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 < Prof., perché dobbiamo studiare la matematica? di  Giovanni Casartelli (Mimesis)

Qui di seguito le recensioni di ProfPercheDobbiamoStudiareLaMatematica raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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E’ un saggio sull’educazione: partendo da un’analisi lucida e severa del corpo docente e del sistema scolastico, l’autore delinea la figura e il ruolo dell’educatore quali dovrebbero essere affinché il rapporto educativo funzioni. Seppure non vengano date specifiche indicazioni operative, interessante soprattutto soffermarsi su quelli che possono essere i più comuni errori degli educatori.

Silvia Bandini

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Un buon libro, qualche buono spunto, qualcosa di già letto, ma in generale una lettura piacevole e molto educativa. Soprattutto per chi ha a che fare con ragazzi in età scolare ai quali dover dare delle risposte.

Giordana Riva

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Meno appassionante. Rivolto soprattutto ai docenti sul modo di interessare gli studenti a suscitare l’amore per il sapere. Forse poco affine ai miei gusti.

Ludovica Verde

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Simpatico, di facile lettura e lo leggi tutto di un fiato.
Adatto ad un educatore, insegnante, che conosce il valore dell’empatia, della motivazione nell’apprendimento.
Il libro suggerisce all’insegnante di mettere in campo anche il suo "fascino" e se non ce l’ha di provare a costruirserlo, senza finzioni altrimenti perde credibilita’.
Il libro suggerisce di saper trovare il lato della matematica nella vita di tutti i giorni.

Marisa Abbondanzieri

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Anche questo un libro di grande interesse.

Alessandra Allegritti

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Prof perché dobbiamo studiare la matematica


Nonostante la diversità degli argomenti trattati nei due saggi, un sottile filo conduttore li unisce: la mancanza di ideali degli studenti e del senso della vita, al di fuori della immediata soddisfazione dei loro bisogni, più o meno indotti.
Tra formule matematiche e indagini psico-sociologiche l’autore fa una spietata analisi della scuola italiana, della continua ricerca di nuovi strumenti di insegnamento, di alunni “riempiti” di nozioni improduttive e di professori demotivati e sopraffatti “zombie”,
La soluzione proposta dall’autore è così espressa:

“La relazione educativa è fondata su una comunicazione che ha luogo tra le righe dei discorsi, nel non detto, nel colore delle azioni e nella loro luminosità. Tale sostrato relazionale implicito mette in contatto gli altri con il nostro mondo…”
e appare fondata su basi utopistiche e come tale poco realizzabile.

Francesca Maria Messina