* * *
UnDatoDiFatto
Sconta le diverse velocità dei libri scritti a più mani. Alcuni capitoli sono troppo concettosi, altri scolastici, altri davvero interessanti. Li accomuna l’approccio sistematico teso a dimostrare l’importanza dell’educazione al "dato", della responsabilità nella ricerca e nell’utilizzo del "dato" (inteso nella sua poliedricità di dato scientifico empirico, etc..). Ben consapevoli che non esiste un dato neutro, scevro da condizionamenti ambientali, culturali, sociali, emotivi.
E’ di sconcertante attualità, al di là della pandemia, al di là della guerra.
MARIA STELLA PORRETTO
* * *
Come sopra,
Un Po più scorrevole.
Antonio Bruni
* * *
Il libro, come già indica l’introduzione, parla di tecnologia e dell’affascinante rapporto che lega l’uomo e le macchine. Non è un libro espressamente per adetti ai lavori ma sicuramente per gli amanti della “tecnologia “sarà una vera delizia.
La trattazione strizza l’occhio a due libri che hanno affrontato precedentemente queste tematiche, sebbene fra loro in maniera diversa, (“i bottoni di Napoleone” èla scimmia nuda”) e porta davanti al lettore un mondo di invenzioni e scoperte che ci hanno influenzato nell’ultimo secolo raccontando come si sia arrivati ad oggi attraverso tanta genialità ma anche esperimenti e fatica.
L’autore mostra di essersi molto documentato e preparato nel cercare tutte le informazioni storiche e scientifiche delle varie invenzioni raccontandole in brevi storie avvincenti e curiose.
Si passa dalla invenzione delle macchine per fare il caffè, alla bicicletta, al telecomando e così via…
Fino ad arrivare a proporre ormai una simbiosi fra pensiero umano e macchina che rasenta la fantascienza di “io robot e delle sue leggi” ….
Si legge bene e si vengono a conoscere un sacco di dettagli interessanti sulla tecnologia e sulle macchine di uso comune delle quali poco ci soffermiamo a capire cosa c’è dietro alla loro presenza. Ormai le macchine hanno cambiato e continuano a cambiare non solo il nostro modo di agire ma anche di pensare ed evolvere, vero motori di una evoluzione dell’uomo sapiens… (basta che ne faccia buono uso).
* * *
Ci mostra quello che tutti i giorni abbiamo sotto gli occhi in una luce diversa, con approfondimenti simpatici ed interessanti
Sandras
* * *
Il saggio è strutturato in modo tradizionale e propone al lettore un progetto di lavoro/scrittura che appare subito chiaro nelle motivazioni che lo hanno generato, nel metodo adottato e negli obiettivi che intende perseguire. Una “Premessa” introduttiva rivela anche alcuni aspetti importanti dell’autore: la sua personalità, la sua formazione, la sua professione ma anche, e forse soprattutto, la sua passione per la tecnologia.
E la passione si sente, emerge con evidenza nella trattazione degli argomenti e risulta una componente assai coinvolgente anche laddove il lettore non fosse in accordo con lo scrittore, o manifestasse delle perplessità in merito a conclusioni non sempre condivisibili. L’autore è un fisico che insegna antropologia a studenti di design e che guarda le macchine con gli occhi di un biologo. Dal 2011 ha fondato “il primo FabLab di Milano, un laboratorio che fornisce servizi di digital fabrication e prototipazione rapida per studenti, startup, aziende e liberi professionisti”.
Il saggio si articola in 10 capitoli piuttosto brevi dal titolo rivelatore e che offrono illuminanti esempi di tecnologia, spaziando dalle epoche più remote dell’umanità (“La selce”) ad un presente che contiene molto futuro (“La stampante 3D”).
Infine la “Conclusione” ritorna sulla tesi iniziale confermandola alla luce delle argomentazioni offerte.
La tesi ruota intorno al concetto di umano come frutto della simbiosi tra biologia e tecnologia, tra natura e cultura perché le macchine che usiamo tutti i giorni sono “dispositivi che cambiano radicalmente il nostro modo di essere umani”. Quindi gli “oggetti artificiali meritano più attenzione, perché ci caratterizzano in quanto specie culturale e tecnologica”, così bisognerebbe cominciare a pensare alle tecnologia come a una disciplina umanistica nel senso che ci riguarda profondamente come esseri umani. La parola “dispositivo” fra le molte che potrebbero essere adottate, è consapevolmente scelta perché “mi interessa analizzare come le tecnologie dispongano nuovi comportamenti e nuovi approcci al mondo, ma anche nuovi modi di pensare a noi stessi”.
I capitoli non si limitano a descrivere i dieci dispositivi tecnologici che sono stati selezionati, infatti l’Autore cerca in essi implicazioni filosofiche e antropologiche che almeno accenna, inquadra e propone al lettore in forma di riflessione e interrogativo, senza la pretesa di darne una rappresentazione esauriente né, tanto meno, di risolvere i quesiti che da quelle impl
lina p.
* * *
La scrittura chiara, scorrevole e brillante ma mai stucchevole, le informazioni molto ben documentate ma non pesanti, e soprattutto uno sguardo e una lettura molto originali del mondo e della sua storia rendono a mio parere questo testo un esempio perfetto di come si possa fare divulgazione scientifica in modo coinvolgente ed estremamente piacevole.
Un libro che apre la mente e che sto consigliando a molti amici.
Elisabetta Bondioni
* * *
Questo giro di torneo non mi ha regalato grandi emozioni. Sebbene preferisca questo libro ammetto che non mi è particolarmente piaciuto. La cosa che più non ho apprezzato è stata questa quasi ossessione dell’autore verso l’assunzione "l’uomo è tecnologia", da cui il nome stesso del saggio. Per quanto appassionata del tema non mi ritrovo nel suo ragionamento. In ogni caso premio questo libro per il tema trattato, cioè l’analisi di oggetti che in maniera insospettabile hanno cambiato le nostre vite.
Caterina Cavallone
* * *
Ottimo libro di divulgazione. Ho imparato molto e tratto vari spunti di riflessione.
Luigi Apa
* * *
Libro dichiaratamente a tesi. Fin dal titolo e dal sottotitolo rafforzativo Dieci invenzioni che ci hanno cambiato per sempre. Un libro che neppure prende in considerazione l’idea che altri potrebbero avere differenti opinioni su chi siamo, come lo siamo diventati, dove andiamo. Domande a cui nel libro si risponde sostenendo che noi siamo quelli che padroneggiano il mondo in virtù delle tecnologie che possediamo. Quelli che “la storia premia” perché più abili ad evolversi. E qui il rinvio al darwinismo tecnologico che in realtà non è affatto darwinismo perché è evoluzione mirata e non casuale, molto lamarckiana, economicista, scientista. Di quella scienza positivista su cui molti hanno da ridire. Sostenendo, ad esempio con Latour, che scienza e tecnica hanno fornito gli occidentali di una lingua biforcuta con cui colpire chi occidentale non è. Chi, diversamente dal titolo del libro, non si riconosce nella tecnologia, non è figlio della riv. ind., di una visione della storia talmente positiva da suonare simile alle autocelebrazioni aziendali.
La storia della tecnologia è molto altro, ma nel libro lo si omette : l’inquinamento con ciò che ne consegue, la crisi climatica, le bombe atomiche in grado di distruggere il mondo senza ancora averne individuato un altro migliore. Più banalmente, il fatto che ogni giorno ci sono persone che muoiono di fame.
Sostenere, come si fa, la perfetta ‘sincronia’ fra Sapiens e tecnologia significa omettere molto, forse a partire dal momento in cui si ebbe l’estinzione dei Neanderthal, che poteva servire da spunto per ragionare di tecnologie e gruppi umani non tutti parimenti dotati.
Generalmente, un libro non andrebbe giudicato per ciò che non dice, ma in questo caso le omissioni rischiano di fuorviare il lettore. La narrazione è difatti accattivante e gli esempi sono quelli che tutti possono padroneggiare.
Altri esempi, fra cui occhiali o orologi studiati da C.M. Cipolla, avrebbero aperto a riflessioni diverse essendo invenzioni tecnologiche che, per molti secoli, la società e gli individui non hanno apprezzato, voluto, diffuso, migliorato. Non perché non funzionassero tecnicamente,ma perché socialmente inidonei. . Quando, si scrive che le macchine non sono solo oggetti tecnici ma driver che cambiano il modo di essere umani credo che ci si dimentichi, in buona fede ma gravemente, che tecnica è società in un rapporto complesso che che sfugge a chi tratta di invenzioni , anziché di relazioni con individui, gruppi, società.
Enrico Giannichedda
* * *
Noi siamo tecnologia, sarà che non è un argomento che più di tanto mi interessa, ma l ho trovato noioso, lento.
* * *
Argomento che non mi ha coinvolto. I saggi sono così o li ami o lo odi
Giorgio Berardini
* * *
Questo libro è attuale e dichiarativo di strumenti oggi come già presenti e fondamentali.. Risultato e prodotto e strumento quotidiano frutto dell attività d ingegno necessario strumentale al decorrere vitale.. Racconta varie invenzioni e scoperte che hanno facilitato e comodato le varie epoche e/o evoluzioni umane..
Giuseppe P.
* * *
Ben scritto, ma troppo settoriale.
Claudia
* * *
Libro interessante e pieno di particolari, ma a volte un po’ lento
Daniela Marucci
* * *
Non c’è alcun dubbio che noi siamo quello che siamo in buona parte anche grazie alla tecnologia.
Leggendo questo saggio non ho trovato tutto l’entusiasmo che invece anima l’autore.
Ho trovato alcuni capitoli abbastanza noiosi (il telecomando, il freno) altri dove la storia raccontata era interessante ma niente di più (la macchina del caffè, la penna sfera).
Il capitolo sulla stampante 3D è molto utopistico dove si prefigura un utilizzo della stampante capace di modificare l’economia e il mondo del lavoro senza tener conto che ogni cambiamento ha un lato molto duro.
È vero la lavatrice è una grandissima invenzione, mo solo per le donne.
Questo saggio non mi ha né convinto ne coinvolto.
Anna Maria Villa
* * *
La tecnologia ha un rapporto e influenza nel nostro presente , nel nostro quotidiano che sembra implicito. Non più percepito come novità , una presenza di cui possiamo dosare il suo coinvolgimento nella nostra vita. La tecnologia è diventata indispensabile per le azioni e movimenti umani. Cresce la società all’avanzare della tecnologia che in fondo ci ha raggiunto e superato: corre veloce per un futuro ancora inimmaginabile ma allo stesso tempo è chiave di lettura dell’evoluzione dell’essere umano e della società. Una realtà rassicurante e pregna di scoperte ed è così che Max Temporelli narra, leggero e coinvolgente ,allo stesso tempo sincero e profondamente appassionato.
È protagonista la sua importante ricerca ma quel sentimento che lega Temporelli alla tecnologia, studia , “smonta” in modo minuzioso come da scienziato qual è e ci condivide il racconto ,la nascita e la diffusione di dieci tra le invenzioni più uniche e ricche di particolari degli ultimi tempi.
Un saggio da leggere sicuramente, pone un nuovo punto di vista sulla tecnologia , sui suoi insegnamenti e del cambiamento sociale che ne è conseguito.
Una lettura dettata dalla curiosità che è la principale ragione dell’esistenza delle innovazioni
Maria Federica Rodríguez
* * *
L’Arte Di Legare Le Persone si presenta non tanto come un saggio ma come una specie di diario in cui l’autore, un medico psichiatrico, annota pensieri, esperienze, considerazioni personali sui tanti pazienti che si sono imbattuti nella sua strada.
L’andamento della scrittura è altalenante, scelta, credo, volutamente ricercata dall’autore stesso, se si pensa, o si prova ad immaginare, a come ragiona la mente di un pazzo. Ed è proprio la scrittura il punto di forza del libro.
Siamo di fronte a una lettura moralmente impegnativa, a tratti angosciante, nonostante l’importanza del tema, non sempre accettato e spesso ritenuto marginale dalla società.
Arianna Criscione