* * *
un giallo ben congegnato cui si intreccia una trama rosa, in grado di alleggerire il tutto, ma anche di far diventare il romanzo una commedia brillante, divertente ma senza pretese. Un racconto per giovani adulti che celebra anche il potere terapeutico della lettura servendosi di uno stile ironico, divertente, che però, forse proprio per questo rimane alla superficie dei caratteri dei personaggi e dello sviluppo degli eventi. Un libro passatempo, molto gradevole ma niente di più.
Angela Mazzotti
* * *
La lettura di questo romanzo è come una corsa in motoscafo: ti godi l’ebbrezza della velocità, arrivi subito alla meta, e vedi la costa da lontano, di sfuggita. Sono 324 pagine, che si leggono in fretta per l’ansia di arrivare alla fine: per qualcuno questo è indice di alto gradimento, ma a me piace camminare, non correre, mi piace il vento, ma mi piacciono anche le riflessioni sofferte sotto il sole, e poi adoro ammirare la costa da vicino, magari su un gozzo di legno.
Il titolo è fuorviante: il delitto non si verifica all’interno della libreria. I capitoli sono un po’ lunghi, e sono tutti preceduti da citazioni letterarie, da epigrafi (il c.d. paratesto), che rischiano di distrarre chi legge (degne di nota, infatti, le Fonti Bibliografiche): tratte da libri classici, capolavori, possono indurre il lettore nella tentazione di andarsi a rileggere quei classici, invece di perdere tempo dietro a Blu e Arno. Veniamo così ai nomi dei personaggi: Blu, la protagonista, e Arno, il rivale di Giulio Maria: nomi insoliti, un po’ troppo ricercati. Non è convincente neppure la scelta dell’assassino, per motivi da tacere onde evitare uno spoiler, né il finale, che è lieto su più fronti, e può risultare un po’ troppo forzato. Il lieto fine, sicuramente apprezzato da tantissimi lettori, denota il buonismo dell’Autrice, e la sua intenzione di discostarsi dall’idea che lo scrittore debba saper essere crudele al momento giusto, quando la storia lo richiede. Sicuramente belle sono le descrizioni della città di Firenze, con i meravigliosi Giardini dei Boboli – viene la voglia di visitarli –, così come originale è l’idea dei “Giovedì delle cose non dette”, replicabile anche al di fuori di una libreria, in casa ad esempio, per passare una serata diversa tra amici, di cui almeno uno psicologo.
Si rilevano delle imprecisioni (sicuramente meri errori di stampa): la frase incomprensibile a pag. 304: “Le sarebbe grosso allungare la mano.”, e un paio di “avambracci” scritti con la lettera “n” prima della lettera “b”. Inoltre, chi ami leggere anche i Ringraziamenti, come me, potrebbe trovare inappropriato sia l’uso del verbo “cagano” (a chiunque sia rivolto), sia il ringraziamento alla “terribile annata pandemica” (a prescindere dalla sua motivazione).
Lucia Finelli
* * *
Nel secondo romanzo di Elena Molini, nuova avventura della libraia Blu Rocchini, l’atmosfera allegra della prima vicenda si unisce alla trama di un giallo. Lo stile scorrevole rende facile la lettura, ma non sacrifica la qualità della scrittura. Nel complesso, il libro mantiene lo spirito frizzante che caratterizza l’autrice, trovando l’elemento di originalità nella presenza del mistero – serio – da risolvere. Un accostamento interessante, che rende questo libro, leggero ma ben scritto, una lettura piacevole e non scontata.
Francesca Salvatori