< Quel maledetto Vronskij di  Claudio Piersanti (Rizzoli)

Qui di seguito le recensioni di QuelMaledettoVronskij raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Quando di un libro sottolineo frasi ed espressioni significa che mi è piaciuto: sottolineare mi sembra il modo di tenere con me personaggi e momenti della storia, di non dimenticare l’atmosfera che mi ha avvolto mentre leggevo. Mi è capitata la stessa cosa con Maledetto Vronskij, già dalle prime righe. “La gentilezza lo avvolgeva come una camicia di forza”; “Quante saranno le parole che una persona deve dire veramente, si chiese. Dieci, forse trenta, non di più. Il resto era banale abbellimento, una gara di scaltrezza.” Due delle tante frasi che lì per lì leggi quasi di sfuggita, ma che poi arrivano alla coscienza come un colpetto sulla spalla, senza mai essere urlate. Un libro sussurrato, delicato ma infinitamente potente, perché riesce a raccontare pochi eventi con la grazia delle narrazioni d’altri tempi. Personaggi ben delineati, vividi, che immagini davanti a te mentre le parole scorrono, concatenate da un sapiente uso di parole, espressioni, immagini. Poesia di una vicenda che seguiamo attraverso gli occhi del protagonista, che sembra quasi pudicamente, volersi nascondere in mezzo ai pensieri che colorano la realtà che lo circonda.

Maria Cristina Venti

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Il libro di Piersanti tratta temi complessi, malattia, morte, dolore, e si propone di farlo in un modo che vuole essere delicato, ma a me sembra finisca per essere superficiale. Episodi, vicende e personaggi si susseguono in un modo appena sfiorato, sarebbe valsa la pena andare più in profondità. Con il giusto tocco non avrebbe contaminato il fattore delicatezza. Il protagonista, Giovanni, è un personaggio di stampo un po’ buonista, spesso poco credibile, a differenza della moglie, Giulia, che sarebbe stato interessante approfondire di più.

Stefania Remonda

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“Quel maledetto Vronskij” è un romanzo che racconta di una grande storia di amore, un amore incondizionato, puro, una comunione di anime che niente può separare nemmeno la morte.
Giovanni è un tipografo, licenziato da una grande casa editrice decide di aprire una piccola tipografia in proprio, qui passa le sue ore lontano da casa dove non vede l’ora di tornare per riabbracciare la moglie adorata, Giulia, con cui ha un rapporto bellissimo, fatto di condivisione e di cose semplici banali ma le più preziose. Questa serenità purtroppo è stata colpita negli ultimi tempi dalla malattia di Giulia e dopo ricoveri ospedalieri e cure, una mattina Giulia scompare lasciando Giovanni nella disperazione.
Non ci sono motivazioni apparenti per giustificare questa scomparsa, così Giovanni cerca di entrare nella testa di Giulia e di capirla approcciandosi ai libri che lei ha amato. Così un giorno sceglie dalla libreria della moglie un volume, Anna Karenina di Tolstoj, il più voluminoso e per questo agli occhi di Giovanni il più importante ed inizia a copiarlo per lei, per darglielo in dono una volta che tornerà.
Giovanni si approccia a questo libro impreparato, non sapendo cosa troverà e grande è il suo stupore e smarrimento quando scoprirà il personaggio di Vronskij che sarà per lui la personificazione del rivale.
Nel corso della narrazione scopriremo chi e cosa rappresenta veramente Vronskij, un rivale con cui Giovannino dovrà fare i conti per tenersi stretta ancora un po’ la sua Giulia, è uno spettro nascosto nell’ombra che attende solo il suo momento per comparire sulla scena.
Ho amato moltissimo questo romanzo per la sua delicatezza e tenerezza per il modo di sondare il buio che è in ognuno di noi, nel raccontare il dolore, la perdita, la morte.
Quando la vita è stata piena, ricca di momenti che ci hanno regalato un’infinita felicità e che possono essere rivissuti nei ricordi allora anche la morte viene accettata con serenità, con abbandono per ricongiungersi con chi è stato capace ogni giorno di regalarci quella gioia.

Matilde Lori

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Una favola in cui non troviamo il lieto fine ma uno sguardo veritiero e tenero nei confronti delle vite e della morte.

Matteo Domenico Recine

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L’esordio di Germana Urbani è un gioco di relazioni. La relazione d’amore di Luca e Maria che finisce, la relazione tra lo sguardo di Maria e il paesaggio (Bologna, Ferrara, l’amato e odiato Delta del Po), le relazioni tra sogni scelti e opportunità mancate. È un libro doloroso, che delle relazioni trova il lato torbido, ma è anche capace di profondo stupore: Ghirri in copertina restituisce la speranza di trovare, nell’ordinario, il bello che salva.

Margherita Pennacchia (@librerita_)

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Mi è piaciuta un po’ meno la trama

Simona Belli

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Scrittura colta e raffinata per Un romanzo che parla di amore, che racconta cosa accade quando in una coppia si spezza qualcosa e uno dei due ha bisogno di allontanarsi per ritrovare se stesso. Leggendo scopriamo che anche noi qualche volta ci siamo persi, smarriti, abbiamo provato paura dubbi e quel senso di vuoto, come il protagonista, ma esiste la speranza a farci ritrovare quella via.

Lucia Melcarne