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La lettura di questo saggio è fluida e di interesse, si ritrovano le nuove classi sociali attuali, la neoplebe, la classe creativa e l’elite del potere, ognuna ben delineata soprattutto nelle sue debolezze. L’analisi di ciò che ha compiuto la globalizzazione restituisce l’incertezza e l’angoscia derivanti dalla perdita del luogo fisico sicuro di appartenenza, creando uno spazio che è diventato universale e dovunque uguale, un luogo di consumo e mobilità così come l’illusione che ha creato Internet di essere tutti al centro della scena con il proprio smartphone in mano e lo spaesamento planetario creato da tutto quanto troviamo mescolato e confuso in Internet. La pandemia poi ha reso la vita on line necessaria, creando incontri che avvengono dovunque ed in nessun luogo.
In questa situazione l’autore individua la necessità del pensiero critico, della glocalizzazione, del lavoro intellettuale sociale e di un’azione collettiva per creare un mondo nuovo e ponti tra oriente e occidente non basati sul capitale ma sulla cultura. Offre la soluzione di internalizzare ma allo stesso tempo di aprire (le banche, la burocrazia, alla parità di genere) e soprattutto che l’uomo riconosca alla Natura il suo stato autonomo per rispettarla davvero.
Le soluzioni proposte appaiono impraticabili, difficili da attuare, perché è necessaria sia l’azione individuale che un’azione collettiva, ma nel 2050 il mondo ce l’ha fatta, ha dato le giuste risposte e la Terra è salva.
CQ
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Nel 2050 è il libro che mi è piaciuto di meno. l’idea di per sé è interessante ma pecca di un certo "classismo" con riferimento alla classe creativa e alla neoplebe: non mi trovo d’accordo sul fatto che, a parere dell’autore, solo la classe creativa può creare il Nuovo Mondo, perché quella che lui considera la neoplebe non è altro che la maggioranza della popolazione mondiale, che sicuramente necessita di una guida ma anche di essere ascoltata e capita, non solo guidata.
trovo inoltre eccessivamente pessimistica la visione dell’attuale società, che sembra quasi il male assoluto rispetto al mondo come si mostrava fino agli anni ’70: a mio parere pare più l’Autore a non riuscire a capire davvero il mondo attuale, e ad esserne spaventato.
Beatrice Spagnesi
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Semplice lettura ma molto interessante. Inizia nel 1989 e termina nel 2050: due date simbolo. Noi siamo nel mezzo e "possiamo guardare indietro e scrutare avanti".
Solo una sorta di lavoro intellettuale ci permetterà di progettare un nuovo mondo.
Tina Piga
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"Nel 2050. Passaggio al nuovo mondo" di Paolo Perulli è sicuramente un libro interessante che, partendo dal 1989, arriva a fare delle previsioni sul mondo del futuro, ovvero verso una società glocale intelligente. Per deformazione professionale però sono sempre restio a valutare positivamente saggi che si spingono in previsioni di un futuro tutto ancora da scrivere (come i cambiamenti repentini degli ultimi mesi dimostrano efficacemente).
Giuseppe Parisotto