< Nabokov di  Davide Brullo (Aliberti)

Qui di seguito le recensioni di Nabokov raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

* * *

 

Libro ben scritto, quasi un delirio ossessivo che ti porta con se.
Ti costringe a valutare altre visuali rispetto alle convenzioni familiari e sessuali.
Puoi essere d’accordo o no ma sei costretto a valutarne il peso.

* * *

 

Il soggetto è molto interessante e l’autore fornisce molti spunti e punti di vista accattivanti. Il problema è che la scrittura è troppo frammentata, si rischia spesso di perdere il filo della narrazione e il lettore non riesce a entrare in connessione con i personaggi.

Anna Orpelli

* * *

 

Un libro torrenziale, mefistofelico, disturbante, un precipizio attorno alla figura mitologizzata di Nabokov, in cui, tuttavia, la prosa di Brullo è soverchiante e a tratti stucchevole.

Andrea Firpo

* * *

 

Io credo che le persone che leggeranno fino alla fine questo libro si potranno contare sulle dita di una mano. A meno che non abbiano scopi altri, rispetto alla semplice lettura. Ed è, parzialmente, un peccato.
Leggere Nabokov di Davide Brullo è un continuo salire e scendere dalle montagne russe, un susseguirsi rapidissimo di vette e di profondità abissali. Se da un lato ho trovato intuizioni felicemente fulminanti che aprono alla speranza di una felice lettura (P. 24 … Buenos Aires è una città europea costruita sul dorso di un giaguaro ….. P. 29 …Il tavolo era presso la finestra, da lì l’azzurro svizzero sembrava di ceramica – bastava una poiana a spaccare il cielo, finalmente. P. 32 Ha occhi diversi. Prima ha occhi azzurri. Ora li ha grigi. Poi neri. Gli occhi prima sono umani – ora di giaguaro – poi di gazza. P. 34 Un falco era bloccato a metà tra il prato – verde da capolettera medioevale …… P. 72 … Poi ha preso il volo, come una lacrima, da uno dei mille occhi del palazzo…), dall’altro queste intuizioni sono rarità immerse in una ridondanza di sfoggi culturali di eterogenea natura (mitologia, letteratura, botanica ecc.), citazioni e incisi tra loro slegati e spesso fastidiosamente fine a se stessi.
Lo sono in particolare le oscenità, non saprei altrimenti come definirle, che si infittiscono a partire da pagina 39 e sono poi un po’ ovunque disseminate (p. 41 … Lei non capisce perché è più animale che donna – educatamente si mette il mio cazzo, moscio, in bocca. Comincia a succhiare, ma più succhia più il cazzo rimpicciolisce, fino a diventare una lumaca, una chiocciola. Lei continua a tenere in bocca quella chiocciola, in una guancia, in un’altra. Che scena pietosa..." Tali iterazioni, scontate e monotone, sembrano uno sfoggio di turpiloquio molto simile a quello del bambino che osserva compiaciuto la reazione degli adulti di fronte alle sue prime espressioni verbali scurrili.
Nei capitoli Minotauro ed Arianna, dove il testo sembra riprendere fiato ed essere più diluito e meno incalzante, è necessario tuttavia leggere e rileggere più volte il testo perché si perde di vista il soggetto della narrazione: è l’io narrante o Nabokov o Kinbote o qualcun altro ancora, colui che parla?
Ci si conceda con ambivalenza da questo testo: da una parte si sperimenta il sollievo dell’essere arrivati in fondo, dall’altra si rimane con il rimpianto per quanto poteva essere dell’intelligenza, cultura, sensibilità e creatività dell’Autore e, semplicemente, non è stato.

Mariarosa Ventura

* * *

 

Linguaggio forte, diretto, efficace. Libro crudo, violento, arrabbiato, popolato di sentimenti estremi, sempre oltre il limite. Goya diceva che el sueño de la razón produce monstruos e il libro è popolato da diabolici mostri che generano visioni orribili e sconcertanti. Purtroppo nel libro manca la guida della ragione ad orientare verso una visione lucida e creativa.
Sicuramente potrà piacere a un certo settore di lettori a cui però io non appartengo.

Maria Luisa