< Pietre d’Appennino di  Alessandro Vanoli (PonteAlleGrazie)

Qui di seguito le recensioni di PietreDAppennino raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Pur non amando e non conoscendo la montagna, l’Appennino Tosco -emiliano fa parte delle mie radici.In esso si muoveva il nonno boscaiolo negli anni 40, in esso ho imparato da bimba a raccogliere le castagne e a cercare, senza trovarli, i funghi. Per questo ho scelto Pietre d’Appennino, anche per lo stile piacevole e discorsivo e per spunti che potrò cogliere, essendo luogo a me vicino, per escursioni e passeggiate

Caterina Lenzini

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e parole di Vanoli ti accompagnano sull’Appennino bolognese alla ricerca di storie e persone, tradizioni e antiche pietre. Le pagine scorrono al ritmo dei dialoghi che ti
raccontano il paesaggio e la Storia, le miserie, i miti e la ricchezza dei luoghi attraversato.

Rosa Montaperto

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Il libro mi è piaciuto, è scritto molto bene ed è piacevole da leggere. Vivo in una regione alpina, le Dolomiti, ma sono originario dell’Appennino campano in cui sono cresciuto. Mi piace molto l’idea del viaggio, del cammino come scoperta, dei luoghi del tempo e attraverso essi delle esperienze che ci hanno accompagnato nella nostra crescita personale. Camminare, attraversare, osservare e pensare, ricordare, forse sognare, rivivere quello che siamo stati e quello che è era il paesaggio, o forse la nostra vita. Ne consiglio vivamente la lettura.

Enzo Latino

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Un libro sul viaggio , nello spazio e nel tempo. Si parte da Bologna e si fa tutto un giro a piedi tra boschi di castagni, ponticelli, acqua da tutte le parti , terme, castelli, paesini dai nomi strani , si passa dalle strade degli etruschi e dei romani ai luoghi della guerra partigiana e poi si ritorna camminando sulla via degli Dei. Passi e pensieri con la colonna sonora di Guccini. Non solo le canzoni, anche le parole dei racconti. Quando ho letto Pàvana con l’accento rigorosamente sulla prima sillaba mi è venuta un’extrasistole per l’emozione. Da ragazzo consideravo De André il mio secondo babbo , ma Guccini era lo Zio preferito. E poi c’è il fiume Limentra , del quale ho scoperto essercene due “perché erano a corto di nomi di fiumi” , ma intanto si sono inventati il termine Tralummescuro che mentre lo dici la saliva ti inumidisce la bocca e il cuore…
Le pietre d’Appennino sono fatte di storia e radici profonde . Ci parli e loro ti spiegano la differenza tra la memoria e il ricordo .
Ci ho parlato anche io per tutta una notte leggendo questo libro che scorre che è un piacere, come i fiumi Limentra.
Il mio consiglio è di comprarlo al più presto e di organizzare subito il viaggio. Dulcis in fondo , anzi dulcis in mezzo al percorso troverete la Rocchetta Mattei, uno dei luoghi magici d’Italia. Non vi dico niente per non rovinarvi la sorpresa, che sarà fantastica.

Giuseppe Caluri

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Periodi semplici e lessico scorrevole, con passi che hanno catturato maggiormente la mia attenzione. Il racconto di un viaggio che in qualche misura viene paragonato alla vita.

Annina Pia Forte

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Una lettura piacevolissima che annuncia al lettore un esperienza introspettiva , una camminata bella e lenta che tutti dovremmo fare . Mi è piaciuto molto.

Michela Maj

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Una guida interessante e ricca di aneddoti di un territorio che ho la fortuna di conoscere perché è vicino a dove vivo.

Maurizio Bertolini

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Il viaggio come esperienza autentica di vita talvolta capace di illuminare il passato, la camminata come approccio lento, attento e "morbido" al mondo; la (mia) voglia di partire – zaino in spalla – lungo le vie dell’Appennino che emerge prepotente davanti al pc. Un racconto intimo e accogliente che ho apprezzato.

Roberta Musci

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Guidati dal fiume Reno, l’autore parte da Bologna e attraversa paesini, vallate e boschi che sono tra i suoi ricordi più cari. Mi è piaciuto perchè qui il ricordo diviene commemorazione e storia di un territorio, ai confini con la Toscana, che narra il trascorrere del tempo e le opere che l’uomo e la natura hanno consegnato ai posteri

elena montuono

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Camminare e respirare storia
L’autore Semplicemente, amabilmente, fa quello che stanno facendo in molti, Fermarsi vicino a casa.
Il mondo ci ha presentato il conto.
E così eccoci ritornati alle origini
Un’itinerario davvero emozionante.

Fanny rancan

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Alessandro Vanoli
PIETRE D’APPENNINO
Ponte alle Grazie
2021

“Che poi si tratta di un’idea semplice se ci pensi: fare di un piccolo cammino un viaggio vero e proprio”. E’ tutto qui il segreto di questo libro, nell’incipit che è il senso stesso di questo ’viaggio di Alessandro Vanoli, una avventura, una ricerca attraverso quei mille angoli che “ci sfuggono per fretta o per quotidiana disattenzione”. Siano esse le piante, gli animali, i paesaggi, le pietre. Forse (o anche e soprattutto) alla ricerca delle tracce di ciò che siamo stati. I luoghi attraversati, intrisi di memoria, sono San Luca, appena una collinetta, uno scoglio proteso su quel mare che fu la Pianura Padana in tempi lontani. O Sasso Marconi, o il corso del Reno, sempre con ben chiara la differenza tra la storia (“è o dovrebbe essere la conoscenza accertata del passato”) e la memoria (“che è prima di tutto una questione personale; è il modo che abbiamo per ricostruire le nostre passate esperienze”). Tutto il viaggio a forma di parola che Vanoli vive è in bilico tra questi due estremi, con una scrittura agile e accattivamente, affabulatoria e incantante. Persino nella ’Piccola bibliografia raccontata’ finale. Il libro è stato realizzato in collaborazione con il Club Alpino Italiano.

sergio albertini

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Mi è piaciuto perchè il libro mi ha condotto in un percorso tra paesaggi e personaggi.

Daniela Destro

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Più che un saggio il libro Pietre d’Appennino di Alessandro Vanoli è una interessante guida turistica. Racconta un percorso da fare a piedi nell’appennino tosco-emiliano soffermandosi sui luoghi di interesse. Vengono descritti sia i punti di interesse storico che quelli naturali. E’ scritto piacevolmente e invoglia a fare il percorso, non lo riterrei però un saggio perché è solo una descrizione di quello che si incontra nel cammino con alcuni leggeri riferimenti storici. Inoltre, per fruire bene di quello che l’autore scrive, sarebbe necessario recarsi sul posto e fare il cammino, proprio come si fa con una guida turistica.

Antonella d’Apruzzo

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Le strade in cui transitiamo tutti i giorni spesso sono quelle che conosciamo di meno. Ogni casa, ogni pietra, ogni albero racchiude una storia che dobbiamo proteggere e tramandare. Questo è l’intento del libro, che ci fa vedere con occhi nuovi posti che non avremmo mai pensato essere così densi di significato.

Carmela Rago

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Confesso che non mi è piaciuto e non sono riuscito a terminarlo.

Massimo Silva.

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Un viaggio, soprattutto a piedi, attorno ai fiumi e alle valli dell’Appennino bolognese, arricchito da riflessioni di carattere storico, geografico, economico, sociale, turistico, gastronomico... Con il richiamo ad epoche e fatti più o meno recenti e a personaggi più o meno famosi, da Giuseppe Dossetti a Giacomo Lercaro, da Francesco Guccini a Cesare Mattei. Un bel libro che appare però destinato ad un pubblico di lettori non molto ampio.

Enrico Giacinto

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Si legge in modo piacevole e con vivo interesse questo libro ben scritto che, a prima vista, sembra solo il resoconto di un’escursione a piedi nell’Appennino bolognese. Ma il fine è esplicitato già nel sottotitolo: “A piedi sulle strade che raccontano la Storia”. E giova sapere che Alessandro Vanoli è uno storico di professione. Lo scelgo perché, in realtà, l’esplorazione dei luoghi mette continuamente in tensione presente e passato, è il pretesto per intessere ricche considerazioni sulla Natura, sul rapporto degli uomini con il lavoro e con le trasformazioni che la storia determina nelle loro esistenze. E, allora, ecco che ogni tappa del percorso offre ricchi rimandi all’attualità e al passato. A partire dall’inizio che è imprescindibile per i bolognesi: il santuario di San Luca. Per passare al Ponte sul Reno a Casalecchio e alla Porrettana e alla ferrovia che da Bologna porta a Pistoia. Ampio spazio è dedicato ai luoghi che hanno visto operare il genio di Guglielmo Marconi, a Pontecchio e allo stesso Sasso Marconi. E la storia emerge, con tutto il suo carico di sofferenze e di dolore, al ricordo della orribile strage nazista di Marzabotto e Monte Sole. Simpatici i cenni al profeta cristiano don Giuseppe Dossetti e al ruolo stimolante che ha esercitato nel Concilio Vaticano II. Non mancano simpatiche incursioni nell’attualità con la citazione di Guccini, famoso abitante di Pàvana.
“Ho sempre pensato che queste vallate, queste pietre, siano a loro modo degli strani fili che legano la storia”, afferma l’autore. Ed è così: in qualche modo riesce a “dare voce” alle pietre, a chiamarle a testimoniare il passato. E riesce a dare voce anche alla natura, perché “la natura è dove noi la riconosciamo. O forse dovrei dire dove noi ci riconosciamo”.

PAOLO QUINTAVALLA

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E’ stato veramente bello partecipare, anche se solamente da lettore, al cammino compiuto e simpaticamente descritto dall’autore. Un cammino in fondo abbastanza breve, ma così denso di riferimenti geografici, territoriali e storici da farcelo vivere con intensità ed interesse. Viene proprio voglia di rifare quella stessa esperienza dal vivo, o perlomeno di imparare a vedere i luoghi che ci capita di visitare, o occasionalmente attraversare, con occhi più consapevoli della natura che ci circonda e della Storia grande e piccola che, se prestiamo attenzione, possono raccontarci.

Rosa Tripaldi

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Una camminata sugli Appennini bolognesi a partire da San Luca sulla via di Casaglia che si ferma in paesi notissimi come Pontecchio Marconi, Sasso Marconi, Marzabotto -doppiamente famosa per le antichissime origini etrusche e l’efferata strage nazista. Ripercorre la Porrettana, le vie dei Laghi fino al Passo della Futa per ritornare attraverso Pian del Voglio sulla via degli Dei (Il percorso tra Bologna e Firenze attraverso l’Appennini, già noto agli Etruschi e Romani), dagli anni ’90 divenuta tappa obbligata per gli appassionati di escursionismo. L’autore, bolognese, racconta la sua passeggiata della memoria e degli affetti prendendo per mano direttamente il suo ipotetico compagno di viaggio. Il racconto scorre sollecitato dai luoghi – panorami o paesi – e dai ricordi dell’autore che frequenta da sempre. Il tono generale del testo è perciò quello dell’amardcord.
Il tono colloquiale rischia di non catturare il lettore non randonneur e/o non bolognese. Alcuni luoghi sono però raccontati in modo coinvolgente, mi riferisco in particolare a Marzabotto e al cimitero dei Tedeschi sulla Futa, regalandoci momenti di intenso coinvolgimento.
Avrei apprezzato qualche illustrazione in più e l’indice dei nomi.

Gianfranco Casaglia

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Libro che sfida uno dei fenomeni editoriali recenti, la guida di Wu Ming alla via degli Dei, con audacia attraversando l’appennino bolognese senza annoiare e senza sfigurare.

Ilario Gradassi