< Parola di Dante di  Luca Serianni (IlMulino)

Qui di seguito le recensioni di ParolaDiDante raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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PAROLA DI DANTE
Il testo nel primo capitolo risulta troppo complicato, presuppone delle conoscenze specifiche che vanno ben oltre le ordinarie competenze linguistiche. Nei capitoli immediatamente successivi risulta più accessibile, ricco di spunti e di curiosità che riescono ad affascinare il lettore per poi riprendere, purtroppo per i non addetti ai lavori, un ritmo tecnico a volte ostico. Se il saggio è stato scritto dall’autore con l’intento di raggiungere un pubblico squisitamente esperto, e ho il convincimento che sia stata questa l’intenzione sin dall’inizio, ritengo che egli abbia raggiunto appieno il suo obiettivo, salvo poi avere le competenze filologiche per valutare la bontà dei suoi studi; diversamente, se il testo ha la presunzione di attrarre un neofita della materia, l’obiettivo è ben lungi dall’essere perseguito. Anzi, talvolta, nel corso della lettura, è sopraggiunta la voglia di abbandonare a causa della scarsa capacità della scrivente di elaborare i contenuti, stante, si ribadisce, l’ignoranza di fondo. L’attenzione è più alta quando, nei capitoli centrali, si snodano interessanti nozionismi sull’uso dei vocabili, la loro origine, la loro evoluzione, la loro scomparsa ed invece la persistenza di altri tutt’oggi nel linguaggio comune. Evidenzia l’autore l’assenza di intere aree semantiche nella Divina Commedia, le alterazioni di alcuni vocaboli, legate, all’epoca, alla pratica di rimandare a memoria larghe parti di un testo. Viene affrontato il tema del plurilinguismo, evidenziando la presenza di altre lingue oltre il fiorentino; vi sono richiami ad alcuni dialetti quali il sardo, il bolognese, il lucchese, espressioni lombarde tenendo presente che col termine lombardo all’epoca si intendeva indicare tutta l’Italia Settentrionale.Vi sono riferimenti ad alcuni versi in provenzale ed infine il latino, di cui è ricco il purgatorio ove vengono recitati preghiere e salmi della tradizione liturgica, in quanto le anime si rivolgono a Dio con le preghiere che hanno carattere penitenziale proprio per ottenerne il perdono.Nell’inferno non vi è traccia di preghiere perché le anime non possono rivolgersi direttamente a Dio e quindi è quasi completamente assente il latino; nel Paradiso , le anime, già in comunione con Dio, gli si rivolgono quindi direttamente in volgare senza bisogno di preghiere specifiche e quindi, seppur presente, vi è un uso più moderato del latino rispetto al Purgatorio.Il testo riprende con spiegazioni filologiche.Ottimo saggio.

Ida Napolitano

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Ho trovato questo saggio non troppo scorrevole e di così non facile lettura sebbene l’autore Luca Serianni, uno dei più illustri linguisti e storici della lingua italiana, sia molto bravo nel far scoprire le radici della lingua che quotidianamente parliamo.

Tiziana Ricci

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Partendo dal presupposto e dalla consapevolezza che su Dante si sia già scritto abbastanza – soprattutto in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta – Serianni ci conduce alla scoperta della lingua della Commedia attraverso parole assenti o stravolte, frasi e locuzioni utilizzate anche oggi, fino ai latinismi. Un libro con un approccio molto concreto e accessibile.

Luisa Foti