< Punto pieno di  Simonetta Agnello Hornby (Feltrinelli)

Qui di seguito le recensioni di PuntoPieno raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Il libro ha uno stile originale, la lettura è scorrevole e mai noiosa. Si entra in un mondo ricco di personaggi ma subito si entra in confidenza con gli stessi e ci sembra di conoscerli da sempre. Ogni storia sembra slegata dalle altre ma invece il filo che le unisce diventa, con lo scorrere delle pagine, sempre più forte. Personalmente amo le storie che raccontano di famiglie e il loro trasformarsi con il passare del tempo. Conoscevo già l’autrice avendo già letto diversi suoi libri ma questo mi ha affascinato in maniera particolare.

Ornella Vumbaca

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è un romanzo a più voci coinvolgente che racconta una Sicilia che non c’è più, ma non così lontana.
Racconta di una famiglia dell’aristocrazia Palermitana dal secondo dopoguerra e della sua trasformazione, ma anche della sua capacità di resistere, di non essere travolta dagli eventi. Racconta dell’appartenenza fiera alla tradizione, ma al contempo del rifiuto di alcune convenzioni, del sostegno e della cura che nel tempo si dispiega come la trama di un punto ricamato dal Circolo del Punto Pieno. Simbolico luogo d’incontro di passione, cura e sostegno alle donne, in una terra molto poco disponibile nei confronti del genere femminile e delle sue necessità di emancipazione. Il circolo diventa baluardo e custode dei fili che uniscono la famiglia Sorci con la realtà di una Sicilia e di un’Italia che si trasformano.

Federico Reali

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Questo romanzo è scritto in modo piacevole e risulta avvincente. Tratteggia la storia di un gruppo di donne che si riuniscono intorno alle stoffe e ai lini che vanno ricamando (e questo è un riferimento interessante a diverse di queste "imprese collettive" femminili che punteggiano la realtà del sud). Di ognuna, e dei loro congiunti maschili, viene riportata la voce, che nel tempo registra cambiamenti e modulazioni, mentre si va svolgendo la storia così drammatica della Sicilia del dopoguerra.

paola raspadori ma perché pubblicare la firma?

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Palermo, anni ’50. Rachele e Sara, anziane sorelle e nobildonne della casata Sorci, ormai in declino, e Beatrice, loro cugina e monaca di casa, ribattezzate dagli altri numerosi membri della famiglia come le Tre Sagge, fondano il Circolo del Punto Pieno. Il Circolo si riunisce in una vecchia sagrestia abbandonata, situata tra una farmacia e una chiesa, e come dice la stessa Rachele, si propone di diventare un’‘impresa produttiva’ tutta di donne, coltivando una delle più antiche tradizioni siciliane: il ricamo. A lavorare nel Circolo vengono ‘reclutate’ donne di varie estrazioni sociali e capacità, dalle anziane nobildonne esperte nell’arte fino alle ‘pericolanti’ e ‘pericolate’, ovvero donne in difficoltà, povere, anche prostitute, con la speranza di aiutarle e recuperarle. E il Circolo ha successo, le sue creazioni vengono vendute persino nelle boutique di Parigi. Ma il Circolo non è solo un’attività produttiva. Altrettanto importante, per chi lo frequenta, è la possibilità, durante il lavoro, di confidarsi, confessarsi, aprirsi e ricavare dall’intimità che si crea tra donne sollievo (forse non è un caso che la sede del Circolo si trovi tra una chiesa e una farmacia) alle proprie preoccupazioni e travagli, diventa davvero qualcosa ‘in grado di dare pace e cuntintizza’.
Sullo sfondo c’è la Sicilia (decadente come il palazzo Sorci) tra gli anni ’50 e il 1992 (l’anno in cui ha termine la narrazione non è casuale). E soprattutto c’è la mafia, di rado in primo piano nelle vicende dei personaggi, ma che, forse inevitabilmente, e in modo tragico, irrompe nella vita di alcuni di loro. Anche in quella del Circolo. Una presenza che è andata rafforzandosi nel corso degli anni e della quale si può arrivare a sentirsi complici per non essersi mai schierati contro le ingiustizie, fino a perdere quasi totalmente la speranza. La speranza tuttavia c’è, ed è racchiusa in una scatola di ricordi e in un “Io torno”.
Di questo romanzo penso sia da apprezzare l’abilità dell’autrice nel caratterizzare i personaggi, nel farli percepire come persone reali. I personaggi spesso raccontano di sé in prima persona in forma di lettere o in quelle che potrebbero essere pagine di un diario. Penso che questa scelta contribuisca a far sentire il lettore quasi come un confidente, a farlo sentire vicino e partecipe delle vicende, siano essere tragiche o esaltanti, e dei sentimenti dei personaggi.

Stefania Paganelli

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LA LENTEZZA E’ LA CHIAVE PER ENTRARE IN EMPATIA
Leggere le parole di una londinese che è capace di entrare così tanto nel tessuto della nostra Sicilia lascia in un certo senso senza parole. Dietro c’è sicuramente un grande amore per questa terra speciale, ma anche un rispetto per le tradizioni che emerge in modo molto forte nel terzo capitolo di questa saga familiare, dedicato ad un circolo di anziane donne dedite al ricamo, ma soprattutto ad offrirci uno spaccato di decenni importanti della storia di questa terra. Il ricamo è un’attività dal valore terapeutico per le cosiddette tre sagge, perché crea intimità senza debordare nel chiacchiericcio e nel pettegolezzo, permettendo loro di condividere i pensieri ed i crucci. E’ soprattutto un’attività dal valore fortemente simbolico, perché testimonianza di un artigianato manuale, fatto di pazienza e precisione, di delicatezza e creatività, che permette di tenere viva una tradizione che viene da lontano. Il ritmo della narrazione è molto lento, forse perché anche il ricamo è un’attività lenta. I capitoli danno voce ai diversi personaggi, in un’alternanza che ti permette di cambiare punto di vista, aspetto stilistico che apprezzo sempre molto nei romanzi. Se affronti la lettura con pazienza, queste pagine si cuciono addosso a te. Se la affronti con fretta non riesci a percepirne il vero valore.

Marika Pelizzari

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Ho preferito Punto pieno, ma in questo caso ho fatto difficoltà a collocare i personaggi e a destreggiarmi tra le vicende che accadono. Solo dopo essermi informata sono venuta a conoscenza che è il terzo libro di una trilogia.

Maria Macera

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Una toccante saga familiare che insegna come una passione possa salvare l’esistenza e come, nonostante il male e la sofferenza subiti, si possa trovare la forza per fare del bene e aiutare le persone in difficoltà.
La scrittura fluida permette al lettore di entrare nella storia anche se i continui cambi di prospettiva, soprattutto all’inizio, possono creare confusione.

Alice Corigliano

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lecce “Orti di guerra”
coordinato da Simona Cleopazzo e da Anna gatto
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Punto pieno è una saga familiare, quella della famiglia Sorci, che si muove nel contesto mutevole e complesso della storia siciliana del ’900.
Ogni capitolo viene narrato da uno dei componenti della famiglia che espone il proprio punto di vista e narra le intricate vicende familiari.
Al centro del romanzo ci sono le Tre Sagge, Beatrice, Sara e Rachele, che decidono di fondare il Circolo del Punto Pieno, ritrovo per donne con la passione per il ricamo che diventa il fulcro del romanzo poiché accoglie tipologie di donne estremamente diverse con vite, esperienze ed esigenze molto differenti.
Nel frattempo, fanno da sfondo alle vicende della famiglia Sorci gli eventi che hanno sconvolto la Sicilia del secolo scorso: l’omicidio mafioso di Peppino Impastato, il caso Moro, la strage di Capaci.

Patrizia Palumbo