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Milano e l’atmosfera novembrina, quasi da noir, aleggiano su questo giallo e sembra quasi di percepire addosso quel freddo e quella pioggerellina insistente, sotto un cielo plumbeo che dovrebbe lasciare, di lì a breve, il posto a uno più sfavillante Natale. I toni e il procedere delle indagini tengono il lettore incollato alle pagine e lo spingono a chiedersi cosa mai potrebbe accomunare quegli omicidi così apparentemente senza senso. Nei dialoghi, nella struttura e nell’ambientazione si ha la sensazione di ritrovare il classico poliziesco all’italiana che Tuzzi ha il merito di aver ripreso ma anche reso nuovo mettendo al centro un commissario, Melis, al quale è difficile non affezionarsi.
Veronica Di Gregorio Zitella
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Il racconto va per la sua strada a velocità moderata fino alla fine senza mai accelerare. Lungo il racconto, l’autore ci racconta due storie drammatiche fatta di soprusi e violenze, di vendetta e rancori sviluppatasi negli anni dopo l’accaduto di un certo episodio. La storia si svolge su due binari come le indagini dei due protagonisti. Essi si sovrappongono continuamente gli uni dall’altra molte volte mandando in confusione il lettore nel quale in molti momenti della vicenda non sa se ad indagare in quel preciso instante sia l’uno o l’altro. Questo ovviamente non fa che dare un aspetto negativo all’intero romanzo
Inoltre, leggendo il romanzo, la cosa che subito si nota è il fatto che non ci sono capitoli ma i giorni della settimana (tutta la storia si svolge entro più di due settimane). Ma la cosa certa e una: leggendo “Nella luce di un’alba più fredda” si respirerà completamente quel periodo storico rievocando fatti di cronaca sconvolgenti e soprattutto anticipando quello che poi sarà uno dei capitoli più “bui” della storia del Bel Paese, le vicende di “Mani pulite”. Insomma, lungo le duecento pagine del romanzo, sembrerà quasi tornare indietro di trent’anni vivendo appunto per qualche settimana la Milano del 1990. Da questo punto di vista, è stata un’esperienza curiosa e soddisfacente.
Ma al di là di tutto, questo romanzo è un giallo un po’ diverso rispetto a quelli di autori più noti e blasonati, pecca in qualche punto di vista però tutto sommato è un’esperienza non del tutto negativo. Comunque sia la lettura è consigliata agli amanti puri del genere, a chi invece vorrebbe provare questo tipo di esperienza, lasciate perdere, poiché probabilmente a lettura terminata ne potrete rimanere delusi.
Antimo Di Giovanni
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Anna Mantovani
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La scrittura è buona, ma i
personaggi sono troppi, a metà avevo deciso di interrompere, poi sono
riuscita ad andare avanti, alla fine credo di averli collocati tutti, ma
con grande difficoltà.
Il libro è pervaso da una tristezza
inaffrontabile, non so se è una caratteristica dell’autore, ma non credo
avrò il coraggio di leggerne altri.
Mara Boschi
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Ho votato questo libro perché il mestiere dello scrittore è molto meglio rappresentato che in quello di Azzone, anche al lordo di alcune incertezze nella scrittura, che elenco: i personaggi sono molti, e questo avrebbe richiesto uno svolgimento più preciso, in diversi punti mi sono persa; lo stile riecheggia autori già noti, da Gadda a Montalban, a Camilleri, e via via. La vicenda non troppo intrigante e il finale… che dire… anche meno.
Da ultimo la mancanza di un vero protagonista e i caratteri dei personaggi appena accennati e non proprio credibilissimi vanno a scapito di una scrittura che in alcuni punti raggiunge vette alte.
Anna Maria Cappelli
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Sara Zanferrari