< Ottobre Fest di  Guido Del Monte (Robin)

Qui di seguito le recensioni di OttobreFest raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Uno spaccato di realtà, che colpisce schietta. L’amore che deve fare i “conti”per sopravvivere, in una società piena di contraddizioni, sull’orlo del crollo per mancanza di una delle sue colonne portanti, il lavoro per tutti.

Eleonora Repetti

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Guido del Monte
Ottobre Fest, Inps Rapsodia in tre spunti
Robin edizioni
Ottobre Fest è composto da tre brevi racconti: Naspi Serenade, Navigator e Ottobre Fest.
Tre storie diverse tutte ambientate in una Viareggio d’ottobre che si svuota di turisti e riprende ad essere una città autentica, fatta di persone e problemi veri, qui incontriamo per un istante delle loro vite, Maikol e Roberta, Pio Francesco e il padre di Maikol, i loro sogni, le paure e le piccole soddisfazioni, nelle quali è facilissimo identificarsi. L’autore ci descrive quindi tre mondi, tre generazioni diverse, tutte però legate da una cosa: l’assegno mensile che passa l’Inps, in forma di Naspi per i giovani protagonisti del primo racconto, di stipendio per Pio Francesco, e di pensione che il papà di Maikol comincia a godersi dal momento in cui il figlio esce di casa per cominciare la sua vita di precariato e lavori stagionali. I racconti difettano forse di esperienza, ma sono comunque diretti, piacevoli e divertenti, l’autore ha sicuramente molto potenziale e molto da dire. Queste storie legate ad un assegno mensile che per i protagonisti rappresenta sicurezze, speranze e paure potrebbero risultare grigie e deprimenti, ma l’autore riesce a far intravedere quanto colore, passione e vita ci sia anche nella più comune delle esistenze. Mi è piaciuto tanto.

Valentina Generoso

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Ottobre Fest rimanda sin dal titolo ad un periodo di festa, di pausa alcolica “italiana”, in cui riflettere sul percorso di vita e, magari, tentare di fare una virata. Il testo si suddivide in tre racconti o “spunti” come li chiama l’autore, Guido Del Monte. I personaggi sono legati tra loro da parentele o da legami casuali inerenti al lavoro.
I protagonisti del racconto principale sono due ragazzi, Maikol e Roberta, precari nella vita, bagnino stagionale lui, barista stagionale lei, che si incontrano per caso al centro dell’impiego: è il primo Ottobre, data che segna la fine del lavoro e l’inizio dell’interregno della disoccupazione. Complice l’atmosfera da bilancio del provvisorio, scocca la scintilla tra i due: la passione sembra donare loro coraggio e nuova linfa vitale. I due cercheranno di dare una sferzata alla loro esistenza, allontanandosi dalle famiglie di origine, vivendo alla giornata e amandosi su di un materasso poggiato a terra, precario come loro.
Il secondo racconto vede come protagonista Pio Francesco, impiegato dell’INPS nel centro a cui hanno fatto capo Maikol e Roberta, ecco il file rouge. Pio è però un impiegato stabile, può permettersi una vita medio-borghese con moglie e figlia a carico; teme tuttavia l’innovazione digitale della pubblica amministrazione: lui, restio a qualunque innovazione tecnologica, è facilmente sostituibile. La frustrazione lavorativa viene compensata da una propensione all’ingordigia sessuale: soddisfa la moglie grazie alla sua pingue pancia che regala orgasmi estatici e con la medesima attrattiva attira l’attenzione di una collega.
Il terzo racconto si incentra sul rapporto tra i genitori di Maikol, che liberi dalla presenza del figlio, riprendono gioiosamente le fila del rapporto passionale che li aveva legati anni prima, godendosi la meritata pensione.
Il testo è ricco di dialoghi leggeri alla maniera della Nouvelle Vague a cui l’autore si ispira, come sottolinea nella prefazione: anche il tema dell’amore, epifania o riscoperta gioiosa, è trattato allo stesso modo, meno riusciti i collegamenti al mondo del lavoro e alla sua precarizzazione. Mentre le vicende d’amore hanno un respiro lieve ed universale, le riflessioni sul welfare risultano pesanti, troppo ancorate alla realtà provinciale, didascaliche a tratti, e giustapposte ai racconti, quasi ne volessero alzare lo spessore che, invece, avrebbe potuto trovare la sua ragion d’essere proprio nella leggerezza dei sentimenti universali descritti.

Pierangela Paolucci

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Una storia così familiare che non vedi l’ora di scoprire come prosegue. E’ facile immaginare di immedesimarsi nei personaggi, nelle loro vicende, nella realtà e nell’Italia che vivono, nelle loro incertezze, nei loro desideri e nelle loro emozioni. Il linguaggio è preciso, attento, mai banale e conduce il lettore direttamente all’interno della scena e lì lo tiene ancorato.

Giulia Rossi

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Il romanzo di Guido Del Monte è una narrazione scorrevole e avvincente. I tre spunti, come li chiama l’autore, sono narrazioni contemporanee, viste da diverse prospettive. Il primo, "Naspi serenade" è un legame d’amore che nasce all’improvviso e per caso, poi si consolida rapidamente tra due giovani alla ricerca del loro posto nel mondo. Molto spontaneo, diretto, coinvolgente ti porta all’interno di quell’universo dei figli del lavoro precario, della difficoltà del progettare, del vivere il quotidiano con l’indispensabile disincanto. "Navigator" è nel medesimo contesto di tempo e di luogo, con protagonista chi sta dall’altra parte del bancone dell’ufficio: uno spaccato sulle contraddizioni di chi il lavoro ce l’ha e lo affronta quasi come una sfida quotidiana, tra ripetitività, noia e conformismo. L’ultimo, "Ottobre Fest" narra il distacco dall’utero famigliare del figlio, narrato nel primo spunto, una partenza che può rappresentare un nuovo avvio anche per i maturi genitori.

Paolo Luisa Vissat

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Il libro ha un ambientazione a me familiare.
I lavori stagionali, la precarietà del lavoro. Una storia d’amore nata in un contesto del genere mi è piaciuta molto.

Jael Pes