< Quello che possiedi di  Caterina Soffici (Feltrinelli)

Qui di seguito le recensioni di QuelloChePossiedi raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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l’argomento poteva essere sviluppato con maggior profondità e meno pagine

Paola S.

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ho trovato la trama interessante e coinvolgente visto il tema affrontato che purtroppo e’ sempre attuale e molto sentito dalle donne ;
la scrittura e’ scorrevole ;

ROBERTO STERMIERI

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Libro scritto in modo semplice. lettura piacevole, nonostante alcune vicende non proprio “leggere”.
Il libro scorre via velocemente.
Non è il libro della vita ma lo consiglierei a chi stia cercando un libro coinvolgente e non troppo impegnativo.

Manuela Della Ducata

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Atlante costruisce una storia piacevole e scorrevole, anche se l’evoluzione dei personaggi è talvolta prevedibile. Il suo essere dotata di grosse capacità di immaginare le vite la conduce a proporre situazioni drammatiche che coinvolgono il lettore a immedesimarsi nei personaggi cercando di scoprire proprio la loro imprevedibilità

Carlo Pesce

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Discretamente scritto ma troppa carne al fuoco senza un fil rouge che davvero tenga all’amo il lettore. Minute descrizioni della società ben calibrate ma inoltre giallo, noir, racconto di famiglia, ritratto di un’epoca e di una società ai quali si aggiunge perfino una storia di violenza e pedofilia... Avrebbe potuto contenere la metà dei dati magari aggiungendo il necessario mordente letterario per farti venir voglia di proseguire con la lettura.

Caterina Rega

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Caterina Soffici ci accompagna in un viaggio che si svolge su due piani narrativi, il presente e il passato, in cui entriamo a far parte della vita di una famiglia di nobili origini fiorentine. In particolare conosciamo Clotilde e Olivia, madre e figlia, entrambe insoddisfatte delle vite a cui sono costrette a causa dello status sociale che devono rispettare agli occhi di una società attenta solo alla superficie. Quando un giorno Clotilde, donna di 82 anni elegante, perfetta, ma malata, scompare, Olivia non sa cosa pensare e scopre così che non è la prima fuga della madre. Il libro è ricco di descrizioni minuziose, che forse ne appesantiscono la lettura, ma ci mostra lo spaccato di quella che era la vita sfarzosa e molto attenta alle regole della società della Firenze “bene” di altri tempi. Non solo gioie però, anche molti dolori nella vita della giovane e bella Clotilde, una storia che scopriremo, nasconde violenza fisica e psicologica che renderà per tutta la vita una donna, che tutti credono forte e indipendente, una vittima che riuscirà a liberarsi del suo aguzzino solo alla fine. Una liberazione che riuscirà a consentire a Olivia di vedere la madre con occhi diversi e a farle comprendere il vero amore che ha sempre provato per lei, nonostante tutti e nonostante tutto.
La scrittura del testo è molto ricca di dettagli, molti sono i personaggi che si intrecciano nella storia e che rischiano di far perdere il focus, alcuni intervengono nella narrazione senza avere un ruolo specifico, mentre, di altri, fondamentali per l’evolversi della storia, ho sentito la mancanza di un maggiore approfondimento.

GB

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Clotilde.... Anita e le altre.... Olivia (sottratta alla designazione), unite da un "fil rouge" tragico e toccante, intermittente e pervadente, inconfessato e impresso nell’anima, sopportato, come solo le donne sanno fare, vittime incolpevoli del "mostro" di turno, che si annida dovunque, anche nei saloni dorati....e lui, diabolico, bastardo dentro fino alla fine, quando da eterno carnefice si sente vittima della sacrosanta nemesi che lo ha spezzato. Gli altri personaggi di Soffici sono di contorno, ma ben dipinti, in questo racconto, che parte dal riserbo e dalla rassegnazione e arriva alla ribellione a tutti i mostri, anche quelli domestici. Lo consiglio a tutti, in particolare a chi sentenzia spesso in maniera arida e superficiale "quella se l’è andata a cercare".

Ugo Calzolari

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Premetto di non essere particolarmente interessata alla religione per quanto ami e apprezzi la figura del Cristo. L’esegesi dei 4 Vangeli che l’autore compie in maniera mirabile e puntuale mi ha comunque catturato grazie anche ad informazioni e note di cui non sapevo l’esistenza. Si tratta di due libri troppo diversi per fare dei paragoni.

Sara Palmieri

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Gruppo di Lettura  
“Biblioteca di Buccinasco”
coordinato da Silvia Mincuzzi
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Bella storia di madre e figlia ambientata nella Firenze-bene degli ultimi 50-60 anni. Molto ben descritti i luoghi e ben caratterizzati i personaggi. Il romanzo si apre in modo ironico e quasi scanzonato, ma pian piano il lettore è trascinato in un crescendo di drammaticità, ben studiato e avvincente. Quasi tutti i personaggi maschili fanno una pessima figura, a sottolineare la grandezza delle controparti femminili, pur nella loro contorta fragilità. Alla fine del racconto Olivia, la figlia, trovatasi di fronte, suo malgrado, a una scelta tanto difficile quanto probabilmente inutile, decide, così pare, di dare spazio finalmente a se stessa e alla propria libertà. Indimenticabile la figura di Anita, una specie di vice-madre per Olivia, che decide di porre fine allo scempio mettendo fuori uso il responsabile.

Panico Donatella

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Storia avvincente che coinvolge il lettore sin dalle prime pagine. L’analisi dei personaggi è approfondita e resa interessante con una buona profondità psicologica, ponderata e senza eccessi nelle descrizioni. La lettura risulta piacevole, non banale e con equilibrata “suspense”, grazie anche allo stile fluido, chiaro ed immediato

Pulcrano Tiziana

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Il personaggio di Clotilde appare interessante, una donna di una certa età decide di sconvolgere tutta la sua vita: partendo e la strada come suo e unico obiettivo. Clotilde ci insegna che a qualsiasi età non si smette mai di cercare la verità delle cose.  Bella l’immagine sul finale dove lei sfreccia sulla strada lasciandosi alle spalle Civitavecchia, ma probabilmente tutto il suo passato e forse ricominciare.

Alessandro Candiloro

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Grandi lettori
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Agiatezza, benessere, financo ricchezza a Villa del Grifo, dei conti Brunori Princi. Lei, la contessa Clotilde, figura eccentrica di ottantaduenne, sparisce con la sua Alfa Aurelia bianca. C’è un segreto, dietro questa fuga, che risale all’infanzia. Poi c’è l’amica del cuore, Virginia, che ogni anno, da tanti anni, le regala per il compleanno una boccettia di Chanel r.5 “Virginia dalle unghie sempre laccate di rosso e i capelli candidi da quando aveva trent’anni. “È così chic non tingersi. Non tutti possono permetterselo. È l’Harry’s Bar invece di McDonald’s. Non è vero, cara?” ). Poi c’è il marito di Clotilde, Giannotto, che fa una vacanza con la figlia a Cap d’Antibes (“Scesero in uno splendido albergo con vetrate sul mare, soffitti altissimi, stucchi dorati, lampadari a gocce di cristallo e camerieri in livrea.”) Poi c’è Olivia, la figlia. La sensazione di non essere mai stata amata dalla madre (è stata cresciuta dalle domestiche), madre che Scesero in uno splendido albergo con vetrate sul mare, soffitti altissimi, stucchi dorati, lampadari a gocce di cristallo e camerieri in livrea. pure ha sempre venerata. Poi c’è Giacomo Lorusso, meridionale, marito di Olivia, l’uomo dell’assenza e dell’indifferenza (e di qualche strabica deviazione). Olivia, madre di due figli (Giada vive a Londra, Lupo a Milano), un matrimonio oramai finito, dopo una sensazione di libertà da adolescente (era stata mandata a studiare a 16 anni in Gran Bretagna), sente adesso solo l’oppressione che la soffoca. In fondo, è il crollo delle certezze, è la (solita) presenza di demoni, di dolori taciuti, di verità non dette (chi sarà quell’uomo sulla sedia a rotelle cui Clotilde tagliò una ciocca di capelli ?). Un eccesso di snobismo che personalmente rende poco empatici i personaggi (“Lei, la perfettissima contessa, aveva fatto del benessere il suo scudo. La villa era stata la sua fortezza e la sua gabbia.”). La narrazione procede con flashback che, come in un puzzle, pian piano disvelano l’antefatto (“Più si sentiva marcia dentro, più si rendeva impeccabile fuori. Più era ferita, più si mostrava impassibile. Impeccabile e impassibile. Si era creata quell’immagine e stava attenta a non scoprirsi. La copertura non può avere crepe, pensava. Basta uno spiraglio, perché il castello crolli. Sotto le sete, gli chiffon e i veli c’era un’armatura che nessuno poteva scalfire.”). Di ferite nascoste è piena la narrativa, ed anche la vita. La Soffici prova a narrarne, l’intrigo potrà piacere (forse soprattutto a lettrici donne). Trovo tuttavia la scrittura secca, algida, dal respiro corto, a volte affannato, con figure per certi versi stereotipate. Come il finale (“Olivia gira la chiave d’accensione e l’Aurelia parte al primo colpo. Ingrana la marcia ed esce piano, imbocca il viale e nello specchietto vede la torre del Grifo. Lì è iniziato tutto. Sua madre è stata prigioniera della villa, della sua troppa bellezza e di tutti quegli antenati, delle sue paure. A Olivia non importa più. Lei, la piccola e insignificante Olivia, la bambina che si nascondeva nei cavi degli alberi, guida e pensa. Sai che c’è? Io faccio quello che voglio. Mollo tutto. Giacomo, Villa del Grifo. Firenze. Guida tutto il giorno e quando il sole si abbassa all’orizzonte e il cielo vira al rosa e all’arancio, Civitavecchia è già alle sue spalle.”)

Sergio Albertini

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Anche questo è un  libro scorrevole con personaggi complicati che, a volte, non distinguono la realtà dalla vita normale, creandosi innumerevoli problemi.
Finale con sorpresa.

Annamaria Ciarrocca

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Il romanzo è ambientato in una villa sulle colline di Firenze in cui la protagonista Clotilde, orami vecchia e malata, decide di sparire perché determinata a fare i conti con il proprio passato e di affrontare i suoi fantasmi, tutt’altro che incorporei. La donna nasconde un terribile segreto, nascosto a tutti anche a suo figlia Olivia: una donna fragile e alle prese con un marito fedifrago. Il romanzo si dipana in più piani narrativi, emergono personaggi e situazioni del presente e del passato. Gli uomini presenti sono caratterizzati tutti in modo negativo, sono troppo deboli o sono troppo malvagi. Clotilde, fino alla fine della storia, resterà sempre schiava delle sue convenzioni e della paura che l’ha sempre accompagnata di perdere tutto… quello che possiedi alla fine ti possiede. Olivia invece mostrerà con una finale convincente di avere a cuore la cosa più importante: la sua libertà. Il romanzo è scritto con una delicatezza tale da superare l’orrore raccontato.

Emanuele Loperfido

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Un libro terribile, che emana angoscia e dolore. Bella gente fuori ma orribile dentro. Mi ha sconvolta. Scritto bene, ma troppo vero.



Ivana Bonsi

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La saga di una nobile famiglia toscana che vive in una lussuosa villa a Firenze raccontata attraverso le vicende di due donne, madre e figlia, Clotilde e Olivia.
Clotilde è bella, ricca, sicura di sé, misteriosa; Olivia è meno in tutto . Ma poi si scopre che la vita di Clotilde è rovinata da un mostro che vive nella loro bella casa fin da quando era una ragazzina.
Questo orrore che dura nel tempo porterà Clotilde a non riuscire ad amare fino in fondo la piccola Olivia che cresce sola con l’unico affetto della governante Anita. Un bell’intreccio con le donne protagoniste, gli uomini insignificanti, deboli, mezze figure, arrampicatori, gretti e poi Il mostro che porta tragedia nella vita delle donne della casa..  La storia è una narrazione solida e ben costruita che tiene incollati alla pagina con una bella scrittura scorrevole ed avvincente nella migliore tradizione delle saghe famigliari. 

Paola Carletti

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Interessante e molto scorrevole, non è assolutamente qualcosa che avrei letto per mia scelta eppure non l’ho trovato per nulla noioso. Il difetto che trovo è che sembra scritto per essere una serie TV Rai in costume con i soliti personaggi un po’ stereotipati.

Davide Bogliolo

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Un romanzo di cui mi sono innamorato dalle prime pagine. Le vicende di Clotilde e Olivia nella villa del Grifo sono raccontate in modo eccellente.
La capacità dell’autrice di raccontare ogni minimo dettaglio ti fa immergere nella loro vita come se fosse un film.
L’ho letto tutto d’un fiato.

Donato Massimo Robustella