< Ribellarsi di  Giulio Dellavite (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di Ribellarsi raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Un percorso, un viaggio su di un treno immaginario la cui meta finale è il ritrovarsi. L’attenzione, la cura per se stessi e le cose veramente importanti della vita sono solo parte di questo incredibile cammino i cui punti focali sono la ribellione, la rottura e il ritorno al "conflitto" con lo scopo finale della riscoperta del bello, attorno ma soprattutto dentro ciascuno di noi.

Nadia Caruso

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Un percorso in treno di una donna che ci porta a un viaggio dentro noi stessi attraverso metafore che coinvolgono il nostro stesso corpo.
Un testo da leggere con attenzione ricco di spunti per ripensare la nostra struttura societaria

Alberto Susini

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Non sono riuscita a terminarlo, non mi sono sentita coinvolta. Ho apprezzato l’espediente narrativo, ma l’ho trovato, nella concreta realizzazione, un po’ stantio.

Valeria Fabbretti

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In questo saggio romanzato Giulio Dellavite parte dalla “decisione di trasformare una situazione paralizzante in voglia, bisogno, esigenza, opportunità di ribellarmi per rimettere insieme i pezzi”.
L’autore afferma che ognuno di noi, che sia manager o pensionato, debba “puntare su se stesso, investendo non solo sulle proprie abilità, ma sui propri valori” per vivere un’esistenza vera, viva e appagante con sé e con gli altri.
Si immagina una donna, che compie un viaggio in treno, in cui le diverse parti del corpo diventano personaggi, ognuno con una sua storia, una sua identità caratteriale, le sue idee che alla fine si incontrano. La Testa diventa una famiglia allargata: il padre è il signor Testa, la madre Bocca, i tre figli Vista, Udito, Naso. La Pancia, con la complessità dei suoi componenti, si presenta come una squadra di calcio con undici giocatori: Cuore, che è il capitano, i due Polmoni, i due Reni, poi Stomaco, Milza, Fegato, Intestino, Ombelico e Pudenda. Le Mani rimandano a una coppia, nel loro tenersi e mantenersi, supportarsi e sopportarsi. Per ultimo, un single: il Piede. In questi dialoghi, un po’ surreali, tra le diverse parti del corpo si parla di rapporti, relazioni tra le persone, ma anche di situazioni di vita reale, trattando le più diverse problematiche, dall’uso del cellulare alla complessità di educare i figli nei tempi attuali.
Tanti sono i temi trattati, forse troppi e numerosi sono gli interessanti riferimenti, musicali, letterari, storici, politici, ma quello che prevale è la citazione di testi sacri, Vangelo, Bibbia, encicliche papali, discorsi o solo citazioni, in particolare degli ultimi papi.
In questo viaggio fantastico si compie un lavoro di analisi, progettazione, elaborazione, rinnovamento, correzione, per affinare le abilità singole e portarle a una qualità migliore della propria vita, che poi ricade a vantaggio di tutti, puntando sempre «alto» per trovare «altro». L’invito è quello ribellarsi alla pigra quotidianità e di tornare al bello di venire alla luce, di ri-nascere, perché un’ecologia integrale della vita è un’esigenza dell’animo umano.
Quello che sorprende di questo saggio e che provoca un senso di straniamento è il fatto che l’autore si celi dietro una figura femminile, quando risulta palese, in molti passaggi ma soprattutto nelle citazioni religiose, che si tratta di un uomo di chiesa.

Annalisa Pilotto

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Viaggio in treno di una distinta e brillante donna, che cosa n versa con i vari viaggiatori che si alternano ad ogni fermata. Il tutto per rispondere al principio devo smontare per capire il funzionamento del tutto.

Roccangelo Tritto

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Argomenti distanti da quelli che abitualmente mi appassiono. Lettura comunque "ironica" che però non mi ha molto appassionato.

Veruska Serafini

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Giulio Dellavite è un intellettuale coraggioso, lucido nei percorsi mentali attraverso i quali guida il lettore, quanto spiritoso, nel senso di ricco di spirito, nella sua prosa vivace e a tratti provocatoria. La sua riflessione sull’ecologia umana integrale cattura il lettore che non si affatica nel seguire il ragionamento di questo monsignore, così vicino alle esigenze spirituali dei credenti, ma non solo. E lo dimostra l’eco frequente nelle sue pagine alla pandemia e alle sue risultanze, di fronte alle quali ciascuno di noi, volente o nolente, si trova quotidianamente a confrontarsi.

Roberta Barbera

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Ai miei tempi si diceva ’spirito da prete’. Erano quelle battute spiritose ma non troppo provocatorie. Questo libro mi ha fatto venire in mente quella espressione. Si muove sempre nel politicamente corretto, criticando la società contemporanea con ammiccamenti al buon senso e al bon ton. Dialoghi inverosimili. Troppe massime. Troppe sentenze. Troppi giochi di parole. Un concentrato di pareri di buone vecchie zie. In due parole: troppo pesante.

Marcello Carossino