< Oliva Denaro di  Viola Ardone (Einaudi)

Qui di seguito le recensioni di OlivaDenaro raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Ti affezioni ad Oliva, il senso di frustrazione che ti prende all’inizio del racconto perche’ la protagonista sembra affondare in un baratro dal quale non riesce a riemergere lascia un poco alla volta, con grande potenza narrativa, il posto al riscatto ottenuto con il coraggio e pagato duramente. L’autrice riesce con la sua narrazione a trasformare tutto ciò in immagine.

Maria Rosaria Bencivenga

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Oliva Denaro

"La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia, così dice mia madre".
La forza giovanile della protagonista, Oliva, che cresciuta in una Sicilia degli anni ’60, si troverà a combattere sulla propria pelle lo stigma sociale della morale comune. Spicca il racconto dentro la storia: il rapporto con il padre, uomo semplice e silenzioso, che sorregge l’incedere della figlia.
Un libro toccante.

Francesca Pellegrino

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Ho amato molto il desiderio di libertà di questa giovane donna, scalpitante, sotto tutti gli obblighi imposti dall’epoca e dalla cultura patriarcale che affonda le radici in profondità, la dove è impossibile sradicarle. Ogni parola scelta dalla scrittrice è diretta, cruda, un pugno nello stomaco a volte, ma evocativa in altre. Non è un tema troppo originale, ma lo stile con cui viene affrontato è assolutamente azzeccato. Impossibile non ritrovare scorci di infanzia e di ricordi.

Valeria Todisco

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Dell’autrice volevo leggere da tempo "Il treno dei bambini" ma per qualche motivo ho sempre rimandato la lettura ed eccomi oggi ad aver recuperato Olivia Denaro, il suo ultimo lavoro. Ho praticamente consumato un quadernino segnando ogni passaggio fulmineo, atrocemente vero e soprattutto legati ad episodi come, le prime mestruazioni, il rapporto madre/figlia e lei, Olivia: la protagonista. Quello che ho trovato davvero preoccupante è stato notare durante la lettura delle dinamiche ancora attualissime che mi hanno spinta a riflettere con più attenzione circa la situazione femminile oggi e come costantemente ritorni una "certa narrazione" perché mai davvero affrontata, sondata. Retaggi culturali che sono strascichi di un patriarcato duro a morire dapprima nelle menti delle donne stesse. Mi porterò davvero nel cuore questa donna creata dalla penna di Ardone. E non vedo l’ora di recuperare finalmente il suo più celebre.

mariachiara leone

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Circolo dei lettori
di Palermo “Eutropia”
Coordinato da Rosana Rizzo
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Viola Ardone, già apprezzata autrice de “Il treno dei bambini”, costruisce un romanzo delicato e potente su una figura femminile straordinaria.
“Oliva Denaro” è un romanzo che parla di coraggio e di emancipazione nel-la Sicilia contadina degli anni Settanta, è una storia di libertà negate e di re-lazioni intime, di povertà economica e di nobiltà d’animo, di violenze subi-te e di sguardi profondi e delicati in un contesto sociale giudicante e oppri-mente.
Eppure Oliva Denaro è solo apparentemente una storia di abusi e violenze; dalla penna fine di Viola Ardone emerge con forza la storia di un rapporto speciale fra un padre silenzioso e una figlia “nera come il corvo” che sin da bambina avrebbe preferito essere un uomo, avendo sperimentato sulla pro-pria pelle che, in certi contesti, l’essere donna era avvertito come una sorta di tara o menomazione.

Elda Lo Cascio

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lanciano“Ex Libris”
coordinato da Maria Rosaria La Morgia
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Siamo nel 1960 in un paesino della Sicilia, Oliva Denaro ha quindici anni e fin da piccola sa, la madre glielo ripete ossessivamente, che "la femmina è brocca, chi la rompe se la piglia", "La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, anche lì si trova insieme alle altre". Oliva non è una ragazza ribelle, le piace studiare, imparare parole difficili, correre "a scattafiato", copiare di nascosto su un quaderno  i volti delle stelle del cinema, cercare le lumache con il padre, tirare pietre a chi schernisce il suo amico Saro. Non le piace invece l’idea "di avere il marchese", perchè da quel momento in poi queste cose non potrà più farle e dovrà difendersi dai maschi per arrivare intatta al matrimonio. Quando il tacito sistema  di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso, Oliva si ribella, pagando il prezzo di quel no. Nelle quattro parti in cui il libro è diviso la voce dominante è quella di Oliva che ci fa scoprire i conflitti dentro di lei, quanto la fa innervosire la voce della madre, indaffarata a riparare quel che viene rotto e il rapporto speciale con il padre, l’uomo silenzioso del "non lo preferisco" che nel finale si rivela uomo dai forti sentimenti, desideroso di vedere la figlia felice anche se lontana da lui." Quando si va per i campi sconosciuti è meglio essere in due. Se inciampi io ti sorreggo", " Anche dalla terra bruciata dal sale può rinascere la vita". Questa non è solo la storia di Oliva Denaro (anagramma del nome dell’autrice),ma di tutte quelle donne che hanno pensato di non avere scelta, costrette da una legge vergognosa a subire violenze, che non hanno potuto studiare, cresciute nell’ignoranza e con il solo obiettivo del matrimonio. E’ sconfitto chi è vittima di una mentalità antiquata di leggi superate dal tempo e dalla storia. Nessuna donna è fragile: fragile è solo chi è esposto all’ingiustizia senza libertà di scegliere.

Rita Crisanti

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Grandi lettori
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Ho provato in tutti i modi a resistere a questa storia, cercando difetti che mi consentissero un giudizio il più obiettivo possibile, ma niente. Questo è quel tipo di storie che anche quando si deve interrompere la lettura per qualsiasi motivo, non ti abbandona, continua a scavare nell’anima. E il contatto con i personaggi, con tutti i personaggi, diventa personale. C’è poi una storia nella storia, che diventa palese nella quarta parte, ed è il rapporto speciale tra padre e figlia, che permette una ulteriore lettura della vicenda, legando ancora di più il lettore alle vite di Olivia, della famiglia Denaro e di tutto il paese. Vite che sembrano lontane nel tempo, mentre invece erano tali solo pochi anni fa, e questo rende il libro consigliato anche ai giovani. Un ulteriore bonus: la descrizione della violenza è fatta evitando descrizioni e particolari scabrosi, come invece purtroppo spesso accade per attirare certo pubblico, e che secondo me avrebbe svilito il racconto.

Rosangela Usai

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Far parlare in prima persona Oliva Denaro trasporta il lettore dentro i suoi occhi, e ti coinvolge. Ti fa vedere i suoi genitori,  come cambiano loro e come cambia il suo modo di vederli; il piccolo mondo di paese con i suoi personaggi più che verosimili, e ti fa stare dentro il conflitto, sempre sottotraccia, nel ribellarsi a una tradizione che addolora ma alla quale comunque si appartiene: quasi il sentirsi in torto per il dover prendere nuove strade. Non c’è nessuna semplificazione: non si racconta di eroiche  e trionfali sicurezze, ma di un percorso personale e familiare pagato caro. Solo nell’epilogo la voce narrante diventa quella del padre, sottolineando che il tempo e  i fatti hanno portato pacificazione.

Anna Mazzoleni

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Carpi “I docenti del Liceo Manfredo Fanti”
coordinato da Chiara Francia
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Il libro di Viola Ardone è una macchina del tempo che già dalle prime pagine ci riporta negli anni ’60 in una Sicilia tradizionalista, raccontandoci una storia tanto pura e semplice quanto particolare.
L’Italia che ci presenta è quella basata sull’ onore e le tradizioni, quella vecchia dentro, sbagliata ma accettata con paura ed omertà.
La voce di una ragazza che diventa donna spicca uscendo dal nido e distinguendosi da tutto quello che da sempre aveva conosciuto.
Olivia, quasi in un dialogo con se stessa parla di sé, dei suoi rapporti, del suo desiderio di studiare, di vivere e non semplicemente sopravvivere come una marionetta nelle mani del passato.
Le sue emozioni, che negli ultimi capitoli si legano a quelle del padre mettono a nudo la sua anima e senza barriere riescono ad emozionare colmando parte di quei vuoti lasciati tra le pagine.
Olivia Denaro è un romanzo scorrevole e bilanciato ma è soprattutto una persona che ha tanto da raccontare.

Elisa Maria Posenato

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Sicilia, anni sessanta. Una ragazzina,  supportata dal padre e da una amica, con paura e tanto coraggio, si ribella alle regole opprimenti e maschiliste della sua terra.
Storia vera,  intensa, che coinvolge emotivamente il lettore dall’inizio alla fine.

Elisabetta Cassiani

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Oliva è un personaggio profondo, anche quando è ancora piccola, non perde credibilità anzi catalizza l’attenzione del lettore in modo sempre più incisivo. La storia, che non è solo quella di Oliva o di Franca Viola, ma quella di ragazze del sud forzate a crescere e a soccombere, è potente, ben orchestrata con un equilibrio intelligente tra la prima e la seconda parte; in questa, il legame fortissimo col padre diventa lirico e fa riflettere sul valore emotivo dei silenzi. Gli altri familiari di Oliva, apparentemente monolitici e retrivi, grazie a lei escono dalla palude in cui sono inizialmente immersi per rivelarsi necessari ingranaggi della vicenda. La scrittura è precisa, attenta, rispettosa dei profondi sentimenti dei personaggi.

Ilenia Bonini

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In questa storia ambientata negli anni Sessanta, ma con un monito anche ai giorni nostri, vediamo l’evolversi di una ragazzina nell’ambiente chiuso e patriarcale di un paese del sud Italia, in cui vigono le leggi del pudore, del rosario, della vergogna. Oliva scopre l’importanza delle parole e dello studio, le uniche possibilità e l’unica salvezza per una donna, si rende conto che soltanto la lettura, la cultura, il latino potranno far sì che crescendo non venga considerata soltanto come una brocca “che chi la rompe se la piglia”, destino delle donne del suo paese. Storia semplice e avvincente in uno stile equilibrato ed elegante, che però sembra scritta quasi a tavolino per toccare le corde giuste, dosando bene emozione, bisogno di giustizia, sentimento di rivalsa.

Alessandra Burzacchini

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Oliva Denaro è bel libro, molto ben scritto, anche se ti fa indignare, anche se provoca la tua rabbia, anche se per tutta la lettura non sei d’accordo e ti chiedi come sia possibile. E’ il 1960  e siamo a Martorana, un  piccolo, misero e depresso paesino della  provincia rurale siciliana dove il termine “femmina” non è indicativo di genere, ma di ruolo, e dove, purtroppo, femminile non è mai singolare. La donna ha una collocazione sociale inferiore e sottomessa alla padronanza maschile. L’uomo non è un pari, un compagno, un marito, un padre, un fratello, è un padrone, è superiore, può prendere quando desidera e poi, magnanimamente, “riparare”.  Il personaggio più assurdo e gretto del romanzo è la madre di Oliva che fin da quando è piccola le ripete ossessivamente che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Ma se qualche femmina decide di non voler essere “riparata”, di restare “una brocca rotta” cosa succede? La risposta ce la dà la storia di Olivia, un’adolescente a cui piace studiare e imparare parole difficili, correre «a scattafiato», copiare di nascosto su un quaderno i volti delle stelle del cinema, anche se i film non può andare a vederli, perché «fanno venire i grilli per la testa», come dice sempre la madre. Il titolo cita semplicemente il nome della protagonista, facendoci subito capire che il centro della storia é il racconto della sua vita, quella di una giovane donna che si rivela presto ferma, coraggiosa e piena di dignità. L’interesse per l’universo femminile proprio dell’Ardone fa sì che intorno ad Oliva vi siano anche molte altre donne, dalla sfortunata sorella Fortunata alla più libera Liliana, alla meravigliosa maestra Rosaria, vittima pure lei della grettezza del paese, il cui ricordo consolatorio soccorre Oliva: tutte, anche quelle asservite alla mentalità dominante opressiva, nell’insieme costituiscono una sorta di coro greco alla narrazione principale.
Ma Oliva, un’adolescente costretta a convincersi che il massimo che le è consentito è esprimere una predilezione, una preferenza, dichiarando in segreto ed esclusivamente a sé stessa di essere “favorevole” o “non favorevole” a qualcosa, riesce a ribellarsi alle consuetudini barbare di quel mondo e oppone il proprio diritto di scelta. Tanto quanto la madre é una figura negativa nel suo totale asservimento alla mentalità del paese, il silenzioso padre di Oliva, invece, che la lascia decidere, è una delle figure maschili più toccanti della recente narrativa italiana. Molto azzeccata la scelta di condurre la narrazione in prima persona in uno stile descrittivo che ci fa entrare nel personaggio, rendendoci sempre chiaro cosa Oliva pensa e cosa desidera, le sue emozioni, le sue paure, le incertezze ed i faticosi distinguo. Il libro è bello, ma duro e la lettura una sorta di pugno nello stomaco che a volte non desideri continuare a ricevere.

Donatella Amadei

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E’ difficile leggere questo libro, la storia è molto dura, desolante addirittura. Olivia, la protagonista, vive in una casa e in un paese in cui per la donna non c’è libertà, è una piccola prigioniera, succube della mentalità retrograda di un paesino siciliano degli anni 60 e soprattutto di sua madre che ha paura del giudizio dei compaesani. Questa situazione peggiorerà quando un prepotente mette i suoi occhi da predatore su Olivia sedicenne. Da quello che succederà poi vediamo che la protagonista e la sua famiglia sono indifesi rispetto alle ingiustizie della vita. Questa sofferenza, però, unirà la famigliola fino a farla andare completamente controcorrente, tanto che, nel momento più angoscioso, c’è un piccolo barlume di speranza, Olivia e i suoi genitori (con un piccolo aiuto esterno) combatteranno contro il sopruso, ma la speranza del lettore viene delusa, Olivia non riceverà giustizia. Viola Ardone per questo racconto ha preso spunto dalla storia vera di Franca Viola, una ragazza rapita e violentata che si rifiutò di sposare il suo aggressore e che lo trascinò in tribunale. La cosa che amareggia un po’ di questo libro è che nella storia vera la protagonista ricevette giustizia, il suo aggressore venne condannato, lei ebbe dei riconoscimenti sociali, si sposò con il suo amico d’infanzia ed ebbe dei figli. Tutto questo nel racconto ci viene tolto, sembra quasi che l’autrice abbia paura di vanificare con una lieve nota positiva, la grande sofferenza della protagonista. Piccola redenzione finale, anche Olivia Denaro sposerà dopo vari anni di sofferenza e solitudine il suo amico d’infanzia e anche grazie alla sua storia si faranno dei passi in avanti sui diritti delle donne.


Raffaela Cardo

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Una lettura splendida, dolorosa e potente. Il dolore e l’impotenza di essere nata femmina attraversano tutto il romanzo e lasciano il lettore con i pugni chiusi per tutto il tempo. Poi le mani si distendono e diventano applausi. Io sono favorevole ad Oliva Denaro.

Chiara Lugli

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Storia profonda e coinvolgente. Oliva Denaro e una ragazzina minuta ma forte, cresciuta secondo la regola  «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia»che si oppone al sistema che la costringe a sposarsi dopo aver subito una violenza pagando sulla propria pelle le sue scelte.

Cristina Cassiani

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Olivia Denaro libro piacevole , uno spaccato del ruolo riservato alla donna nella Sicilia di altri tempi.

Alessandra Allegritti

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Oliva Denaro di Viola Ardone è una lettura molto coinvolgente sia dal punto di vista narrativo che emotivo. Strutturato come uno romanzo di formazione, la protagonista diventa adulta e costruisce se stessa scontrandosi e attraversando pregiudizi, violenza e consuetudini ataviche: la scrittrice non si abbandona mai in indugi retorici né per rappresentare il coraggio, né le paure della giovane. Mi sono scoperta immaginandomi di incoraggiare la piccola Oliva a non abbandonare la scuola, a frequentare le riunioni di Antonino Calò, a coltivare l’amicizia con Liliana e a cedere ai suoi inviti. L’episodio di Viola ancora adolescente che cambia strada e raggiunge il commissariato con la famiglia è uno dei più suggestivi dell’intero romanzo; il tacco rotto è una sofisticata metafora di tutto ciò che non può più reggere nel modello culturale e sociale descritto nel romanzo. Il dialogo finale, ancora ambientato in pasticceria, contiene un proclama di libertà che tutte noi, ancora oggi, dobbiamo tenere chiaro in mente.
Nella sua curatissima resa narrativa, non mancano le citazioni colte, i modelli letterari (come la Lucia di Manzoni pure ricordata dalla protagonista), ma non sfuggirà neppure il confronto con le “amiche geniali” di Elena Ferrante: in Ardone le descrizioni sono meno ruvide seppure affatto idealizzate, tuttavia vi sono declinazioni affini degli stessi archetipi come quello della madre.
Dal punto di vista stilistico, il romanzo risulta un congegno ben strutturato e anche nella variazione finale, con l’alternanza delle voci narranti come in un dialogo tra padre e figlia con la ripresa della battuta che funge da elemento di raccordo tra i due, si compie la maturazione della protagonista e l’affermazione di una nuova consapevolezza.

Silvia Vantaggiato

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Breve premessa. Questa è la prima volta in cui ho avuto grossa difficoltà a scegliere un Il libro non è solo la storia della protagonista, Oliva Denaro è una storia collettiva delle donne che hanno lottato contro il mondo patriarcale. È anche una storia dell’amore e le sue contraddizione e la sua forza salvifica, tra genitori e figli ma anche tra amici e amiche. “se tu inciampi, io ti sorreggo” dice il padre e questa frase rappresenta il supporto necessario perché l’individuo possa ricercare, nonostante tutto, il proprio fine.

Marina Falbo

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Esisteva un tempo in cui lo stupro era reato contro la morale e non contro la persona e in cui, al Sud, le ’fuitine’, anche non consensuali, erano risolte da matrimoni ’riparatori’. Poi arrivò Franca Viola. E di Viola è anagramma Oliva, una ragazza romantica di umile famiglia che vive in Sicilia. Sogna un riscatto attraverso i libri che ama così tanto e ha un’amica ribelle e comunista. Un giorno arriva Lui, bello e dannato, se ne incapriccia e la fa rapire. Oliva precipita nel peggiore degli incubi ma, sostenuta dal padre, troverà il coraggio di fare denuncia. Un romanzo crudo ma carico di speranza, che riflette su vergogne ancora troppo recenti.


Lucia Romizzi

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Il romanzo si snoda attraverso una serie di vicende che coinvolgono una tipica famiglia  siciliana, inserita nel contesto di un piccolo paese di provincia, con i pregiudizi e le tipiche forme di preconcetti sul rapporto maschio femmina.  Si dall’inizio, è chiaro l’assunto base del romanzo:  far crescere ed educare una figlia o un figlio è cosa ben diversa, perché saranno diverse le opportunità di crescita, in una società maschilista e retrograda.
Crescere insieme ad un fratello e capire che le prospettive e le possibilità sono diverse, perché nella mentalità di una madre si è diversi, questo è l’insegnamento che Oliva ha dovuto apprendere sin da piccola. Maschio e femmina non posso fare le stesse cose. Un libro che, attraverso la storia di Olivia delle sue ansie, dei suoi desideri, delle sue sconfitte riesce a  descrivere il cambiamento delle opportunità di vita delle donne in Italia, attraverso le lotte per la conquista dei diritti e la realizzazione dell’autonomia. Il lettore resta coinvolto dalla vita dei personaggi e desideroso di ricercare una sorta di riscatto. Il senso di giustizia , la ricerca di una propria identità di genere, al di là dei condizionamenti familiari e sociali, diventa il leitmotiv  che guida il lettore attraverso le vicende dei protagonisti. La vera autonomia si conquista solo con il lavoro e l’indipendenza economica che costituirà la base per la crescita personale nella ricerca della propria identità.

Milena Sanzaro

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Il mio libro preferito è
Oliva Denaro (Viola Ardone)


Recensione libro
Oliva Denaro (Viola Ardone)

Un libro che si fa leggere tutto di un fiato. Viola Ardone ci descrive uno spaccato di storia tutta al femminile. Una storia di dolore ma anche di riscatto. Una donna apparentemente fragile, che nel corso del libro si dimostra forte, intelligente, volitiva e desiderosa di liberarsi e salvarsi dai soprusi subiti da parte degli uomini e della società dell’epoca. Una società gretta, maldicente che bada solo all’apparenza, che sia buona o cattiva non importa, basta che si mantenga fede all’onorabilita’. Il rapporto con il padre è descritto con grande sensibilità e delicatezza. Un uomo all’avanguardia per l’epoca. Un padre che instaura un rapporto speciale con la figlia. È un uomo di poche parole ma di un profondo amore per il bene e per il futuro della figlia. Un rapporto fatto di sguardi, complicità nelle piccole cose tra la natura incontaminata della Sicilia. Il libro di Viola Ardone va letto con sentimento e trasporto,  lasciandosi condurre in una parte della nostra storia non così lontana.

Monica Bellante

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Circolo dei lettori
di Castano Primo “Biblioteca comunale”
coordinato da Paola Lauritano e Maria Rosa Gambacorta
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Una storia che sia negli argomenti trattati che nell’ambientazione manca di originalità, un peccato perché nell’insieme appassiona.


Giovanna Brevi

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E’ la storia di Oliva, una bimba di 9 anni che vive in un paesino agricolo dell’entroterra della Sicilia; vivrà la vergogna di chi subisce un abuso.
Il padre è controcorrente e l’appoggia nelle sue scelte, ma lei non sa cosa scegliere, ci vorrà tempo e fatica per uscire dal ruolo di “femmina” in una società maschilista patriarcale
E’ un libro ben scritto, piacevole da leggere che ci ricorda quanta fatica e coraggio sono occorsi per conquistare la libertà di essere ”Donne e quindi persone”; solo nel 1981 è stato abolito il matrimonio riparatore e il delitto d’onore dal codice penale italiano e solo nel 1996 lo stupro è diventato reato contro la persona.

Angela Furci

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Martorana – Sicilia 1960 “io non sono una brocca, che, chi la rompe, se la piglia. Le femmene, devono camminare rasente il muro, occhi bassi…chi non si comporta così è una sbrigugnata” In sintesi il significato di un romanzo realistico per una ragazza di 15 anni, figlia di Amalia e Salvo Denaro. Lei è seria, gli uomini la guardano, specie Paternò, il proprietario della pasticceria, che sembra un attore, ma non si presenta in casa. I genitori perciò pensano di sposarla a chicchessia, per salvare l’onore, il giovane allora la rapisce, tentando la fuitina per sposarla. La violenta, lei si ribella, la lascia rinchiusa e senza cibo. Non ottenendo giustizia dai Carabinieri, aiutata da un attivista di “Donne italiane”, ottiene udienza in tribunale dove il giovane verrà punito solo per il rapimento. Finalmente, dopo l’episodio di Franca Viola, è varata la legge 544 e 587, le donne ora sono tutelate! Oggi infatti ci sono: la droga per lo stupro, donne sfigurate dall’acido o fatte a pezzi. Sono forse esauriti i gentiluomini?

Maria Grazia Arpisella

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Il romanzo racconta la storia di Olivia Denaro, una ragazzina del sud che, suo malgrado, si oppone alle leggi e alle convenzioni sociali per rivendicare il diritto a rifiutare un matrimonio riparatore con un giovane che, innamorato, abusa di lei. E’ una vicenda senza dubbio toccante per il tema trattato (i diritti femminili), ancora attualissimo, ma anche per la scrittura di Viola Ardone, che magistralmente ci racconta da vicino, in prima persona, i pensieri, i dubbi, le riflessioni di una bambina che diviene donna e, soprattutto, di un’involontaria eroina. Ne risulta un libro a mio avviso inteso e appassionante, che ho molto apprezzato. Tuttavia, la scelta del personaggio non mi è sembrata particolarmente coraggiosa; è ormai stata sdoganata da tempo la vicenda di Franca Viola, non c’è dibattito in merito ma solo compassione condivisa. Mi sarebbe piaciuto leggere una storia di libertà e coraggio femminile meno nota, di quelle che ancora turbano gli animi e muovono giudizi e di cui, credo, abbiamo un gran bisogno nelle ambasce quotidiane per non sentirci sole come la protagonista.

Ilaria Mossali

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Parma “Voglia di leggere Ines Martorano”
coordinato da Pietro Curzio
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 “La femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia” “La donna singolare non esiste. Se è in casa, sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali, e anche lì si trova assieme alle altre. E se non ci sono femmine che la guardano, ci deve stare un maschio che la accompagna”. “Una ragazza per bene non ha bisogno di studiare”. “La vanità è figlia del demonio”. E’ il decalogo delle brave ragazze, il destino delle femmine costrette a subire la decisione dei genitori nella scelta dello sposo o a riparare alla violenza subita, concedendosi con il matrimonio, al proprio aguzzino. Un mondo in cui le donne devono tenere lo sguardo basso e fare quello che dicono gli uomini, un’epoca in cui in Italia vige ancora la legge (abolita solo nel 1981) sul delitto d’onore e il matrimonio riparatore a seguito di un abuso.
Un libro intenso e coinvolgente, quello di Viola Ardone, che ci racconta la storia di Oliva, una ragazzina di 15 anni nata e cresciuta in un paesino della Sicilia degli anni ’60. Ci consegna la sua sofferenza ma anche la sua determinazione ad opporsi con tutte le sue forze ad un futuro prestabilito e disegnato da altri: Oliva (vittima di un abuso) sostenuta dalla sua famiglia, e non solo, rifiuta il matrimonio riparatore e decide di denunciare il suo aggressore per avere giustizia. La giustizia, quella della legge, non sarà piena ma ciò che più conta è la consapevolezza che lei sola può e vuole decidere della propria vita.

Elisabetta Mora

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A Martorana, piccolo centro della Sicilia, sono gli anni ’60 del novecento, epoca in cui le leggi vigenti, che salvaguardano “l’onore” e non i diritti della persona, congiurano contro chi è vittima di uno stupro. Quella di Oliva, che viene abusata e, come Franca Viola, rifiuta il matrimonio riparatore non è una vicenda nuova; la qualità del romanzo dipende, dunque, dal modo di raccontare dell’Ardone. L’ambiente arcaico, in cui il nuovo fatica ad avanzare, in cui nulla può essere segreto, con la gente pettegola ed intrigante, è vivido; il linguaggio è aderente alla psicologia dei personaggi e le citazioni letterarie o musicali (in sintonia o in contrasto con le vicende narrate) rafforzano le idee chiave: la donna, spesso, è solo oggetto di desiderio, ma l’amore non può essere possesso. Il livello del’opera, che induce a diverse riflessioni, tuttavia, non è costante e il racconto si affloscia nelle parti finali: l’aggiunta di vicende e personaggi nuovi, la ripetizione di diversi concetti non giovano alla narrazione che diventa prolissa.

Francesca Dalla Turca

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Nascere donna in un piccolo centro della Sicilia negli anni sessanta, è una condanna: lo capisce ben presto Oliva che narra i vari momenti della sua giovane vita condizionata da regole e pregiudizi consolidati dall’ambiente che la circonda e dalla madre che glieli inculca fin da bambina. Oliva ama studiare, leggere, giocare libera con i coetanei ma soprattutto ama andare a raccogliere lumache di prima mattina col padre con cui ha un legame fortissimo di affetto e di stima.
Oliva ama la libertà e la rivendica rifiutando il matrimonio riparatore e sfidando le critiche dell’intero paese: nelle sue scelte faticose e non comuni è aiutata da una giovane amica comunista, ma soprattutto dal padre che la “sorregge” nella sua decisione di denunciare chi le ha usato violenza.
Il romanzo è ben narrato, con l’uso di termini ed espressioni dialettali, ma nella seconda parte diventa più lento perdendo di intensità fino a trascinarsi un po’ troppo nel finale.

Rita Merusi

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L ‘ incipit del romanzo: “La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia , così dice mia madre “ racchiude la mentalità dominante nel Sud riguardo il destino delle donne. Oliva, la protagonista, lotta insieme alla sua famiglia contro questo stereotipo per essere libera di impostare la sua vita con una diversa visione del mondo. Il contenuto è ben articolato, la forma scorrevole ma, dopo la lettura resta una sensazione di deja’ vu

Lucilla del Poggetto

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Storia di formazione dalla trama un po’ scontata. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca ed in un contesto in cui nascere donna è problematico. Una storia convincente anche se abilmente costruito sia nelle vicende che nella scrittura espressiva. Libro che ho trovato poco originale ma che a tratti emoziona e coinvolge. Utile per conoscere un mondo antico della Sicilia del secolo scorso.

Nando Lapetina

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È una bella storia di analisi sociologica e di approfondimento psicologico. È una bella storia di crescita personale e di riscatto È una bella storia in cui prevale il giusto e al giorno d’oggi non è poco.
L’Ardone narra una storia di sopraffazione e prepotenza, una squallida storia di stupro finalizzata all’appropriazione di una ragazza che non vuole sposare chi le nega di essere una persona capace di pensare e di decidere E nel paesino di un meridione, ancora avvolto in ferree regole non scritte, dove la donna passa dal padre al marito e non può rifiutare il matrimonio riparatore, la presa di posizione di Oliva, povera, contro il ricco prepotente, le mette contro tutto il paese perché sovverte millenarie regole non scritte. Il suo coraggio testardo, però, avrà la meglio riuscendo a trascinare anche la sorella malmaritata Brilla la figura del padre, dignitoso e retto e quella della madre depositaria delle regole ancestrali che nulla può contro il nuovo che avanza.
Scritta bene, essenziale e attenta, la vicenda si legge con piacere come finora tutti gli scritti di questa scrittrice

Donatella D’Agostino

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La scrittrice ha dichiarato con questo romanzo di voler dar voce alle donne che hanno avuto il coraggio di rifiutare il matrimonio riparatore. Dal primo capitolo scopriamo gli effetti della educazione di genere: già dalla nascita si comincia a distinguere e a programmare la vita futura dei maschi e delle femmine. Seguiamo la vita di Oliva adolescente, i suoi sogni, guidata dalle ferree regole della madre e incoraggiata a scegliere dal padre figura taciturna, ma capace di sostenere la figlia anche nella esperienza della violenza sessuale.
Oliva rifiuterà il matrimonio riparatore, affronterà il processo e si aprirà a una nuova vita. Se il romanzo si fosse chiuso con la fine della terza parte avrebbe evitato una narrazione lunga, pesante e troppo ottimistica.

Carla Maria Guastalla

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In un sud dove le donne non sono considerate al pari degli uomini, Oliva cresce oppressa dalle regole di comportamento imposte dalla madre.
Nonostante la ragazza le rispetti, subisce violenza.
Siamo negli anni in cui la legge ancora giustifica il maschio purché ripari il danno con il matrimonio.
Oliva non accetta questa regola ed aiutata dal “comunista” locale, padre della sua amica Liliana, e con la comprensione di suo padre, persona di poche parole ma molto presente nella vita della figlia, denuncia il fatto.
Dalla conclusione del processo ne esce delusa.
Con la propria forza di volontà ed aiutata dall’amica, studia privatamente, si diploma maestra e ottiene l’incarico ad insegnare proprio nel paese dove aveva subito la violenza.

Alberto Mutti

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Come non ricordare, grazie a questo romanzo, la vicenda di Franca Viola, diciannovenne siciliana, rapita e violentata nel 1961, dal suo pretendente rifiutato? Questi con il matrimonio riparatore contava di sfuggire alla pena. Infatti, l’art.544 cp, che classificava il reato di violenza sessuale come offesa alla morale e non alla persona, prevedeva, in tale caso, l’estinzione del reato.  
Franca rifiutò il matrimonio, aprendo una strada rivoluzionaria, che portò, pur dopo molti anni, alla abrogazione di quell’articolo.
Il libro ricostruisce una storia analoga, vissuta in un ambiente poverissimo, nel quale la protagonista, in quanto bambina, viene educata dalla madre alla soggezione, cui si sottopone per affetto filiale. Queste dinamiche sono molto presenti nel romanzo, così come approfondito è il rapporto col padre, silenzioso e sensibile, e sempre vicino alla figlia. Emblematico, al riguardo, è il rifiuto di un regalo che il pretendente, prepotente, offre in pubblico al padre e alla figlia.
Il libro, che tiene avvinto il lettore, andrebbe letto dalle ragazze, che vivono nel nostro paese e quelle che vi giungono, ignare di come l’emancipazione femminile in Italia abbia richiesto tanti sforzi e tanti sacrifici.

Margherita Tricarico

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Viola Ardone, come nel precedente romanzo IL TRENO DEI BAMBINI, racconta storie ispirate a fatti veri. In questo caso si ispira alla storia di FRANCA VIOLA che nel 1965 per prima rifiutò di sposare l’uomo che l’aveva RAPITA, VIOLENTATA, DISONORATA. Questo porterà nel 1981 a modificare un articolo del Codice Penale. Nel romanzo FRANCA VIOLA diventa OLIVA DENARO, che nasce gemella di Cosimino, ma capisce subito che “ se dentro la pancia  stavamo insieme ed eravamo uguali  ,poi siamo divenuti diversi.” La storia di Oliva, anticipata agli anni 60, ricostruisce la gretta mentalità di una Sicilia, in cui NASCERE FEMMINA E’UNA SFORTUNA, quasi UNA CONDANNA.
I tempi oggi sono cambiati, ma relativamente, se in ogni parte d’Italia ci sono femminicidi ogni giorno. La colpa è anche delle donne: Viola Ardone sottolinea che la madre di Oliva Denaro PARLA PARLA, STABILISCE REGOLE, ma resta immobile e modifica la sua mentalità solo nella seconda parte.”  Nel romanzo c’è una galleria di donne di paese e di città variamente integrate o succubi di una mentalità patriarcale. Si distinguono non solo perché portano i cappelli corti da maschio e i pantaloni Qualcuna si distingue, come la MAESTRA ROSARIA, o MADDALENA, già presente nel TRENO DEI BAMBINI, ma pagano la diversa scelta di vita. Anche LILIANA è già diversa da bambina, perché nasce in una famiglia più aperta e alla fine la ritroviamo in parlamento con Nilde Iotti, suo modello di vita e come promotrice del cambiamento dell’articolo del Codice Penale che abolisce il delitto d’onore. Non è facile per l’avvocato che difenderà Oliva dimostrare che per la legge non si è peccatori, ma colpevoli o innocenti. Le figure maschili non sono tutte negative come Paterno’ il violentatore sfrontato, anzi in particolare due figure suscitano simpatia e tenerezza, come il PADRE di Oliva, saggio, pacato, silenzioso, di cui apprezziamo i silenzi e la capacità di agire in modo costruttivo. Anche SARO, amico d’infanzia, zoppo e con una macchia di fragola sul viso, con cui Oliva giocava con le nuvole, è pronto a ribadire SE TU CADI IO SONO QUI PER FARTI RIALZARE. Tutto è raccontato con intensità, efficacia in modo coinvolgente tanto da suscitare partecipazione e commozione. Il racconto, diviso in quattro parti, utilizza un italiano preciso, integrato da parole molto espressive del dialetto siciliano, come MALACARNE, MALEFORBICI, Il  MARCHESE, la PACIATA, LE BIZZOCCHE CHE SFORBICIANO, il CORRERE A SCATTAFACIO di Oliva o quel NON LO PREFERISCO del padre, che è SANGUE DI CIMICE per la madre

Caterina Fiore

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Questo libro è un omaggio alla scelta coraggiosa di dire no alla violenza che decine, centinaia e migliaia di donne nel mondo hanno saputo dare spesso con l’opposizione della stessa società in cui vivevano. Oliva non sa di essere molto fortunata.   Suo padre le dice: ”…figlia mia questo signore ha deciso che oggi a pranzo ci dobbiamo mangiare la cassata. Ma io ti ho portata appositamente in pasticceria perché voglio che decida tu, a gusto tuo e senza rendere conto a nessuno…”. Oliva ha un grande supporto in suo padre, le scelte future avranno il suo sostegno. E’ una piccola donna che cresce osservando la realtà che la circonda e sa che gli ostacoli che potrebbe incontrare saranno condivisi.  Siamo negli anni ‘60 e non è facile contrastare la violenza e l’arroganza in un piccolo paese del sud. Oliva è integra dentro, l’oltraggio non punirà lei ma il suo aggressore. Ci vorrà tempo, molto tempo.

Fabrizia Paini

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Il mio primo incontro con la scrittura di Viola Ardone è stato profondo, coinvolgente, attuale più che mai nell’affrontare il doloroso tema della condizione della donna nella Sicilia degli anni ’60, dove la violenza del prepotente sul più debole era pratica comune e condivisa. Sottoposta al più grave sopruso fisico e morale Oliva, come Franca Viola, deciderà di essere protagonista del suo futuro affrontando una scelta controcorrente. Davanti alla sua decisione di rifiutare un matrimonio riparatore e sfidare le leggi del codice e le convinzioni e  pregiudizi,  emergono il condizionamento timoroso  della madre, che la ripete in maniera quasi ossessiva la frase  «la femmina è una brocca: chi la rompe se la piglia», mentre il padre  le offre comprensione e tutto il suo  appoggio:  "se tu inciampi io ti sorreggo", le dice. Il racconto si snoda in quattro diverse fasi della vita di Oliva, fino all’epilogo, che forse è la parte meno convincente del libro. Tra le tante cose positive del libro ho trovato molto bella e direi affettuosa la descrizione del rapporto con il padre, uomo di poche parole, ma pronto ad azioni difficilissime in appoggio alle scelte di libertà della  giovane figlia.
Ora mi sono trovata in difficoltà a mia volta a dover scegliere tra due libri entrambi portatori di grande compassione e umanità.  L’unica motivazione che sono riuscita a trovare è che il libro di Tawfik raccoglie e racconta oltre allo spaesamento dell’abbandono delle proprie radici, anche tutto il dolore delle donne sottoposte a violenze e soprusi terribili, senza possibilità di ribellione.

Liliana Superchi

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Bel romanzo di formazione, liberamente tratto da un fatto reale. Siamo nei primi anni sessanta del novecento in Sicilia, quando in Italia ancora vigeva la legge sul delitto d’onore e sul matrimonio riparatore. Si narra di Oliva, adolescente un po’ recalcitrante ad abbandonare l’infanzia, che diventa adulta attraverso l’umiliante esperienza di un bruto rapimento per amore.
Il romanzo offre anche una bella rappresentazione dell’arcaico mondo che sopravviveva in un piccolo paese della Sicilia di allora.  Molto belli anche i personaggi collaterali, tra cui spicca la madre, con mani sempre affaccendate e la lingua sempre pronta “a sparare verità è veleno”. Lo stile è volutamente scarno forse per adeguarsi alla primitività culturale di quel mondo (ma Oliva non è culturalmente una primitiva, ama lo studio e otterrà un diploma magistrale). La narrazione scade un po’ quando ricorre a siparietti di maniera. E’ il caso dei ripetuti “essere favorevole” o “essere contraria” ad azioni o concetti, o della ricorrente precisazione di “regole” da rispettare in canoniche circostanze della vita (incisi più adatti a opere umoristiche).

Giuseppe Montagna

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E’ anche un romanzo di lotta.
Con apprezzabile asciuttezza la scrittura dell’autrice delinea i personaggi che acquistano spessore ed evolvono nel dipanarsi della storia. E’ difficile per Oliva vivere lo spazio che le verrebbe assegnato - in quell’epoca, gli anni sessanta, e in quell’Italia ancora presa e tenuta stretta da una doppia morale - mentre esce dall’infanzia.
La madre sembra essere l’interprete e la custode di un ruolo femminile del tutto subalterno, che incessantemente propone alla figlia con detti e proverbi popolari che intessono la trama del detto e del non detto a cui Oliva  tenta di aderire per ottenere l’amore materno.Oliva nasce femmina da una gravidanza gemellare, desiderando di scambiarsi con il fratello, libero di muoversi e agire il proprio corpo, nell’amorosa approvazione materna. Da una parte Oliva si sente rassicurata dai divieti e dalle reprimende della madre, sa cosa deve fare, per farla contenta. Il padre, invece, non impartisce direttive, ordini – ed è per questo considerato poco maschio dalla moglie – lascia spazio ad azioni e pensieri. Oliva è costretta a confrontarsi con una responsabilità di scelta personale che la avvierà a passi sempre più impegnativi. Il coro che commenta le vicende di Oliva, come quelle di ogni abitante del paese, è una presenza incombente e temibile. Le voci che commentano e censurano ogni atto sociale e privato, gli occhi che trasformano ogni passaggio sulla pubblica via in uno scrutinio irrispettoso, sono un corpo sociale intrinsecamente violento. Oliva bambina e poi adolescente sente la forza di questa pressione, ma possiede una intelligenza che il padre le permette, fino a un certo punto, di coltivare. In modo anche disordinato e istintivo cerca di trovare un senso alle emozioni che la assaltano, rimane, sotterranea, la ricerca di libertà dalle false ambizioni che le convenzioni le attribuirebbero. La scelta di rifiutare il matrimonio riparatore alla violenza subita, dolorosissima acquisizione dell’isolamento che consegue all’uscita dai margini e dell’ingiustizia della legge in vigore, è il volano che ribalta le dinamiche interne alla famiglia. Permette alla sorella maggiore di uscire dalla violenza di un matrimonio riparatore e a tutta la famiglia di schierarsi a sostegno di Oliva. Anche la madre sarà capace di uscire dal ruolo di ottusa sostenitrice dell’ordine e di esprimere un’affettuosità meno manipolatrice. E Oliva se ne va a costruire la sua scelta che la vedrà insegnante nel paese che l’ha considerata una svergognata, perché è lì che vuole imparare a non correre via da sguardi e voci, dicendo, con voce ferma, senza gridare, la sua verità.

Daniela Randi