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Per chi ha amato Kurt Cobain ed il suo genio. Libro scritto in maniera chiara e fa tornare a quei tempi.
Eva Vinci
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Interessante, piacevole lettura.
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Come nasce il più importante disco dei Nirvana? Chi erano i Nirvana? Da chi o cosa sono stati influenzati? Come sono cambiati i Nirvana e il mondo della musica dopo l’uscita del disco? Un modo per riscoprire Nevermind e riascoltarlo per la prima volta.
Giada Caparrotta
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Che gioia quando ho visto il titolo! Nientepopò di meno che qualcosa che ha a che fare con la musica, e che musica! Nevermind the Bollocks! Non ci potevo credere! Un saggio sui Sex Pistols, a me? Non mi ero accorta che dopo Nevermind c’erano i due punti...Pazienza, non era sui Sex Pistols ma sui Nirvana, grande band comunque, colonna sonora dei miei anni migliori, e poi sono del ’67 come Kurt, quale miglior segno del destino?Ma già dopo poche pagine il saggio di Di Perna mi delude, mi annoia. Ma cosa stavo leggendo esattamente?
Un’analisi che avrebbe anche potuto essere interessante ("Per ascoltare Nevermind come non siamo mai riusciti ad ascoltarlo [...] è necessario ripercorrere il susseguirsi di idee che hanno animato la band [...], tra quello che hanno detto prima di essere sommersi dai fan e quello che hanno lasciato intendere. Senza appiattirsi sulla biografia e senza lanciarsi in interpretazioni testuali non richieste [...]") ma era proprio necessario utilizzare un linguaggio di così basso livello? In ogni caso, non ho trovato nessuna rivelazione eclatante o visione rivoluzionaria del fenomeno.
Mi è stato insegnato che nel saggio l’autore deve sostenere una tesi e convincere il lettore della validità del suo pensiero. Per fare questo dovrebbe usare un linguaggio pulito nel senso di forbito e diretto, comprensibile a tutti. Non sono una bacchettona, nemmeno una purista della lingua o della scrittura, ci mancherebbe (John Niven è uno dei miei scrittori preferiti), ma si poteva spiegare il fenomeno Nirvana/Kobain anche usando un linguaggio meno colorito. Non è che lo si capisce di più o meglio solo perché si utilizza uno stile così prosaico!
Antonella Costanzi
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Una band senza tempo che riesce ad appassionare anche la Gen Z merita senza alcun dubbio un tributo come questo.
I capitoli sono intervallati da stralci del diario di Kurt Cobain; una scelta audace ma che ripaga il lettore.
Elena Saviolo
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Nervmind:The Bollocks è un saggio che si legge davvero velocemente: scrittura accattivante, cusiosità e grande competenza dell’autore che ci aiuta a capire cosa c’è veramente dietro Nevermind, i Nirvana e soprattutto Kurt Cubain
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Un ottimo saggio che contribuisce sicuramente alla conoscenza di appassionati.
Vanna Girotto
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Una storia della passione calcistica in Italia, dai tempi in cui lo sport nazionale era il ciclismo, attraverso i decenni del ’900, letta in chiave linguistica. Illustra come, progressivamente, la lingua della politica si sia trasformata, da competente, tecnica e professionale quale era, in mediatica e populista, utilizzando sempre più il gergo calcistico.
Da insegnante e madre, lo interpreto in chiave psicologica:
La disperazione di un ragazzo lacerato dalla insignificanza delle esperienze possibili nell’insulsa città natale e dalle mediocri aspirazioni dei genitori. Una vita trascorsa a cercare qualcosa in cui credere, agendo, al contrario, distruggendo i miti e le fedi in cui potrebbe e vorrebbe credere, Una angosciosa giostra tra generi musicali, in cui crede di vedere ciò che cerca, ma alla fine deludenti, compreso il proprio. Turbinio di produttori e case discografiche più interessate al proprio utile che al cantante, alle sue creazioni e al suo gruppo, Nirvana, il cui stesso nome era stato scelto proprio perché suggeriva il distacco dal desiderio terreno e dall’avidità. Dolorosa la sua ricerca di evasione attraverso alcol e droghe, fino al tragico epilogo.
Un libro interessante e formativo per adolescenti amanti del gruppo Nirvana e del cantante Kurt Colbain, meno per me che, non conoscendoli ho fatto fatica ad arrivare alla fine.
maria rigano
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Kurt Cobain non avrebbe mai accettato di essere felice. La musica era il suo urlo di disperazione, e la disperazione la casa in cui aveva scelto di vivere (poco) e di morire (presto). Nel libro "Nevermind: The Bollocks" Francesco di Perna ’ripartorisce’ l’album più celebre dei Nirvana, con uno sguardo a tutta la loro carriera. Di Perna tesse la trama di un’esistenza piena di buchi, fatta di passione e incapacità di stare al mondo, di fughe e costanti ossessioni. Il risultato è un libro dolente, capace di restituire il tormento di un artista inquieto e di una vita irrequieta.
Giulia Di Bella
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Il testo si propone di attirare un certo target, interessato al leader dei Nirvana, utilizza un linguaggio che è sì snello ma zeppo di torpiloqui, non ce n’era bisogno. Nonostante il tono è faticoso da leggere, troppo "compatto", paragrafi che si susseguono quasi senza soluzione di identità, non si è proprio invogliati alla lettura. Se il testo fosse stato impostato meglio, sarebbe stata una lettura godibile, notizie accurate, note a piè di pagina e ricca bibliografia alla fine, ma bocciato proprio per la compattezza
GIANNA MASOERO