< Sempre tornare di  Daniele Mencarelli (Mondadori)

Qui di seguito le recensioni di SempreTornare raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Ho trovato questo libro molto dettagliato e le esperienze che il protagonista scopriva, in comune con le persone che incontrava, ben spiegate e rendevano bene l’aspetto emotivo vissuto dai personaggi. Il libro è lungo ma dettagliato

Jessica

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Romanzo intimo, di incontro con se stessi per capire cosa ne sarà della vita fra varie peripezie e incontri con personalità di vario genere. Scritto energico e potente se si vuole fare breccia sui solitari, sui folli e sugli sconfitti dalla vita.

Maria Elisabetta Panico

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Mi è piaciuto; sia l’espediente che fa scattare la storia, sia la forma quasi di dialogo interiore, sia lo stile lineare sono elementi che contribuiscono a rendere il libro gradevole e scorrevole alla lettura.I viaggi di formazione sono sempre terreno d’indagine nell’animo umano, non solo del protagonista. In questo libro poi sono anche i luoghi ad essere personaggi, molto ben tratteggiati.

Marina Tornaghi

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Non conoscevo i romanzi di Mencarelli. Ho letto la sua biografia: un poeta e ho trovato molto poetico il suo romanzo "Sempre tornare". Un mitico viaggio in autostop si sarebbe potuto immaginare sulla Route 66 o con un coast to coast, invece il viaggio di Daniele, il protagonista, ha una dimensione ridotta, ridotta sia come distanza che come durata, ha l’andamento di un diario. Mi sono affezionata ai personaggi "positivi" che ha incontrato e ha lasciato, un po’, come lui, ho sofferto il distacco, ma bisognava andare avanti perché il tempo a disposizione per "tornare" intanto passava; ogni volta mi chiedevo come avrebbe potuto mai ritrovare nella vita i vari Enrico, Annamaria, Alberto, Veleno. Improbabile alla fine l’incontro casuale in stazione Termini con Emma, l’amore incontrato e non dichiarato, ma ci voleva quell’incontro. Bellissimo il finale, con il ritorno a casa, passando sul ponte di Ariccia e l’incontro con la mamma, il compimento del viaggio di Daniele.

Patrizia Proietti

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Una bella scrittura, fresca, scorrevole che unita alla trama invoglia alla lettura

Barbara Delfino

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Racconto di un viaggio solitario di un ragazzo di 17 anni che, lasciati gli amici, decide di tornare solo, in autostop e senza soldi dalla Romagna a Roma. Prosa molto scorrevole e precisa, si susseguono situazioni molto varie che consentono all’autore di raccontare, scendendo nel profondo, differenti stati d’animo e differenti e variegate personalità. Ottimo libro che apre alla meditazione.

Pasquale Scapicchio

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Pontedera “LaAV”
coordinato da Maria Rolli
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Un romanzo di formazione, un racconto del passaggio dall’adolescenza all’età adulta con tutte le domande tipiche di quell’età: chi sono, cosa voglio, cosa provo e come esprimere tutte le emozioni provate. L’incipit scoppiettante, i dialoghi mimetici in un inconfondibile dialetto romano, ci fanno subito conoscere il protagonista e la voce narrante del racconto: Daniele. Un ragazzo diciassettenne che decide di trascorrere le due conquistate settimane di vacanza da solo, lasciando a Rimini gli amici e tornado a casa, ai Castelli Romani, facendo l’autostop. Un viaggio on the road all’insegna dell’avventura per sentirsi grande, per dimostrare agli altri e a sé stesso di non essere uno sfigato. Siamo nel 1991, quando ancora l’autostop era consentito e quando non c’erano ancora i cellulari. Lungo il percorso Daniele incontrerà moltissime persone, una carrellata di umanità incredibile che gli farà scoprire molto di sé e degli altri, catapultandolo nel mondo adulto che in fondo non ha poi tutte le risposte che uno si aspetterebbe. Il ritmo del racconto si perde strada facendo, ma ha un picco verso la fine quando accade qualcosa di inaspettato che mette in pericolo Daniele. Come ogni viaggio dell’eroe che si rispetti ogni difficoltà viene superata e Daniele torna finalmente a casa. La scrittura è piacevole, ma funzionano di più i dialoghi rispetto al racconto in prima persona del protagonista nel suo flusso di coscienza con le tipiche frasi brevi. 

Maria Rolli

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“Vivrò tutta la vita che verrà con un punto fermo.
Ogni viaggio mi riporterà a casa.
Lontano da casa, per sempre, morirò.
Potrà essere questa che ho di fronte, o un’altra, non importa, va bene anche la casetta di mattoni in mezzo alla discarica di Rignano. Purché ci accolga e protegga.
Ma ogni viaggio deve prevedere un ritorno, altrimenti non è viaggio, è randagismo.”
Questa è  la riflessione di  Daniele, diciassettenne, al ritorno da un lungo viaggio fatto tramite autostop che lo ha condotto dalla Romagna fino a casa a Roma.
Sono  tanti gli incontri avuti e tutti lo hanno  arricchito e portato ad una crescita esistenziale importante nella sua vita di adolescente.
Mencarelli  sa trattare questi argomenti  con  maestria e conoscenza, tanto da pensare che sia un romanzo autobiografico.
Io sono una patita dei “titoli di coda” e ho apprezzato i Ringraziamenti che l’autore ha voluto esprimere: garbati e affettuosi, come credo che sia nella sua natura

Lucia Carboni

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Circolo dei lettori
di Roma 6 "Barbara Cosentino"
coordinato da Cecilia Gabrielli
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Fare una recensione di un libro di Mencarelli è una operazione frustrante.
Sai già di essere inadeguato, sai già che non potrai mai riuscire a rendere la completezza e la profondità del suo messaggio.
“Sempre tornare” è un libro sulla vita. La sua, la nostra.
Quello che è narrato come il viaggio di un adolescente in cerca di sé, è in realtà una immersione nell’umanità che circonda tutti noi.
Insieme al protagonista il lettore beneficia di questo bagno salvifico fatto di ammirazione per il bene e comprensione per il male, affinché quest’ultimo non diventi parte di sé.
Sullo sfondo la bellezza, rappresentata dalla essenzialità della natura, dalla purezza del mondo animale, ovvero da tutto quanto ci richiama a sé. E’ tuttavia necessario essere pronti a vederla, ad ascoltarla e dunque a farne parte, nonostante i limiti e le fragilità che ci appartengono. Daniele, ancora una volta, grazie.

Giuseppe Maria Mezzapesa

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"Sempre tornare" di Daniele Mencarelli completa la trilogia a ritroso iniziata con La casa degli sguardi e proseguita con Tutto chiede salvezza. Magari si può partire da questo e tornare al primo, sarà bello e comprensibile ugualmente. La poesia che anima Mencarelli pervade tutti e tre i libri.

Giovanna Taffetani

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Autobiografico dall’inizio alla fine. Daniele ha diciassette anni ed è in vacanza a Rimini con gli amici, dopo una serata storta decide di intraprendere il viaggio di ritorno verso Roma da solo, on the road,  con l’inconveniente di aver dimenticato documenti e soldi. Con una settimana a disposizione per tornare, dovrà accettare di chiedere agli altri quello di cui ha bisogno, ma se chiedere cibo e un tetto per la notte è difficile all’inizio ma poi viene quasi naturale, disporsi ad  aprire l’animo agli altri può cambiarti la vita. Potente e sincero, un libro che parla di volti, storie, umanità e di quanto è bello dopo un viaggio tornare a casa.

Tiziana Calvitti

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Il romanzo scorre veloce lungo la strada, un percorso  di formazione che, scandito dal romanesco accennato più che accentato,  si perpetua in una serie di incontri generazionali. Ecco che gli anni 90 sono già un rimpianto dei 70, un’avventura più idealizzata che vissuta, una nostalgia della nostalgia, il popolare che si fa borghese, la tolfa che diventa valigia. E’ il mondo delle lire e del telefono a gettoni, un mondo che trasuda semplicità, sapori di fine millennio alla ricerca di tradurre “l’ogni scelta e’ opera mia” passando dal giudizio “Maradona non lo perdono” agli “animali sanno”. L’acqua disseta e purifica.
Il segreto: alleggerire il bagaglio. Il protagonista lo fa tappa dopo tappa.
Due romanzi diversi come struttura e scrittura, mi è piaciuto di più il gioco intellettuale di Conte; il suo Dante,  sorta di Midnight in Paris  al contrario,  rimane più strutturato e meno scontato del protagonista del romanzo di Mencarelli che mantiene comunque, come punto a suo favore, la struttura classica  e  più ampia del romanzo di formazione.

Stefano Carlino

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Al netto di quel che può fare di frammenti autobiografici un romanzo di formazione, affiora nella scrittura la stoffa del poeta, quale Mencarelli è: nell’accostamento delle parole, nei corti circuiti prodotti, nell’impiego di metafore e attrezzi vari (compreso l’uso degli spazi bianchi) del discorrere in versi. Si legge d’un fiato, incalzante, mai noioso. La coda di un’estate tanto desiderata, carica di attese, arsa e consumata on the road su italici sentieri, bringing it (almost, aggiungerei) all back home: il dramma inevitabile di un’adolescenza orante.

Giorgio Sironi

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Poco più che adolescente, Daniele va in vacanza con i suoi amici. La meta è quasi scontata per un diciassettenne degli anni ’90, la riviera romagnola con la sua frenetica vita notturna. Tuttavia, il nostro protagonista non cerca questo, vuole un’esperienza di pura libertà. Così Daniele lascia gli amici per intraprendere un viaggio in autostop fino a casa, nella provincia romana. Con un racconto coinvolgente e ricco di riferimenti autobiografici, l’autore ci accompagna in un viaggio fisico e insieme spirituale, che si rivelerà un percorso di formazione che porterà Daniele a entrare in contatto con un’umanità multiforme, tra esperienze positive e momenti di tensione.

Antonio Ciccone

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Bel viaggio. Facile da leggere ma non per questo banale, anzi, denso di contenuti e di parole su cui l’autore gioca e lascia giocare il lettore. Un viaggio per il protagonista un viaggio per il lettore, un viaggio dentro tante vite, un racconto dei luoghi che con pochi dettagli si conoscono o riconoscono, non solo geograficamente ma nei loro vissuti. Una storia in cui sono raccontate con levità ma non con superficialità anche le parti più crude e dure. Un viaggio che intraprendi con il protagonista in cui ogni volta vorresti riprenderlo con lui per non finirlo e non finisce perché, come dice alla fine, “il viaggio è appena cominciato”. Coinvolgente, credo che lo avrei scelto sugli scaffali della libreria.

Gianfranca Errica

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È un libro che ti rapisce, i periodi brevi che si susseguono rendono la lettura leggera ma movimentata, aiutata anche dai dialoghi; solo le prime pagine possono risultare lente.
Un’opera storica oltre che biografica dove viene espressa perfettamente la vita degli artisti rivoluzionari sovietici attraverso Marija e i suoi colleghi. Rivela una parte della storia che non è composta da date e trattati ma da persone e sentimenti.
Una lettura che racconta tanto attraverso la vita di una persona, la quale se ha stregato con la sua musica prima riesce anche a stregare con la sua storia ora.

Lorenzo Balderi

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Errore

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Ho trovato le oltre duecento pagine da me lette di “sempre tornare” davvero detestabili. Quanto è irritante questo Holden Caulfield de’ noantri, sempre alla ricerca della frase pregnante che mondi possa aprirci, lui e il suo buonismo appiccicoso! Al punto che mi sono spinto così avanti nella lettura solo nella cocciuta speranza che, prima della fine, gli potesse accadere una qualche orribile disgrazia.

Pier Fausto Pon

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Una scrittura scarna, quasi evocativa, giovanile, ma consapevole, per raccontare un viaggio come occasione di crescita, la ricerca di sé per diventare adulto.

Nicoletta De Angelis

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Un libro che è un viaggio,  che sembra un film sugli anni 80, dove il susseguirsi degli avvenimenti ricorda i film ad episodi tipici di quegli anni.
Un panorama di varia umanità, dove il protagonista incrocia solitudine, disperazione, gratitudine e umanità.
Per poi scoprire, come dice nella parte finale del libro:
“ogni viaggio deve prevedere un ritorno, altrimenti non è un viaggio, è randagismo”
Credo che questa frase colga il sunto completo del libro e del suo intento.

Stefano Setti