< NoCity. Paura e democrazia nell’età globale di  Antonio Martone (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di NoCity raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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L’analizzare il concetto di libertà a seguito della pandemia è molto importante, perchè è un aspetto che in molti hanno sempre dato per scontato non capendone magari la portata. Nel complesso il libro risulta gradevole, mai banale e molto riflessivo.

Francesco Falleti

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Interessante saggio sulla vita moderna, capace di agganciare il lettore in quanto, quest’ultimo, non può fare a meno di ritrovarsi nelle parole dell’autore.
Apre tanti spunti di riflessione sulle nostre quotidianità lasciando l’amaro in bocca: è come se le parole lette alzassero il velo che la società ha posto dinanzi ai nostri occhi.
La presenza di richiami costanti a fonti esterne e autorevoli, dà la possibilità di approfondire le tematiche affrontate.
Lettura scorrevole, piacevole e interessante.

Corinna Di Rubba

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Ho fatto fatica a leggerlo.

Ornella Tadè

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La Ecity è una società lustra e scintillante, moderna e all’avanguardia, un vero paradiso in cui tutti dovrebbero avere un posto in cui vivere. Tuttavia è solo apparenza. Esiste un lato oscuro, il cuore della Ecity, la Nocity, un luogo dominato dalla paura e dal terrore, dove l’uomo ha paura di perdere il suo dominio sulla natura, e quindi la distrugge, ha paura di perdere il suo potere sugli altri uomini e quindi dà vita a guerre sanguinose, ha paura di perdere il suo posto nel mondo e non accetta di aiutare altre persone che un posto nel mondo ormai non ce l’hanno più. L’unico modo per uscire da questo incubo è che l’uomo capisca che non è al centro dell’ universo e che impari a convivere con ciò che gli sta intorno, con la natura e con le persone. Le culture diverse possono essere un arricchimento e nella vita non si smette mai di imparare.

Giada Caparrotta

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Il saggio di Martone è un’analisi lucida e impietosa della società moderna dominata da una visione neoliberista e delle tragiche conseguenze di un capitalismo predatorio che ha creato enormi disuguaglianze sociali, economiche e culturali.
La retorica neoliberista ha presentato la flessibilità come libertà ma, in realtà, essa non è nient’altro che precarietà e ricattabilità, e il peso sempre maggiore della tecnica ha condotto ad una sorta di alienazione che neppure Marx avrebbe sospettato.
Il vero nodo della questione è nel taglio sempre più profondo operato tra il singolo e quel patrimonio di memorie storiche, culturali, di saperi che può rappresentare un argine alla deriva della rete e dei social che ci spingono in “un presente sospeso” in cui “si assume il virtuale come una vera dimensione del reale”. In effetti, l’uomo moderno non sembra avere più alcuna connessione con l’umanità che lo ha preceduto.
Ci troviamo davanti ad un’umanità fatta di individualisti che, come sintetizza bene Galimberti “non sa più cosa è buono, che cosa è giusto, che cosa è vero, che cosa è bello, che cosa è santo, ma solo cosa è utile”.
Il mercato globale sfrutta le insicurezze, le debolezze e le dipendenze delle persone depauperando l’ambiente e alterando, forse in maniera irreversibile, il rapporto uomo-natura: “spazzatura, la nostra età verrà ricordata per la sua immane capacità di produrre spazzatura: comune, tossica, nucleare, culturale”.
E’ in questo panorama sconfortante che si staglia, secondo Martone, il profilo della NoCity del degrado, della paura, della mancanza di libertà come rovescio ideale della ECity, la città elettronica.
Tra le proposte di Martone per uscire da questa situazione è l’invito a comprendere che la tecnica è un mezzo e non il sovrano dell’economia e a puntare a una tripla trascendenza: verso l’interiorità della soggettività, verso la comunità e verso l’ambiente naturale che dovrebbe essere percepito come il luogo senza il quale anche le comunità che vi si sviluppano perdono di senso.
Possiamo augurarci con Martone che questa sia la strada da percorrere, insieme ad una rivalutazione di una scienza liberata dai rischi di un uso ideologico e all’abbandono di un sapere sempre più specializzato che impedisce una visione d’insieme. Ma, alla base di tutto, sta “la custodia delle proprie radici, della propria appartenenza e della propria memoria”, dimenticarle sarebbe un errore fatale.

BENIAMINA VIOLA

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Leggere libri di saggistica, porta a conoscenza tante di quelle cose che magari uno lontanamente non s’immagina, eppure ci sono biblioteche che non li vogliono nemmeno in dono, perché la maggior parte di chi frequenta le biblioteche richiede solo romanzi, ne saggi, ne poesie, forse perché vogliono evadere e non concentrarsi in letture più intrinseche, non sanno quante cose si perdono.
Tutto ciò lo conferma Antonio Martone nel suo saggio NoCity riportando una citazione di G. Roncaglia “Leggere un libro diventa un’azione – letteralmente – troppo impegnativa: richiede risorse di tempo e di attenzione… ”.
Ho iniziato a leggere NoCity, un libro profetico quando afferma: “A quanto pare, l’illusione illuministica di un progresso illimitato è finita. Le guerre contemporanee sono conflitti combattuti dai nostri stessi vicini. Si tratta di guerre fra fanatici poste in essere, in nome e per conto dell’ideologia, da individui che indossano l’uniforme della libertà”.
Un libro tutto da sottolineare, che affronta argomenti come le migrazioni, i cambiamenti climatici, i problemi pressanti dell’ecologia, insomma un manuale da consultare e rileggere continuamente.
Martone, dedica anche due capitoli alla libertà, L’ideologia della libertà e nuove paure, Le im/possibilità della libertà, forse perché l’assalto alle nostre libertà è sempre esistito e continuerà ad esistere, malgrado “L’uomo ama naturalmente la libertà ma può anche considerarla un fardello troppo grande.”, ma “Difendere la libertà è necessario e possibile così come la custodia delle proprie radici, della propria appartenenza e della propria memoria. Senza una propria dotazione culturale, non vi può essere alcuna comunicazione con l’Altro che non sia un mero scambio basato sul prezzo. Se tutto ciò, oggi, è minacciato, bisogna trovare il coraggio di fare ciò che gli uomini liberi non possono esimersi dal fare quando la libertà è in pericolo, ossia combattere.” Perchè continuare a ricercare la libertà quella più alta, è il nostro impegno, magari attraverso la nostra forza interiore e la profonda verità che ognuno di noi possiede nella coscienza, perchè “La democrazia è tanto più forte quanto più autonomi e liberi sono i soggetti che le danno vita.”
Un volume che senza alcun dubbio affronta diverse problematiche, utili da conoscere, da consigliarne la lettura, perché “La vita, senza una meta, è vagabondaggio.”

Vito Mauro

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Un libro davvero cupo, ma anch’esso decisamente interessante e molto utile per riflettere sulla realtà che ci circonda e per svelarla.
Molto valido quindi, avrebbe meritato il voto, ma purtroppo l’altra proposta mi ha coinvolto molto di più!

Antonella Fagherazzi

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Argomento interessante, ma non possiedo gli strumenti per una adeguata comprensione.

Lucia P.

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Malgrado in certi passaggi l’autore si compiaccia un po’, insistendo su prospettive distopiche, questo è un libro che ho sottolineato in più punti, un libro che mi ha stimolato riflessioni. Spesso mi sembrava che mettesse a fuoco idee che in realtà sono anche le mie, ma che, come spesso accade, non ero in grado di elaborare in modo chiaro. Non è poco, davvero.

Francesco Rossetti