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Bel libro, dai contenuti veritieri e con indagini statistiche puntuali. Fa riflettere su una realtà oramai molto diffusa e che presenta molte criticità. Scrittura chiara e testimonianze che ci fanno conoscere situazioni che forse non immaginavamo.
Fabrizia Capodacqua
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Un libro denuncia denso e intenso che ci costringe a guardarci da vicino. Non ci sono persone buone o persone cattive, tutti possono essere l’uno e l’altro nel corso della propria esistenza. Tutti noi, in fondo, fatichiamo a pensare di rinunciare a servizi che ormai riteniamo essenziali, dietro i quali si nasconde uno sfruttamento molto pesante e pervasivo. Scritto bene, alterna fonti bibliografiche e a storie di vita, esempi concreti. un libro che aiuta ad essere più consapevoli di certi ingranaggi che schiavizzano e inferiorizzano esseri umani. Un’ottima e chiara, quanto allarmante fotografia.
Loretta Gallon
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La narrazione s’impone prepotentemente fin dall’inizio per impatto emotivo e/o forza della voce e/o capacità di suscitare curiosità, costringendo il lettore ad addentrarsi senza scampo nel mondo raccontato dall’autrice. Punti di forza sono dati dalla padronanza dell’argomento, dall’esemplificazione reiterarta. Il testo suscita profonde riflessioni.
Chiara Mule’
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inchiesta documentata sul caporalato ed il lavoro in sub appalto che individuano oggi nuove (o forse solo rinnovate) forme di sfruttamento. Modalita’ che sono agevolate anche dai ns comportamenti di consumatori. Oltre alla denuncia del caporalato e della diffusione del subappalto ed al raccolta di casi emblematici l’autrice ci induce a riflettere profondamente sui ns comportamenti che, in fondo, alimentano queste ingiustizie.
massimo vianello
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Il libro di Valentina Furlanetto è una approfondita e documentata indagine sull’utilizzo dei migranti nel mondo del lavoro non solo italiano ma anche europeo. Con esempi riferiti a casi specifici il libro spazia dai lavoratori dei macelli alle badanti, dai fattorini agli operatori sanitari, dalle donne delle pulizie agli allevatori sikh, dagli spaccapietre cinesi agli operai bengalesi dei cantieri navali e ai riders che portano il cibo su ordinazione e definisce un quadro che bene o male tutti conosciamo ma che preferiamo dimenticare o mettere a lato della nostra coscienza. Da una parte la necessità delle aziende di competere a livello internazionale nei mercati, dall’altra la rivoluzione digitale, dall’altra ancora la possibilità di usufruire di servizi e merci a prezzi minori conducono a forme di para-schavismo spesso legalizzato attraverso i diffusissimi contratti di subappalto (a cui corrisponde la riduzione dei lavoratori direttamente assunti dalle aziende) assegnati frequentemente a cooperative che mascherano sotto questa forma associativa rapporti di sfruttamento e di caporalato. In questo meccanismo estremamente competitivo chi non ha diritti, chi non ha cittadinanza, è lo sfruttato ideale, perché è un cittadino di serie B che non può rivendicare nulla. Situazione è emersa in tutta la sua drammaticità durante l’emergenza Covid, dove questi lavoratori si sono trovati senza lavoro, senza rimborsi e sussidi, senza tutele contro il virus. Lo sfruttamento del lavoro sottopagato è un vantaggio per tutti: dei “padroni” ma anche dei consumatori, di chi si oppone agli sbarchi ma poi assume manovalanza in nero, di chi sostiene idee progressiste ma poi usufruisce di servizi e prodotti sottocosto.
L’autrice ricorda che questo status non è presente solo in Italia, ma si ritrova anche in altri paesi dell’Europa (ad esempio i macelli in Germania), mentre la PAC distribuisce miliardi di euro agli agricoltori europei senza richiedere in cambio il rispetto delle norme sul lavoro (occorre in questo caso attendere la prossima applicazione a partire dal 2023 dove verrà inserita la condizionalità sociale il cui rispetto sarà necessario per ricevere gli aiuti).
Il libro è ben scritto, si legge bene senza intoppi. Le storie e le testimonianze sono sempre ben documentate, con riferimenti precisi nelle note alle fonti utilizzate quali studi, inchieste, articoli di giornali e libri.
Da leggere.
Pierguido Fiorina
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È un’inchiesta di taglio giornalistico, molto documentata, sulle varie forme di sfruttamento del lavoro, in massima parte a danno di persone immigrate, in atto nel nostro Paese. Una situazione di cui (per la maggior parte dei casi) ci avvantaggiamo tutti, ma conculca i diritti umani di troppe persone rendendole di fatto schiave e creando un sottofondo di illegalità destinato a lungo termine a minare le fondamenta della convivenza civile. Si esce dalla lettura parecchio sconfortati, anche se la ricchezza della documentazione dipinge un quadro inoppugnabile che renderebbe agevole, qualora la politica lo volesse, una serie di interventi legislativi per sanare tante situazioni inaccettabili.
Roberto Falciola
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Forse tutti siamo schiavi e schiavisti allo stesso tempo e nello stesso modo. Ognuno impegnato a migliorare la propria posizione o a difenderla per non essere spazzato via dalla zona di conforto. Chi non ha o ritiene di non avere alcun conforto, cerca fino a morire di conquistarlo. Il dramma è che tutti guardiamo il mondo con lo stesso sguardo, facciamo tutti lo stesso sogno. Mark Fisher direbbe con "realismo capitalista". Ma forse c’è un’altra possibilità e non basta denunciare l’orrore. C’è chi è l’oppressore e chi è oppresso, in questa marmellata gelatinosa che sono la globalizzazione e il turbo-capitalismo. Non conta che tutte le posizioni siano fungibili. E’ necessario combattere per cambiare le regole del gioco.
Il libro, destreggiandosi fra "l’oggettività" dell’inchiesta e la necessaria pietas, racconta l’inferno dei penultimi, che sognano di farcela. Gli ultimi non ce l’hanno fatta.
Manlio Grimaldi
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É un dossier completo di tanti casi di lavoro in nero, sommerso e senza garanzie di cui si legge sui giornali nelle pagine di cronaca, quasi mai nelle pagine dedicate all’ economia. Questo saggio racconta diversi casi, ma soprattutto cerca di interpretarli in un’ ottica micro e macroeconomica e di portarne a conoscenza le ricadute sul mercato del lavoro italiano.
Angela Lambri
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Proprio così, siamo noi gli Schiavisti e sentirselo dire, ripeterselo ogni sera prima di andare a letto non fa che bene. Perché le nostre azioni hanno un peso, le nostre scelte un valore, i nostri acquisti e la soddisfazione dei nostri bisogni un’inevitabile ricaduta sull’economia e sul Pianeta. Non è retorica e non c’è da crocifiggersi. Semplicemente è bene essere informati, forse è l’unica cosa che possiamo fare. Valentina Furlanetto sceglie le testimonianze di chi fa parte di un meccanismo malato che non riusciamo a fermare e risanare, siamo entrati tutti in questo meccanismo e ormai ne facciamo parte. Andrew ha 28 anni, è nato in Nigeria, e lavora in un mattatoio in Italia, come esterno però, come fattorino, con turni massacranti e uno stipendio da fame. Manuela ha 52 anni, fa la badante per 1.000 euro scarsi, è arrivata in Italia vittima di un racket. D’altra parte il fenomeno delle badanti è un affare tutto italiano, generato da un bug della nostro sistema sanitario. E ancora fattorini, infermieri, colf, sikh che raccolgono frutta e verdura e vivono in dieci in un container perché noi si possa comprare un’anguria a pochi euro. Siamo sicuri che questo è il mondo che vogliamo? Il futuro per le nuove generazioni? Siamo sicuri che non si possa fermare questo meccanismo malato, domandandosi come mai la carne costa così poco o la frutta e la verdura? Rispettare il lavoro di tutti, coltivatori, fattorini, badanti e colf potrebbe essere un inizio. Aprire gli occhi su queste realtà è un primo passo anche se come dice l’autrice “nonostante sia ormai chiaro dove bisognerebbe scardinare il meccanismo, nessuno ha la voglia o la forza politica per farlo”. Possiamo iniziare tutti nel nostro piccolo a invertire la rotta, perché leggere queste storie nel XXI secolo è un fallimento per tutti.
Flavia Fiocchi
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Un libro che apre uno squarcio sullo sfruttamento del lavoro di cui tutti più o meno consapevolmente ne facciamo parte sia come datori di lavoro che come acquirenti di beni o servizi a prezzi stracciati. L’autrice affronta le condizioni di macellai, badanti, rider, addetti alle OOSS, fattorini, addetti alle pulizie, braccianti, lavoratori nelle cave di pietra, ridotti ad una sorta di moderni schiavi sottoposti a ritmi disumani, senza contratto di lavoro, con salari al di sotto del livello di sussistenza e in assenza del rispetto dei protocolli di sicurezza. Le poche leggi che ci sono in materia non vengono rispettate perché mancano i controlli o si finge di non vedere, le organizzazioni sindacali sono assenti, la connivenza la fa da padrone, manca da parte dei lavoratori la consapevolezza dei loro diritti. Le cooperative che subappaltano si moltiplicano ma chi vi lavora sotto le mentite spoglie di socio, è ridotto a schiavitù. Certamente la soluzione del problema non è togliere il lavoro ma credo che una giusta retribuzione e il riconoscimento dei loro diritti non debba essere negato. Le testimonianze delle condizioni di vita e di lavoro a cui sono costretti queste persone nella stragrande maggioranza proveniente da paesi stranieri sono inverosimili: venuti in Italia alla ricerca di una vita migliore per sé e per le loro famiglie, devono sopportare turni di lavoro così massacranti da ricorrere agli oppiacei per sopportare il dolore in cambio di pochi spiccioli. Di loro abbiamo bisogno: manca la manodopera e i lavoratori provenienti dall’Europa dell’est, dall’oriente o dall’Africa svolgono quei lavori che nessun italiano vuole fare oppure vedi il caso delle badanti, si occupano dei nostri anziani laddove lo stato latita. Non sarà facile scardinare un meccanismo così radicato, intriso di interessi politici ed economici. A noi spetta una riflessione, una presa di coscienza che ci consenta di essere un po’ meno “complici”.
Monica Rosi