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"Nuda la parola che salva" è un libro che alterna immagini forti a brevi poesie che ne ricalcano il contenuto dando al lettore una dualità di intenti ben riuscita e che invoglia ad arrivare fino alla fine.
Greta Frisullo
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Una via Crucis, fatta attraverso parole e immagini: le parole sono quelle del poeta Massimo Bettetini, le immagini quelle rielaborate da Michele Dolz su opere della pittura spagnola del Seicento e rielaborate prima con Photshop, aggredite poi con pigmenti dall’artista stesso.
Le parole sono in versi, una lunga poesia suddivisa in quattordici stazioni, incentrate tutte sulla sofferenza: la sofferenza del Cristo, la sofferenza della Madre, la sofferenza di Simone Cireneo che aiuta a portare la croce, il dolore dei chiodi che penetrano la carne, … la sofferenza di tutta l’umanità.
Si parte dalla condanna di Pilato, per arrivare di stazione in stazione, alle tre cadute di Gesù, a Veronica che asciuga il volto, alla morte e alla deposizione nel sepolcro. Ma è una via Crucis che non si limita alla versione evangelica della storia e si fa interessante per riferimenti letterari (Kafka), storici (l’intolleranza nei confronti delle minoranze), sociali (aborto).
Alla fine, la Parola, quella stessa per la quale tutto è cominciato (il Verbo biblico) e la stessa Parola del titolo, è l’unica strada da percorrere per arrivare alla salvezza. Una verità che mai come oggi, in queste settimane di guerra, è attuale: la parola, intesa più laicamente come dialogo, può essere all’origine della speranza di una rinascita su basi diverse, non più di conflitto, ma di comunicazione, comprensione, tolleranza, amore, …
Igor Tosi
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Questa raccolta poetica di Massimo Bettetini nasce dall’esigenza dell’autore di rispondere alla domanda “Che senso ha cadere se non potrò rialzarmi?” Bettetini fa riferimento alle cadute della tradizione cristiana, quelle di Gesù nella Via Crucis. Ne illustra le varie tappe a significare la difficoltà dell’uomo moderno a confrontarsi con il mistero del Creato il cui unico elemento salvifico è la parola.
Un’opera poetica, per quanto mi riguarda di non facile comprensione ma di cui ho apprezzato la rappresentazione iconografica di Michele Dolz.
Antonella Francesca D’Inzeo
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Non l’ho capito del tutto, devo ammettere. E’ evocativo al limite dell’esagerazione, lo definirei quasi crudo: più andavo avanti con la lettura più mi sentivo frastornata e angosciata. Probabilmente un altro lettore interpretandolo in maniera differente lo avrebbe potuto apprezzare, ma a me ha trasmesso solo un ulteriore senso di sconforto che si è sommato (peraltro in tempo di Pasqua), a ciò che rappresentano le vicende da cui prende spunto.
Federica Marrone
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Una raccolta drammatica di poesie, il filo conduttore è la passione di Cristo, direi che non mi ha emozionato più di tanto, mi ha incuriosito sicuramente la parte dove racconta il dolore della Madre Maria ma di per sé non mi ha dato molto. Le figure non mi sono piaciute, troppo tetre.
Francesca Castaldo
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Non ho apprezzato il volume (è un eufemismo). Onestamente trovo una certa difficoltà anche nel dover giustificare questa opinione; sono infatti indeciso, non so se sia dovuto alla mia concezione di poesia (che non trova riscontro in quella dell’autore e che personalmente, in più passaggi, mi ha portato ad esclamare: "Andare a capo, cambiare l’ordine sintattico delle parole NON È NECESSARIAMENTE POESIA!"; a titolo esemplificativo: "Il tuo soffrire è misura d’amore/l’equazione fatta e rifatta/non tornerà mai./Prenderò quattro in matematica/bocciato cronico e senza lodi." pag.8; "Nelle sue depressioni/
Kafka ha capito poco." pag.11; " Rimbomba il rumore/della carne che si disfa/ai tre chiodi./È come il Big Bang." pag.47), alle "tavole d’arte" (anch’esse, a mio debol parere, discutibili) oppure all’argomento trattato. Ogni anno aumentano le pubblicazioni che parlano, nei modi più disparati, della figura di Gesù (l’anno scorso, ad esempio, è uscito Io sono Gesù di Calaciura, un libro alquanto interessante), tuttavia sono pochissimi quelli in grado di offrirci spunti di riflessione, nuovi o inusitati approcci a questa complessa figura (mi scuso per la banalità dell’esempio, Il vangelo secondo Gesù Cristo di Saramago).
Francesco Iengo