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Scrittura di atmosfera che miscela in modo suggestivo l’esperienza dell’autore e le vicende rievocate
Domenico Straini
P.S. Mi piacerebbe sapere
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Il libro fa rivivere l’inferno dei campi di battaglia delle prima guerra mondiale attraverso i luoghi e le memorie di scrittori e poeti che, partiti con l’entusiasmo dei volontari, hanno incontrato gli orrori della guerra in un mare di fango in cui il dolce terreno ondulato delle Fiandre si era trasformato in 4 anni di guerra di trincea.
Mi ha particolarmente affascinato l’approccio che lo scrittore-fotografo ha adottato descrivendo i luoghi delle vicende belliche ripercorsi oggi per un periodo di quattro anni, come cento anni fa.
Antonio Cattolico
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Un pellegrinaggio laico nella tormentata terra delle Fiandre,teatro di una delle pagine più drammatiche della Prima Guerra Mondiale,con scontri violentissimi fra Alleati(francesi,inglesi,canadesi,ma anche australiani)e austro-ungarici;si arriva fino all’uso(vietato dalla Convenzione dell’Aja)di gas insufflato nelle trincee per preparare il terreno all’artiglieria.L’Io narrante esplora i magnifici scenari della zona del Saliente(regione di Ypres)avendo cura di collegarli ai tragici fatti di sangue:cimiteri di fanti delle varie nazionalità,trincee,cippi che rimandano alla memoria di cento anni fa.La bellezza dei paesaggi descritti dall’Autore,in gran parte violentati dalla guerra,contrasta in modo straziante con la tragicità dei fatti narrati.Una nota di speranza viene evocata dall’incontro inaspettato e quindi ancor più commovente fra le truppe nemiche nel Natale del 14:scambio di poveri doni,canzoni natalizie intonate dai soldati e finanche una incredibile partita di calcio fra le trincee per suggellare la scoperta di trovarsi fratelli anche in una guerra.L’Autore si chiede che sarebbe successo se questo fantastico comportamento dei belligeranti fosse stato reiterato anche nei giorni successivi e in quelli ancora a venire.Purtroppo non sono i poveri soldati-carne da cannone a decidere,ma i sempiterni Stati Maggiore.Morale amarissima,trasferibile interamente nei nostri attuali tragici scenari.
Paolo Altea
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Il testo descrive le lunghe camminate dell’autore nei luoghi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, in Belgio, durante i quattro anni del centenario del conflitto. Il percorso, le tappe e gli incontri di questo “pellegrinaggio” forniscono all’autore l’occasione per il racconto della grande guerra, dei suoi protagonisti e della sua barbarie. Inoltre, il testo è arricchito dalle fotografie dei luoghi, realizzate dallo stesso autore - che è un fotografo. Rimane solo sullo sfondo e poco chiaro il motivo o il senso del viaggio e di questo peregrinare. Il libro è nel complesso interessante e di piacevole lettura, per quanto a tratti possa apparire come un mero diario di viaggio.
Renata Abicca
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E’ l’itinerario lungo i luoghi della Prima Guerra Mondiale combattuta sul fronte belga, percorso con l’intento di rinvenire, proprio lì dove si sono svolte, le vite di quanti vi combatterono e la persero, da ambedue gli schieramenti. Gli assalti contro il fuoco nemico, le trincee, il fango, la privazione di tutto e la prospettiva dell’attacco successivo, mortale per molti e, poi, il ricordo di quelle tragiche azioni belliche con i cimiteri, le lapidi e le costruzioni, nei luoghi dove erano avvenute, a memoria perenne per tutti i successori. Il tutto narrato con gli occhi di chi vuole avvicinarsi il più possibile ai sacrifici vissuti dai protagonisti, spesso giovinetti entusiasti, animati da furore ideale e patriottico, immediatamente spento dall’orrore della realtà. Ecco la ragione per la quale l’autore si sposta a piedi, coprendo notevoli distanze, anche in quando le condizioni meteorologiche avrebbero invogliato chiunque altro a compiere scelte di diverso tipo. La narrazione scorre piacevole; sempre ricca di riferimenti, sia ad altri autori che scrissero di guerra sia a quanti, col proprio pensiero, potessero contribuire con un riferimento pertinente.
Ludovico Capece
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I nonni di mia moglie e mio padre erano " Sassarini" nella guerra 15/18 e i loro sentieri erano di fango ma il più delle volte di neve e ghiaccio. Tante storie vissute ,tanti compagni sepolti ad Asiago, tanti tristezza ma la grande voglia di tornare e riprendere il lavoro nelle nostre campagne.
Questo libro mi ha commosso perché mi ha ricordato i cari che non sono più con noi.
Scritto bene e con attenzione ai particolari per meglio comprendere le situazioni reali di chi ha vissuto quei periodi.
Ottimo.
Antonio Todde
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SentieriDiFango
Viaggio dal sapore gucciniano,prevale inesorabile la forma narrativa, immaginifica, poetica. I paesaggi della non-guerra, percorsi interiomente e camminati estate e inverno. Dettagliatissima documentazione storica e geografica. E musicale e fotografica. Una notevole antologia.
Michela Compiano
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Un racconto meticoloso e dettagliato dei luoghi in cui si svolse la Grande Guerra, da Ypres a Passendale nei campi di Fiandra. Ricco di citazioni, stralci di scritti e testimonianze del periodo, il raccondo rende vivida la descrizione di una guerra spaventosa, avvilupata in fango, melma e gas tossici, ed aiuta il lettore a non dimenticare.
Lorenza Schiaffino
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Sentieri di fango di Michele Spagnolo riesce a restituire il fascino dei luoghi che attraversiamo quando ci accorgiamo della storia di cui sono stati testimoni. Magicamente i paesaggi non ci raccontato solo il presente, ma ci mettono in connessione con il passato. Tanto più in questo caso perché non si tratta di un passato personale, ma di eventi che costituiscono una parte importante della storia europea e mondiale.
Luigi Verducci
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molto bello e coinvolgente per me appassionato di libri e film di guerra.interessante il legame tra il racconto di una grande battaglia della prima guerra mondiale ed il percorso da camminatore sui luoghi dove si è svolta
Oreste gabbanelli
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Ho visto le trincee, il Barone Rosso, il fango nelle scarpe. Ho sentito il boato delle bombe e il canto di Natale. Ho provato freddo, umidità nelle ossa. Gocce di pioggia sul mio volto.
Questo libro non è "solo" un saggio che approfondisce il "Saliente" di Ypres nelle Fiandre, uno dei luoghi più martoriati durante la Prima Guerra Mondiale .
Questo libro è pura poesia.
Sara Di Paolo
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Santoro , fotografo e scrittore, ha percorso a piedi tutto il territorio attorno ed all’interno del "saliente" di Ypres. Il "saliente" in gergo militare è una porzione di territorio protesa in territorio nemico, quindi attaccabile su tre fronti e difficilmente difendibile.
I feroci combattimenti che si sono susseguiti e le durissime condizioni, fanno si che quello di Ypres sia il "saliente" per antonomasia.
Porta con sè oltre alle macchine fotografiche anche dei libri : "Nelle tempeste di acciaio di junger", " Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque",
"Viaggio al termine della notte di Celine" , " Addio a tutto questo di Graves" , scrittori che hanno combattuto e sono sopravvissuti. Dà l’impressione di cercare in ogni punto del territorio tracce di scrittori e poeti; è affascinato dai versi scritti dai tanti poeti, anche di poche poesie, caduti in battaglia. Conosciamo così Ledwidge, Evans , Gurney ed altri.
Stimolato da queste letture inizia a scrivere poesia Haiku ( 3 versi. Tradizionalmente 5-7-5 le sillabe dei 3 versi).
Questo saggio è un libro di foto in cui l’immagine è sostituita dalle parole che descrivono minuziosamente le stradine percorse, il paesaggio, le piccole cittadine, i luoghi dove riposano tanti giovani caduti in una guerra crudele ed insensata.
Ma nel racconto ci si perde. Amo molto la poesia e ne ho lette di belle tra quelle citate, ma ho dovuto inseguire tra le righe la storia di Ypres e la sua importanza.
Perche i pochi chilometri quadrati del "saliente", costati agli inglesi 5000 uomini al mese, vengono citati come o più di Verdun , della Marna o delle Somme?
L’uso dell’Iprite nella notte del 12 luglio 1917, segnò l’inizio di una nuova fase della guerra chimica.
L’Iprite ( chiamata "mustard gas" dagli inglesi, per il suo caratteristico odore che ricorda la senape) rappresentava un aggressivo quasi perfetto; a nulla
servivano le maschere antigas fino ad allora usate contro il cloro o il fosgene, attraversava le protezioni di gomma ed induceva su tutto il corpo lesioni dolorosissime e mortali. Era iniziato il cammino verso la messa a punto del Cyclon B che ha sterminato milioni di ebrei e dei gas nervini.
Un piccolo suggerimento. Ai libri citati da Spagnolo, tutti bellissimi aggiungerei :
"Fino all’ultimo uomo di Manning" e "Orizzonti di gloria di Cobb"
Francesco Manzo
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Confesso di non aver terminato la lettura, l’argomento trattato, le vicende belliche in particolare, non è tra i miei prediletti. Ho apprezzato tuttavia il valore che l’autore assegna al “viaggio”, nei suoi più vari significati, come alla memoria, motivo portante della narrazione.
Roberta Barbera
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Viaggiando nel presente lungo alcuni dei luoghi in cui si combatterono molte cruciali battaglie della Prima Guerra Mondiale, Michele Spagnolo ci conduce in un vero e proprio salto nel tempo indietro di un secolo. Narrandoci episodi singolari, talvolta noti e leggendari, in altri casi sconosciuti e sorprendenti, riesce a farci calare e immedesimare con chi visse gli orrori del tremendo conflitto di poco più di un secolo fa.
Domenico Geria
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Un diario di viaggio scritto oltre cento anni dopo gli eventi che ricostruisce, cercando di cogliere l’essenza di quei luoghi, tra ricordi e paesaggi trasformati per sempre dalla guerra. Da leggere assolutamente.
Emanuele Rizzo
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Bertolini Maurizio