< Neve d’ottobre di  Angela Nanetti (NeriPozza)

Qui di seguito le recensioni di NeveDOttobre raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Neve d’ottobre di Angela Nanetti è un romanzo che esplora gli animi e le coscienze di un gruppo di famiglie del Südtirol durante la seconda guerra mondiale. È una storia cruda e realistica dove la violenza e l’ingiustizia non risparmiano nessuno, e dove la guerra è solo un altro male che si aggiunge al dolore di queste famiglie. Fratelli distanti come sconosciuti, un padre che rinnega il figlio, un altro padre che violenta la figlia, deportazioni e uccisioni. Una zona in cui non si distinguono gli uomini dagli animali. Unica eccezione: Giulio, il fratello maggiore di Vittorio, dall’animo buono e con una propensione verso la sincerità e l’amore incondizionato, che saranno per lui una condanna e motivo di emarginazione. È un romanzo intenso e che fa riflettere e capace di suscitare grandi emozioni, il lettore si trova impotente davanti agli eventi, ai rimorsi e alle ingiustizie, incapace di modificarne il corso.

Linda Diddi

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Il romanzo mi appare scritto in modo molto “scolastico”, da bella scrittura anni ‘60. La storia è densa di avvenimenti, ma trovo che i personaggi fatichino ad avere una profondità marcata al di là degli eventi; tendono a essere prevedibili e in alcuni passaggi quasi stereotipati. Le loro motivazioni interiori e inevitabili sfaccettature faticano a mio avviso a manifestarsi e “fanno” più che “essere”.

Renzo Iorio

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Un libro meraviglioso che ci fa ricordare della solitudine della crescita, di quanto universale ci sia in ogni individuo alla ricerca del proprio percorso e del peso del eredità familiare in questo viaggio.
Il protagonista Giulio trabocca compassione, "benedetto dagli dei", fisicamente ed emotivamente, un uomo che avrebbe potuto essere, che porta il peso di nascere e crescere in un certo periodo, luogo, famiglia, con tutte i traumi, limiti e rancori e cosa questo significa essendo un’anima buona e nobile. Il più fragile e quindi il più forte. Denso e teso dall’inizio alla fine, crudo ed esatto nella sua poetica.

Renata Mele

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Romanzo interessante e coinvolgente che trova attraverso il il protagonista, Giulio, una sua peculiarità e un suo preciso inserimento storico.
Gli altri personaggi, i genitori, il fratello, Andrea e tutti gli altri sono solo di supporto perché Giulio sia sempre in primo piano con la sua voglia di libertà e di amore. Troverà pace, nonostante la sua malattia, solo nel maso tra le sue montagne in una giornata di ottobre con la neve inattesa e la presenza amorevole del fratello finalmente ritrovato.

Ciogli Sabatina

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Scelta molto difficile entrambi i testi sono molto interessanti e daleggere tutto d’un fiato. Ma nella mia scelta hanno prevalso gli aspetti emotivi suscitati dalla lettura. Appassionanti e vivide le descrizioni dei protagonisti, giovani che maturano, si formano e crescono con rapporti parentali complessi ed eventi storici di grande portata. Rilevante il ruolo giocato dal "segreto di famiglia" . Nel corso della crescita e dello sviluppo della personalità Giulio, Vittorio ma anche Peter e sua sorella conoscono i piu’ svariati sentimenti ed emozioni salvo forse gli l’affetto e l’amore, che forse solo da adulti riusciranno a conquistare. Colpisce il ruolo del paesaggio idilliaco definito "un Eden maledetto che ci protesse da guerre e distruzioni ma non da noi stessi". Contrapposizione di qs giovani (che attraversano dolori di ogni sorta) con un mondo di adulti in cui non sembrano emergere personaggi positivi.
Viene da chiedersi sono le asperità della vita, le guerre ,la povertà che rendono gli uomini così negativi.
Il racconto mi ha talmente coinvolto che alla fine sono stata quasi sul punto di piangere.

Luciana Marmai

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Libro stupendo. Poetico e commovente. La storia vera fa da sfondo alla storia romanzata in maniera proporzionale, con precisione ma senza sproloqui.
Il punto di vista è un poco oscillante – tra Giulio, Vittorio, il padre Riccardo, Peter, Greta, Andrea –, ma l’efficacia della trama e la forza dei personaggi, tutti molto ben caratterizzati, consentono di sorvolare ampiamente sull’andamento danzante del punto di vista. D’altra parte, il romanzo è tutto scritto con ritmo musicale. Il linguaggio è fluido, è semplice ma non privo di termini ricercati e adeguati alle situazioni, o di figure retoriche che ne esaltano l’aspetto poetico. C’è tanta poesia, infatti, non solo nella descrizione dei paesaggi, ma anche nella rappresentazione dei sentimenti, come ad esempio a pag. 227: “Era quel tempo sospeso in cui eravamo immersi a rendere tutto facile e possibile: il vino rimasto nel bicchiere pareva una promessa di futuro, il presente sorbiva dei ricordi solo la dolcezza, l’attimo sembrava per sempre.”. Il finale è inevitabile, ma non certo deludente.
Dopo una certa confusione delle prime pagine, il romanzo si stabilizza, e ogni capitolo è dedicato a un personaggio, che magari incontra uno o più personaggi minori, ma di contorno alla storia. Si potrebbe paragonare il romanzo a una squadra di calcio affiatata, dove tutti giocano per un solo scopo: vincere. I giocatori si passano la palla nel rispetto reciproco, e nessuno cerca di prevaricare gli altri per mettersi in mostra. Sono tutti bravi e simpatici. Solo uno è un po’ meno rispettoso delle regole del gioco: Vittorio Mosca: a volte, proprio lui, che narra la maggior parte della storia, risulta odioso, perché pare cattivo, stupido, invidioso e geloso ma, alla fine, si ravvede e tira l’ultimo goal, quello che sancisce la vittoria. Complimenti all’Autrice.

Lucia Finelli

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Neve d’ottobre: La storia mi è piaciuta ma il libro è gravato da inesattezze per me inaccettabili: Viene dichiarata l’ambientazione in Trentino quando è evidente che si tratta del Sudtirolo. L’autrice potrebbe leggersi : "La frontiera nascosta" Uno studio sociologico molto importante degli studiosi Eric Wolf e John W. Cole
Ho trovato anche altre inesattezze.

Maria Maddalena Springhetti

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E’ un thriller a cui manca il “thrill” e cioè la capacità di “emozionare, appassionare”. Nessuno dei protagonisti ha, nel bene o nel male questa capacità. Ad una mente atta alla lettura di questo genere letterario, bastano pochi capitoli per capire chi sia il colpevole. Sebbene l’autore, nei ringraziamenti, citi un amico inglese, non ha, assolutamente, recepito usi e costumi della società britannica se non nella toponomastica; stessa cosa rispetto alle nozioni di “anatomopatologia”: non bastano i termini scientifici ed i tecnicismi per costruire la prova “regina”. L’editor, infine, non ha fatto bene il suo lavoro.

Maria Antonia Crivello

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Un testo di difficile comprensione, a livello di lettura e di scrittura. I personaggi sono analizzati minuziosamente e la storia è ben raccontata. Non ho apprezzato la struttura del testo, l’ordine dei capitoli. È un libro con una storia crudele e reale, con una vena pessimistica che lo percorre. Una triste storia di vita quotidiana.

Adele De Pasquale