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Il libro mi ha riportato ad una persona della mia famiglia, una signorina oramai ultrasessantenne che vive da sola in Puglia. Anch’essa - come la protagonista del romanzo- è insegnante di lettere ed ha vissuto una vita che non è mai stata completamente sua, condizionata dall’ambiente familiare e dalla mentalità delle persona tra cui è stata educata. Ha cercato - non si sa se fino in fondo- di liberarsi dai condizionamenti ma non c’è riuscita. Ed ha vissuto un’esistenza limitata in ogni senso, negli affetti, nelle relazioni, nell’intelletto, "un capolavoro d’obbedienza". Ecco, la protagonista del libro riesce a trasmettere tutto questo, con una scrittura elegante e traboccante di pensieri trasmette il senso di vuoto che l’accompagna per tutta la vita, al quale cerca di opporsi ma senza riuscirci. E’ lucida nella sua analisi, ma sente che per lei è troppo tardi per cambiare e troppo difficile.
Il ritratto che la protagonista fa della sua famiglia e del suo ambiente, e anche della sua unica storia d’amore, è crudele e puntuale. A volte le riflessioni si intrecciano tra loro in modo un po’ faticoso per il lettore, ma l’affresco complessivo è empatico e coinvolgente.
Il finale non lascia trapelare possibilità di una vita diversa o migliore per la protagonista, che si rassegna al proprio destino.
A tratti l’ambiente meridionale e la condizione delle donne ricorda la saga de "L’amica geniale", a cui a probabilmente l’autrice si ispira.
CHIARA PIAGGIO
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Quel luogo a me proibito è un racconto intimo e introspettivo che racconta perfettamente come anche gli eventi che sembrano banali e innocui, se registrati durante l’infanzia, hanno delle pesanti ripercussioni sulla vita adulta.
Così è successo alla protagonista del romanzo, a cui la mentalità della "vergogna" inculcata sin da quando era bambina, ha pregiudicato il suo vivere l’amore.
Il romanzo si divide in tre parti: l’infanzia, vissuta nella periferia napoletana, in una famiglia in cui l’amore non trova spazio; l’incontro con Andrea, che prova a scalfire la corazza che la protagonista si è costruita intorno e farsi spazio in quel groviglio di "non si fa", "non va bene"; e il dopo, la ricerca della consapevolezza di quel che è stato e di quel che si è perduto.
La verità è che ci vuole coraggio per crescere, per liberarsi da ciò che ci è stato inculcato da bambini, per afferrare la vita a piene mani e viverla. Perché se c’è una cosa che bisogna imparare a lasciar andare è il rimorso di non aver saputo vivere.
"Amore era questo: una vulnerabilità più grande. A farne a meno saremmo più duraturi, ma noi non siamo fatti per durare, per questo ci innamoriamo."
Camilla Zinnarosu
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Libro coinvolgente, scritto bene e molto scorrevole. La storia è interessante anche se a tratti difficile.
Michela Nava
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L’ho trovato più interesssntr
Mauro bonomi
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Storia di recinti (familiari e personali) e di fragilità. Il nido dell’io narrato è una famiglia piena di retaggi, di chiusure, di convinzioni risolute, dei "si dice", dei "meglio di no" che hanno squisitamente pervaso larga parte della società italiana allungando le proprie ombre sul presente e futuro dei figli, imprigionandoli senza tenere nel minimo conto delle feroci conseguenze.
Segno positivo è la consapevolezza della protagonista dei propri limiti; controcanto negativo nè è l’incapacità - o, meglio, la convinzione della propria incapacità - a superarli.
Il nido diventa nodo ma il risultato è lo stesso.
Il luogo proibito per la protagonista è quel posto in cui prendere il timone della propria vita per condurla dove vuole, dove tira il vento, dove può, a prescondere dai giudizi degli altri.
Un viaggio che la protagonista compie incontrando Andrea e che si interrompe per non tornare mai più al punto di partenza. Un viaggio per cui ne è valsa la pena seppure senta vibrare il proprio fallimento.
Scrittura superba, neanche una frase sprecata, neanche una parola superflua ma strappata alla vita e inchiodata nel racconto.
Una scrittura profonda che ferisce forse proprio quando ti rendi conto che si parla un po’ anche di te; nonostante l’io narrante non sappia nulla di te.
Un graffio al cuore, una carezza all’anima.
Pier Livrieri
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Purtroppo uno dei tanti. Sfiora le cose senza toccarle. E’ una fotografia del reale, che si interroga, ma non si risponde. Tanto necessario, quanto inconcludente.
Chiara Bonato
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Un romanzo delicato, intenso, crudo,bellissimo. Un viaggio introspettivo, emozionante e poetico. Una bellissima rappresentazione poetica teatrale. Da leggere assolutamente. La scrittura di Elisa Ruotolo incanta.
Lucia Melcarne
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Roberta Pasquini
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Romanzo di iniziazione e di formazione interrotta di un “io narrante” che si rivela essere
una donna. Le vicende che condizionano la formazione della protagonista hanno origine nella storia dei suoi antenati, della sua famiglia, dell’ambiente contadino del Meridiane in cui si svolgono le vicende della protagonista ,dove sembra che i segni della modernità della
città non sono arrivati. “Tutto è cominciato prima di me”. Marchia la crescita della ragazza
le vicende dei suoi familiari i cui comportamenti pubblici e privati sono regolati dal senso del dovere e dalla paura del giudizio sociale. Il suo sviluppo sarà bloccato dalla paura, a causa della quale ella si negherà qualsiasi via di fuga, qualsiasi tipo di rapporto sentimentale ed affettivo che possa rompere il blocco di paura che la attanaglia. Mondo primitivo, infatti, in cui tutto è negato: gli affetti, gli istinti, i desideri. Tutto è peccato, mentre i peccati non rappresentano che la vita che è negata con le sue scelte, i suoi errori, i suoi sentimenti con i quali reagiamo agli incontri alle vicende in cui siamo coinvolti. Da sottolineare anche le caratteristiche peculiari della lingua, per nulla realistica, quanto piuttosto molto poetica, lirica, e vibrante, impreziosita di figure retoriche di vario genere.
Raffaella Cammarano
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Joshua Ianniello