< Non sono io tutto di  Alfredo Annicchiarico (LesFlaneurs)

Qui di seguito le recensioni di NonSonoIoTutto raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Il protagonista, un giornalista feelance, affronta un’inchiesta sulla beatificazione della figura del fratello scomparso da qualche anno.
Con una scrittura scorrevole Zeno (nome non a caso scelto per il protagonista), scopre aspetti della personalità del fratello che lo fanno riflettere anche sulle occasioni perdute della sua vita.

MARIA Tassini

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L’autore, che non conoscevo, giostra bene una batteria di personaggi interessanti e che tendono il filo della storia fino alla fine. Mi sarei aspettato un colpo dì scena finale ma, ho lasciato sedimentare il giudizio sulla storia e direi che il finale è in linea con l’incompiutezza della vita del protagonista.

Domenico Occhipinti

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"Non sono io tutto" racconta la storia di Zeno Pavani, reporter freelance che viene assunto da un giornale cattolico per raccogliere informazioni sul processo di beatificazione del fratellastro Leonardo, o Duccio come lo chiama lui. In questa storia, fatta di colpi di scena, forse inaspettati per il protagonista, ma non troppo per il lettore, Zeno si troverà a fare i conti con se stesso e a interrogarsi sul senso della vita, della morte, dell’amore e dell’amicizia.
In una scrittura fluida, ben organizzata e a volte tagliente, lo scrittore analizza con schiettezza la realtà del nostro tempo e porta il lettore a interrogarsi su cosa siano le cose importanti e, soprattutto, le persone importanti nella vita di ciascuno di noi. Fitzgerald scriveva che "le tre del mattino sono l’ora più buia dell’anima", forse, soprattutto in questo periodo di sconvolgimenti le nostre anime vivono tante ore buie, che vanno ad alimentare le nostre paure e le nostre inquietudini. È in queste tenebre che dovremmo riuscire a cogliere quei dettagli che ci permettono di comporre il puzzle della nostra esistenza, quei dettagli che ci permettono di cogliere le mille e intense sfaccettature della bellezza della vita...e per fare ciò dobbiamo solo avere il coraggio di vivere.

Marianna Stati

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L’idea da cui trae origine la trama non mi è dispiaciuta. Così come l’elemento di mistero che poco a poco la connota.
Però lo stile non è uniforme.
Mentre la narrazione scorre piacevole, all’improvviso il lettore si imbatte in uno dei luoghi comuni, a mio avviso, più irritanti, non solo in letteratura: la fidanzata del protagonista, proprietaria di una libreria, di sinistra, e, in quanto "tale" (libraia e di sinistra), abitante in un appartamento arredato in uno stile, presunto, "da libraia - di sinistra".
E questo non è l’unico luogo, davvero, comune, presente.
Avrei forse espresso il mio voto per questo libro se fosse stato meno sofisticato.

Loredana Gatti

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La religione e il denaro. Niente di più facile, niente di più ovvio, soprattutto oggi. Non stupisce e non desta neanche più troppo scalpore conoscere gli “intrallazzi” che ormai il mondo religioso e i suoi rappresentanti stringono con imprenditori, politici, mafiosi, in nome dell’unico dio in cui davvero credono: il Soldo. Annicchiarico parte da qui, da una materia apparentemente banale per costruire un romanzo dove l’unica vera religione che emerge è la ricerca della verità. Il protagonista, Zeno Pavani, ha un animo disincantato, un cinismo esagerato, che pure gli consente di non giudicare quello che scopre sul suo fratellastro, frate ormai morto e in odore di beatificazione. Al contrario, il suo giudizio è feroce nei confronti di chi intende speculare sulla figura di frate Leonardo, che non ha compiuto nessun miracolo in grado di garantirgli l’elezione a beato, ma che in vita è stato semplicemente un uomo, un mortale, animato dagli istinti della carne, dalla passione dei sentimenti. La santità di frate Leonardo sta tutta qui, nella sua dedizione ai più deboli, nella sua bontà, nella sua generosità ed è decisamente confortante pensare che questi sentimenti appartengano ad uomo “comune”, che per esercitarli non sia richiesta alcuna santità.
Ma il libro è anche un viaggio alla scoperta di sé e della propria coscienza per Zeno (e dato il nome non potrebbe essere altrimenti, vien da pensare), delle occasioni perse, dei rimpianti, del tempo che passa implacabile. Alcune pagine sono di scrittura pregevole, amare al giusto grado, nostalgiche a tal punto che anche chi certe emozioni o certi momenti non li ha vissuti riesce comunque a sentirne la mancanza inevitabile.

Jessica Rancati

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Nonostante il delizioso esergo di K. Jerome, e il simpatico uccello, o gufo che sia, in seconda pagina, il romanzo delude le mie aspettative. Mi piacciono sia l’ironia sia la satira, ma la lettura è una cosa seria, e il lettore non va sfruculiato.
Lo stesso titolo, “Non sono io tutto”, si dimostra antitetico: la scena è occupata totalmente dal protagonista, che narra in prima persona, tale Zeno Pavani, giornalista reporter freelance. Si potrebbe dire che Zeno Pavani sia il portiere di una piccola squadra di calcio, il quale fa autogol già nelle prime pagine, quando si rivolge al lettore in un modo che vorrebbe essere spiritoso e ironico, ma che purtroppo, a me non fa ridere. Mi infastidiscono le continue domande retoriche, le parolacce – che, comunque, mi danno fastidio anche nei libri di scrittori più famosi. Trovo eccessive quelle che lo stesso Zeno chiama “divagazioni”, così come pure le descrizioni di azioni quotidiane scontate, che non aggiungono granché alla storia.
Più che un romanzo sembra di leggere un diario personale, in cui l’autore descrive le sue giornate, il lavoro, le amicizie, l’amore, lasciandosi andare di tanto in tanto alle riflessioni più disparate. Oppure, potrebbe essere lo scheletro di una sceneggiatura per una piccola serie TV, data la suddivisione in due parti distinte, e alla luce dei dialoghi ben caratterizzati anche per l’uso del dialetto, romano e napoletano. Le voci, infatti, sono distinguibili e, sicuramente, sullo schermo nessuno farebbe caso alle parolacce o al linguaggio un po’ greve.
È bellissima la descrizione della città di Napoli, e sono commoventi le pagine dedicate all’amico Raffaele, agli sgoccioli della sua vita. Non mancano momenti di poesia, che però cozzano un po’ col cinismo del protagonista – o forse denotano solo la sua sensibilità reale. Condivisibili le opinioni sulla solitudine, sulla presenza del diavolo anche in una faccia d’angelo, che rinviano a studi classici.
Incuriosisce la sensazione di “disallineamento dimensionale”, di cui più volte fa menzione Zeno, ma alla fine non si capisce cosa sia … forse vorrebbe alludere a quel senso di ineffabilità e indicibilità della visione di Dio, di cui parla Dante nel Paradiso ...
Zeno fa l’autogol decisivo nell’ultima pagina, quando dice: “E adesso, alzate pure gli occhi al cielo in segno di liberazione, perché pure questa storia siete riusciti a leggerla sino alla fine.”. Mi dispiace, ma la lettura è qualcosa di bello, da cui non vorresti liberarti mai.

Lucia Finelli

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Non sono io tutto: Il linguaggio a tratti mi è sembrato finto e ammiccante però alcune riflessioni sulla vita e sulla morte sono interessanti. I personaggi sono stati descritti bene e la storia coinvolgente.

Maria Maddalena Springhetti

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Libro divertente

Marco dionisio

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Trama intrigante, il legami che si riallacciano e ti fanno scoprire cose noscoste rimettendo in gioco principi e valori.

Gemma Bontempelli

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Circolo dei lettori
 di Monasterace Marina "M.Arte"
coordinato da Antonio Palmiro Spanò
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Il romanzo non mi e’ piaciuto anche se la trama e’ piuttosto interessante,ben impiantata. Una riflessione sulla vita, sul “ Conformismo abilitante per intorpidire le intelligenze” e ancora “…Siamo una generazione arrivata alla frutta dopo aver sbafato l’impossibile.” pag,154 Dal contenuto forte certamente ma costruito con freddezza e a volte con tono saccente che da fastidio al lettore che quasi invita a lasciare. Insomma un romanzo scritto di penna,pesante, che non trasporta,a volte annoia perche’ prosegue piatto. Da linguaggio giornalistico e dunque freddo senza quel pathos necessario…Voto 0

Palmiro Spanò

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Ho avuto difficolta’ a proseguire.Non mi ha appassionata affatto.

Anna Simonetti

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Interessante,profondo di buona scruttura.

Giorgio Bruzzese

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La lettura non scorre bene, L’ho trovato un po supponente,senza passione quasi a voler dire non me ne fraga un cazzo se non lo leggi.Mi ha dato questa brutta impressione.

Gilio Demasi

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Non solo io Tutto invece parla di un giornalista e del suo lavoro fatto i incontri importanti di sentimenti nascosti e spesso di amori contrastati. Il tutto parte da un articolo da fare che riguarda un prelato parente del giornalista e in odore di Beatificazione su cui si concentrano le ricerche del giornalista.

Vincenzo Raco

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Divertente, come le sue descrizioni e similitudini. Molto carino.

Nunzia Errico

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Ho trovato schiettezza nelle pagine di questo romanzo. Personaggi misteriosi ed quasi spietate riflessioni sulla vita, l’amore e l’ amicizia.

Genni Pasquino

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    Romanzo ricco di contenuti,esposizione lucida e ricercata ma pecca di umilta’e a volte ne esce una scrittura antipatica.Scrive bene,ma non fa per me che cerco altro nella narrativa.

Rosy Riitano

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Che palle! D’estate poi…

Chicco Galmozzi

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272 pagine difficili da leggere senza una sorta di spinta a continuare la lettura.
Storia molto pesante e persa nelle parole, che raccontata in maniera .

Maurizio Fratacci

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Il romanzo di Annicchiarico e’ troppo complicato e non mi ha appassionato affatto. Ma devo ammettere che sa scrivere, anzi e’ intellettualistico, manca l’anima.

Giuseppe Quaranta