qualcosa. Mi piace il raccontare storie di vita attraverso la "roba" portata al Monte dei pegni. Gli oggetti e il nostro rapporto con essi parla di noi. Bello che arrivi a parlare anche dell’epoca Covid in un modo non banale.

Rachele Bindi

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Il monte dei Pegni
Il bisogno di denaro può presentarsi in modo urgente e necessario. Una breve storia del Monte dei Pegni e del suo funzionamento indica una modalità di sopravvivenza per chi è più bisognoso. E ’possibile avere denaro subito, in modo sicuro, con rispetto della privacy, lontano dai ricatti e dall’incubo degli strozzini e dalle estenuanti e quasi sempre infruttuose richieste di denaro alle banche. Per questo il M D P dovrebbe chiamarsi Monte di Libertà. Nel testo viene detto anche come trasformare il patrimonio in reddito e, attraverso 16 delicati deliziosi brevi racconti come superare il dispiacere di dover impegnare (e forse perdere per sempre) oggetti “preziosi” per valore materiale, ma soprattutto affettivo. Il libro presenta due saggi e dei racconti per trattare l’ argomento. Perché? Nulla è più reale della letteratura?

emira cupido

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Di Monte dei Pegni mi è piaciuta molto l’idea di sviluppare un libro sull’argomento, oltre che lo stile lineare e asciutto, molto leggibile. Purtroppo però mi sarebbe piaciuto un maggior sviluppo delle storie, un approfondimento emotivo più ampio sulle persone e sulle motivazioni che li hanno spinti a rivolgersi a questa istituzione.

Alessia Bellini

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Estremamente interessante e ben argomentato, cattura l’attenzione senza però appesantire il lettore.
Davvero un saggio di qualità

Cristina Berardo

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Affrontare un tema come quello della cura del proprio brand iniziando con una lettera di Leonardo (curriculum vitae ante litteram) è veramente grandioso. Nello scorrere delle pagine offre preziosi consigli per districarsi in un campo che ad oggi, con la diffusione capillare delle tecnologie, è ricco di opportunità, ma anche di insidie. L’ho sentito più lontano dai miei interessi a causa della personale diffidenza, forse anche per carattere o per l’età, per la valorizzazione delle proprie capacità.

Giovanni Piluso

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Monte dei Pegni
Il Monte dei Pegni non è solo il luogo in cui persone in difficoltà consegnano oggetti in cambio di denaro. È l’istituzione che - senza emettere giudizi di valore - ti dà soldi in cambio di un bene, che potrai lasciare lì o riscattare quando e se lo desidererai, come avviene diciannove volte su venti. Il volume conduce i lettori e le lettrici alle origini di questa particolare forma di finanziamento e li/le accompagna attraverso la sua lunga storia. Il pegno è un oggetto dietro il quale si nascondono destini individuali - raccontati con grazia e discrezione da Elena Loewenthal - uno strumento antico che permette di riutilizzare qualcosa di vecchio per far fronte a un’esigenza immediata, effettuare un investimento o soddisfare un desiderio, insomma un ponte fra passato e futuro.

Tiziana Lain

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Mi ha incuriosito e stimolato molto il tema trattato. Spesso associamo l’idea del Monte dei pegni al concetto di miseria, più che di povertà. E di passato. Un preconcetto che il libro è in grado di scardinare, traghettando il Monte dei pegni nel presente e, forse, nel futuro, come attesta l’introduzione storica di Gianluca Garbi.
I racconti di Elena Loewenthal, ispirati ai desideri, alle esigenze, alle necessità che possono trovare soddisfazione grazie a questa tipologia di prestito, rendono il libro molto piacevole, oltre che essere molto efficaci nell’illustrare compiutamente questa istituzione creditizia.

Anita Fiorin

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Prima di leggere questo libro credevo che il monte dei pegni fosse una realtà del passato oramai in disuso e invece ho scoperto un mondo ricco, vivace e più che attuale. Un luogo ricco di memoria, in cui si incrociano le storie di vite più disparate. Spesso le introduzioni nei libri mi risultano un po’ difficili o noiose, in questo libro invece è fondamentale e molto interessante...poi il libro suddiviso in racconti di vite..bellissimo, come un’antologia di Spoon river dove il monte dei pegni è il punto d’incontro, arrivo e partenza di persone diversissime tra loro....non saprei come rendere bene l’idea..Spoon river felliniano...

Carla Cavallini

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Si legge la prefazione, l’introduzione, poi i racconti. Quindi si alza un sopracciglio. Al di là della prefazione e dell’introduzione, che sono la parte più interessante, e che hanno il merito di raccontare la storia e l’attualità del Monte di Pietà, o Monte dei Pegni, che personalmente non conoscevo e mi ha sorpreso, cos’è? Non un saggio; non una raccolta di racconti: sono tutti uguali, la ripetizione della stessa storia a lieto fine, con personaggi diversi. È una cosa posticcia, un’apologia di un’istituzione che, per valore e storia, forse meritava una riscoperta letteraria migliore, sicuramente più trasparente. Se non ci fosse scritto il nome della casa editrice, sembrerebbe un catalogo pubblicitario di uno dei due gruppi principali che, come apprendiamo, offrono in Italia questo servizio. Le ultime pagine chiariscono i dubbi, con il nome e la pubblicità proprio di uno di questi due gruppi.

Luigi Apa

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Per quanto l’argomento non sia di mio particolare interesse trovo che sia ben scritto e facile da leggere

Riccardo Allerhand

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Tema interessante. Non conoscevo bene questo fenomeno e si vede che l’autore ha scavato nel tema approfonditamente per scrivere questo saggio.

Alessandro Vito Milazzo

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“Monte dei Pegni – Un anticipo sul futuro” di Elena Loewenthal è un libro che parte a buon ritmo. La prefazione di Luca Ricolfi e l’introduzione di Gianluca Garbi aprono l’opera con una breve analisi di cosa sia effettivamente il Monte dei Pegni/Monte di Pietà, e soprattutto su cosa è stata e cosa sarà questa istituzione. La premessa è interessante, soprattutto poiché si parla di un tema poco trattato, di dinamiche economiche importanti ma spesso trascurate dai più. Queste prime pagine contribuiscono a creare certe aspettative che però nella sezione narrativa non vengono esaudite. O meglio, la sezione narrativa non porta nulla di nuovo o interessante rispetto a quanto detto in precedenza. L’idea è sicuramente interessante. Rendere più vicina e umana al lettore l’istituzione dei Monte di Pietà attraverso brevi narrazioni che gravitano attorno ad essa è sicuramente intrigante, e Loewenthal è certamente una scrittrice e traduttrice molto abile… ma non qui. I brevi racconti risultano banali e ripetitivi, senza troppe invettive e con personaggi piatti, macchiette per cui nemmeno la scrittrice sembra poter provare empatia, figuriamoci chi legge. Il risultato finale è un’opera scritta con molta competenza e anche una chiara bravura compositiva, che però per Loewenthal si vede molto meglio altrove, e non si traduce in una lettura interessante. Una bella serie di favole, ripetitive, lievemente paternalistiche, che sanno un pochino di naftalina, come il bellissimo abito da sposa che la nonna conserva nell’armadio e ogni tanto ti fa vedere senza toglierlo dal cellophan.

Giulia Nicolini

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Il saggio si suddivide in due parti ben distinte di cui la prima,composta da prefazione e introduzione , introduce la conoscenza del Monte dei pegni sia dal punto di vista storico-evolutivo sia da quello funzionale sgombrando il campo dai preconcetti abbondantemente diffusi che relegano la funzione del Monte esclusivamente ad un ambito sociale di povertà. Il banco dei pedni in realtà assolve molteplici e diverse funzioni oltre che quella di tamponare le necessità impellenti di denaro dovute all’indigenza e prova ne sia che il riscatto delle polizze di pegno arriva ad oltre il 90 per cento di casi. Le sue caratteristiche lo differenziano dagli istituti di credito inseriti nel sistema bancario classico soprattutto per la brevità dell’iter burocratico al quale il prestito è sottoposto e per la spersonalizzazione del prestito he non impone al richiedente di fornire tutte le notizie afferenti la situazione patrimoniale,la solvibilità,le motivazioni della richiesta di credito e quantaltro come da prassi presso le banche. Queste due caratteristiche assumono una importa za rilevante nel caso il bisogno di liquidità sia urgente e/o le sue motivazioni non rientrino in quelle contemplate dai rigidi regolamenti bancari.La seconda parte del saggio è meno tecnica e più amena: è costituita da una serie di racconti che evidenziano come in tanti casi diversi fra loro, la scelta di rivolgersi al Monte dei pegni si sia rivelata vincente per risolvere i problemi dei protagonisti. L’unico appunto che mi sento di fare a proposito di questi racconti è che in alcuni risulta evidente la disparità tra il valore degli oggetti impegnati e le somme ricavate dal prestito.

Gabriella Di Meglio

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Nella nostra esperienza di vita quotidiana, tutti noi abbiamo avuto a che fare con le banche. E’ invece più raro che si conosca il Monte dei Pegni, protagonista di questo saggio che si snoda in una serie di brevi racconti che sono la testimonianza di come questa istituzione venga incontro alle necessità di chiunque. A beneficio del lettore inesperto (come me) ci sono la prefazione di Luca Ricolfi e l’introduzione di Gianluca Garbi che ci illuminano sulla storia, peraltro antichissima, sulla funzione e sull’odierna organizzazione del Monte dei Pegni. I racconti della Loewenthal, scritti con un linguaggio chiaro e pacato, costituiscono una piacevole lettura. Tuttavia, mi è sembrato un po’ troppo scontato e propagandistico il finale sempre lieto.

Domenica Fontana

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Indeciso ho scelto queste belle storie, ben scritte che scivolano facendo sentire da una parte la verità difficile di chi non riesce ad arrivare ai propri sogni o alla fine del mese, dall’altra il potere delle cose che fanno parte della nostra vita: quello economico ma soprattutto quello affettivo, legato ai ricordi e alle relazioni che rappresentano.
«Il Monte dei pegni è un repertorio inesauribile di storie». Una macchina fotografica, le pellicce, l’orologio della della nonna, un flauto d’oro (?), …. ogni oggetto del Monte dei pegni (prestito in denaro in cambio di cose) ha dietro una storia che coinvolge le persone vive, ma anche il loro passato e il legame che hanno con persone che non ci sono più. Nei racconti si sente la “carica” che la vita immette dentro gli oggetti e che resterà finché qualcuno ricorderà le storie dei viventi che li hanno posseduti. Potrebbe anche commuovere, ma forse va letto un racconto alla volta.
Forse manca una storia non a lieto fine, ma il libro ci racconta anche che questi poveri che si affidano allo scambio riscattano nel 95% dei casi. I racconti non riescono invece, in me, a togliere quella aurea di triste situazione che il Monte dei pegni (mi scappa sempre di Pietà) porta con sé, ma queste storie di poveri moderni mi conferma nelle mie convinzioni di non considerare la povertà una vergogna o una colpa, ma uno stato di passaggio per molti che hanno solo bisogno di una occasione. Il Monte dei pegni non è l’occasione per risolvere la povertà, ma è solo una porta, una opportunità dignitosa, aperta dal legame relazionale con coloro che ci hanno passato questa possibilità o con il frutto del lavoro dei tempi buoni. E dove esiste è una possibilità sociale, perché la povertà è un problema sociale non individuale.

Nella prefazione, Ricolfi parla all’inizio soprattutto di un suo libro, ma poi si salva con qualche pensiero di chiarezza e qualche spunto di pensiero. Cercando di approfondire la seconda prefazione di Gianluca Garbi (amministratore delegato del gruppo Banca Sistema) mi sembra invece che ci siano molti errori nel ricostruire la storia dei Monti dei pegni, ma anche questo stimola a cercare una storia della povertà con più visioni, utili anche per l’oggi.

Luciano Franceschi

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Il libro è carino, ma più che un saggio mi sembra una raccolta di racconti lievi e brevi. Sembra quasi un libretto di marketing volto a ridar lustro a un istituto antico ma dalle grandi potenzialità in questi tempi moderni. Questo è l’aspetto che più ho apprezzato: la possibilità di scoprire e riscoprire quest’istituzione come supporto in un momento di necessità economica o come trampolino di lancio per raggiungere un’idea che si desidera trasformare in realtà.

Barbara Amali

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Istituzione desueta che pensavo si stesse estinguendo... Che questo libro invece mi ha fatto vedere sotto nuova luce: nuove prospettive e speranze, nuove libertà.

Eva Vinci

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Interessante analisi di un aspetto della società italiana molto particolare, tra storia e attualità.

Edoardo Grasso

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Maria Macera

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La rilevanza sociale dei monti dei segni è descritta in modo chiaro e convincente, ed è corredato di un’azienda serie di storie in cui l’autrice non giudica ma, semplicemente, racconta

Grazia Guastadisegni

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Carino

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E’ un libro scritto bene, che dà un punto di vista inedito, con le dovute contestualizzazioni, ad una istituzione che ho scoperto essere un luogo di dignità, non di disagio. Ho apprezzato sia la parte esplicativa sulla storia e della dinamica del Monte dei Pegni sia le storie di vita delle persone, che nella loro semplicità mi hanno commossa.

Federica Marrone

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Questo breve saggio di Elena Loewenthal è stata davvero una piacevole lettura. La serie di brevi racconti mi ha affascinato, coinvolta emozionata e mi ha anche fatto commuovere.
La bravura dell’autrice è indiscutibile, attraverso la sua scrittura delicata e attenta ha saputo delineare con scrupolo non solo i personaggi delle sue storie, ma l’atmosfera e le sensazioni che ne scaturiscono. Come non commovuoversi leggendo Il Flauto d’Oro quando vediamo la signora Ada che "Giorno dopo giorno, ora dopo ora [...]metteva da parte i soldi per il riscatto del flauto d’oro" che le aveva permesso di fare studiare la figlia Viola in Canada? Come non sorridere insieme a Giorgio quando comunica alla sua Evelina che ha potuto riscattare "Il Prezioso" orologio d’oro, suo unico avere, con i soldi del suo primo libro di poesie? E come non farsi coinvolgere dalla vita avventurosa di Milly, che in un’altra vita si chiamava Giuseppe? O dalla storia di Marietta e del servizio di posate ereditate dalla nonna?
Tante piccole storie di persone ma soprattutto dei loro oggetti, che è poi il filo conduttore della piccola opera, che non sono semplici cose inanimate ma hanno un valore importante e "complesso". Come spiega molto bene l’autrice nella premessa "ogni oggetto ha un valore che è diverso da tutti gli altri" e "porta con sé un valore specifico". "Ogni oggetto portato al Monte dei Pegni porta con sé la sua storia [...] che non è solo valore commerciale ma è un insieme di vite, emozioni ricordi e speranze".

Buon punto di partenza per approfondire la storia dei Monti di Pietà l’introduzione di Garbi.

Antonella Costanzi