< Nascoste nella tela. Tra arte e medicina un’indagine sui segreti delle di  Paolo Zamboni (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di NascosteNellaTela raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

* * *

 

Libro interessante che stimola ad una diversa e originale visione delle opere d’arte.

Daniela Marucci

* * *

 

Molto interessante. Sono una studentessa di medicina e in qualche lezione ci hanno fatto osservare dei quadri per capire quali potenziali patologie fossero presenti.
Inoltre la lettura è molto scorrevole e chiara, non ci sono eccessivi tecnicismi.

Anna Frignani

* * *

 

Un punto di vista indubbiamente interessante, un’angolazione originale, ma - a mio parere - un po’ troppo specialistica: è stato bello osservare/riscoprire opere pittoriche così notevoli.

Salvatore Gabrielli

* * *

 

Non ha suscitato grande interesse questo libro come il precedente. Semplicemente perché non coinvolta “alle nascoste della tela”. Solo per una questione di gusto personale.

Serena Vincenzi

* * *

 

La forza di questo libro sta tutta in una frase dell’autore scritta riguardo alla Betsabea di Rembrandt:”(…) per rispetto della libertà artistica del grande Rem- brandt, mi sento decisamente di fare un passo indietro, privilegiando la libertà di espressione artistica alla mia scienza medica. E tale principio vale naturalmente per tutto questo libro.”
Inizialmente mi ha infastidito l’idea di voler leggere dei sintomi, degli allarmi, delle patologie in dipinti che, quasi sempre involontariamente, sono stati testimoni di malattie ignote. Leggevo solo il divertissment di un medico che, forte delle sue competenze e conoscenze, si era dedicato a una scrittura un po’ fine a se stessa.
Ma poi ho scoperto che esiste una branchia della medicina che si occupa di questo, che alcuni quadri sono come cronache di tempi in cui non abbiamo abbastanza informazioni, che la passione dell’autore è genuina e la sua conoscenza solida. E allora mi sono goduta un testo pieno di informazioni non solo artistiche ma anche storiche e sociali. La lettura tuttavia continuava a lasciarmi un pizzico di scetticismo riguardo alla domanda “fin dove è disposto a spingersi l’autore per validare le sue tesi?”
La risposta mi è arrivata con l’analisi della Betsabea di Rembrandt e da quel momento ho giocato insieme all’autore al gioco serissimo in cui si è imbarcato. E me lo sono goduto.

Alessia Eleuteri