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 < Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio di  Pierfrancesco Bruni (TabulaFati)

Qui di seguito le recensioni di QuandoMioPadreLeggevaCarolinaInvernizio raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Un libro interessante sul ricordo del padre e sulla sua mancanza . La lettura non è molto scorrevole per la presenza di brani di poesie che a volte sembrano avulse dalla storia. Direi un libro intimista scritto più per sé stessi che per gli altri. Molte le citazioni letterarie e filosofiche che possono risultare difficili per lettori deboli. Lo spunto della lettura da parte del padre dei libri di Carolina Invernizio mi è piaciuto.

Valeria Gili

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Pierfranco Bruni - Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio.

Un tuffo acrobatico nei ricordi di un passato irripetibile (ovviamente!) rivissuto con l’intensità di chi vuole scendere giù nel profondo della memoria per cercare o forse ripro-vare il sapore dei sentimenti che in quegli anni colorarono la sua vita. Anche quando le tinte erano oscure e i sapori sgradevoli. La morte del padre è uno di questi ultimi e si tra-scina dietro il fardello di tutti gli altri, che lo hanno preceduto e seguito. Ma quell’evento ha segnato un punto di non ritorno nell’esistenza dell’autore che, nello sforzo di ricordare - faticoso e forse insensato - cerca una risposta al senso intero del vivere. Così infatti affer-ma che “noi non viviamo, ma è la vita che ci attraversa”.
Navigando con la lettura tra le onde fluttuanti in quel pelago di parole di affetto, stima, considerazione, riconoscenza, stima, nostalgia nei confronti del padre, della madre, degli zii, della casa, del paese e della Regione, ci si rende conto - grazie anche a Carolina Invernizio - che l’anima dell’autore è ancora alla ricerca di quel sentiero a cui suo padre ha fatto cenno mille volte, ma che pare introvabile o impercorribile, l’uomo-autore ci appare come un Ulisse, “che molto errò, che città vide molte, che delle genti l’indol conobbe” faticando decenni per ritrovare la sua Itaca. Tutto ciò testimonia una solitudine che pare inestinguibile e che lo porta alla perpetua ricerca della propria Itaca.
Quanto allo stile, questo scritto rimane abbastanza fedele ai suoi contenuti: frasi brevi, immagini piene di sentimento, ripetute nella forma e nella sostanza che immergono il lettore in un magma languoroso, a volte melenso, non sempre accettato.
Infine non ritengo che quest’opera, per quanto significativa nel suo complesso, possa essere - a mio avviso - posta al primo posto tra le due sottopostemi.
Roberto Colombo

Roberto Colombo

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Questo romanzo condensato in ricordi e sentimenti ha al centro un figlio che rimembra questa famiglia fatta di un padre che amava leggere Carolina Invernizio ("una scrittrice per donne") e una madre che ritorna come riferimento. Un lungo lasciarsi che tuttavia sembra ad un certo punto rendersi quasi incompleto (forse volontariamente?). Lettura gradevole nonostante l’apparenza del contesto degli anni trenta possa far pensare di avere a che fare con un romanzo pesante che si trascina a fatica.

Emanuele Paladino