< Ragazze smarrite: un’avventura del commissario Bordelli di  Marco Vichi (Guanda)

Qui di seguito le recensioni di RagazzeSmarrite raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Leggere un romanzo di Vichi è come una vecchia e buona abitudine. Rassicurante ritrovare la figura di Bordelli e le atmosfere degli anni ‘70. Il plot narrativo nei suoi libri lo trovo secondario al suo desiderio di farci sempre meglio conoscere tutti i personaggi che compongono il mondo di Bordelli. Sembra di fare un passo indietro in quegli anni che ho vissuto sedicenne. Grazie Marco Vichi

Giovanni Maria Corti

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Il romanzo è un giusto bilanciamento di investigazioni e malinconia (forse un po’ più pendente verso la seconda). La vera protagonista è l’imminente pensione del commissario Bordelli, la cui ombra serpeggia per tutte le pagine del libro. La narrazione, comunque, è piacevole e scorrevole (tolta qualche digressione di troppo, soprattutto quella della cena dove ogni personaggio racconta una storia, che rende la narrazione - in quel punto - stagnante e lontana dalle vicende narrate). Suggestiva e commovente la scena in cui il protagonista dialoga con il fantasma della madre defunta mentre è in ginocchio nel suo orto a togliere le erbacce.
Il protagonista, nonostante sia il soggetto di un prodotto serializzato (e che quindi non si presenta "da svelare" ma già svelato nei precedenti romanzi), è reso in maniera ottimale, soprattutto dal punto di vista delle emozioni e dei sentimenti che prova (un commissario non duro e puro, ma "umano").
Come già detto, la struttura generale, che per un giallo si pensa incalzante e ricca di colpi di scena, è più lenta e lineare (proprio per lasciar più spazio alla malinconia, per il passato del protagonista e per l’imminente pensione).
Ben costruiti e trattati i temi del fascismo e della giustizia. Per quest’ultima in particolare, il lettore ha sempre dei timori data la provenienza dei colpevoli (famiglie di politici, e importanti militari), ma Vichi ci restituisce un quadro della giustizia ferreo e intransigente. Come dovrebbe essere.

Giacomo Giovinazzo

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"Ragazze smarrite" non è solo un giallo, è la storia del Commissario Bordelli, del personaggio che diventa persona già dalla terza pagina. Bordelli ha un oggi e un domani, desideri e sogni, sentimenti e rimorsi, un’infanzia e una vecchiaia. Ha persino zia Costanza e un odore che lo riporta bambino. Sa apprezzare Rosa così come vuole essere, non serve redenzione per il passato da "meretrice", al punto che orgogliosamente l’accompagna lasciandole la scena. Bordelli percorre la linea del tempo avanti e indietro, dai ricordi di bambino alle conversazioni con Geremia, il teschio, in uno scambio tra vita e morte sereno e confortante. E’ un autentico gentiluomo anche se, per un motivo o l’altro, non paga mai le cene.
Il linguaggio è intimo, amichevole, spontaneo anche quando ci ricorda le parole della guerra (le fedi nuziali sacrificate, il ferro alla patria, il coprifuoco). Non so se Ragazze smarrite sia un ottimo giallo oppure buono, magari non è il migliore libro della serie e forse a volte strizza un po’ troppo l’occhio ad altri commissari buongustai, ma Bordelli è un amico che già mi manca.



Valeria Giacchino

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Ho apprezzato la prosa per la leggibilità e la capacità di coinvolgimento. Mi è piaciuta l’ambientazione geografica ed anche quella storica. Un bel romanzo.

Silvia A.

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"Ragazze smarrite" vede di nuovo all’opera il commissario Bordelli, in procinto di andare in pensione. A pochi giorni da quella fatidica data viene però ritrovato il corpo di una povera ragazza, morta in circostanze sicuramente violente. La storia è intrigante, se non che nel libro, mentre il lettore si appassiona al caso, conquista il primo piano la vicenda esistenziale del suddetto commissario, in modo schiacciante rispetto alle indagini del caso di omicidio. La figura di Bordelli risulta ingombrante al punto da diluire e quasi annullare la tensione investigativa. Sbilanciata nell’ economia della vicenda anche la parte riservata alla Confraternita del Chianti e i racconti decameroniani del dopo cena. Al punto da disorientare il lettore che perde la concentrazione e la tensione rispetto al caso da risolvere. Forse Vichi, che scrive comunque in modo piacevolissimo, dovrebbe lasciar perdere l’escamotage del "giallo" e scrivere solo di vicende umane "normali", perché credo sia la sua vera intenzione.

Maria Clara Rivieri

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ci sono tutti gli ingredienti del giallo poliziesco il commissario ... i suoi confidenti...il suo intuito i modi non convenzionali e ovviamente il delitto ...
le pagine scorrono velocemente... e nel finale scorre un sorriso beffardo...ma solo piacevole evasione ...

massimo pellizzardi

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avvincente

Palma Ranzo

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Circolo dei lettori
di Roma 2 “Passaparola”
coordinato da Giulia Alberico
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 A solo pochi giorni dalla pensione, il commissario Bordelli si imbatte in un caso particolare: il cadavere di una ragazza di cui non si conosce nulla, solo la causa della morte avvenuta per droga.  Il commissario non vuole abbandonare il campo prima di aver risolto il caso, che si risolverà attraverso una serie di casi fortuiti. L’ indagine, infatti, appare più un pretesto per raccontare gli ultimi giorni di lavoro del commissario: i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi rapporti con i vari personaggi in cui si imbatte, il suo vissuto, il suo amore per la letteratura e la poesia. Più che un noir, a me è sembrato un romanzo autobiografico, sia pur godibile.

Carmelina Viggiano

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Lo sviluppo del triller è modesto e scontato. Si intuisce presto chi possano essere gli autori del gesto criminale e in quale ambiente sia maturato. Gran parte del Romanzo è dedicato ai flash back,ricordi di famiglia relativi al periodo dell’Occupazione Nazista poco attinenti al fatto criminale se non per il travestimento degli assassini da Ufficiali delle SS.

Antonia Santilli