< Sofocle Antigone e la sua follia di  Eugenio Borgna (IlMulino)

Qui di seguito le recensioni di SofocleAntigoneELaSuaFollia raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il tema della gioia perduta. Chiara l’esposizione, riflessioni argute dell’autore che rendono l’emozione che lui vive nel raccontare la tragedia.
Infelicità per errori commessi per troppa precipitazione. La morte volontaria è un grande tema della tragedia di Sofocle . Il suicidio al femminile (Antigone) contro l’insensibilità maschile
(Creonte). I richiami a Zambrano, Weil: mirabile il paragone tra il suicidio di Antigone e quello della Weil, la morte di Antigone richiama quello di Giovanna d’Arco. La modernità della tragedia di Sofocle è sempre rimarcata dall’autore che è un noto psichiatra. La tragedia per parlare del vivere e del morire del senso e non senso della vita, della follia del suicidio, dell’amore il confronto con le questioni radicali dell’esistenza. L’autore riesce con la sua scrittura semplice ed evocativa a creare in me un grande interesse verso Antigone.

Gennaro D’Agostino

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Più che un saggio, il testo è una lunga prefazione all’Antigone di Sofocle che è pubblicata in fondo nello stesso volume. L’autore - noto psichiatra - propone una lettura dell’Antigone incentrata sulle emozioni dei diversi protagonisti, che ne motivano le scelte nel corso della tragedia. I pensieri e le riflessioni estemporanee dell’autore sono poi arricchiti da brani di poesia e filosofia. Alla fine della lettura, la sensazione è che l’autore non aggiunga molto di più a quella stessa critica letteraria e filosofica dell’Antigone che lui stesso cita ripetutamente. Non si coglie inoltre la peculiarità dello "sguardo" sull’opera dello psichiatra, neppure su temi d’interesse delle scienze psichiatriche, che appaiono solo accennati (il suicidio, la pandemia, etc.).

Renata Abicca

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Interessante

Margherita Falzone

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Il tempo delle Mani Pulite è un saggio che assomiglia ad un triller poliziesco.
Si legge come un romanzo, avvincente e scritto effettivamente come un vero giornalismo di inchiesta.
Tutto il percorso letterario di fa ripercorrere le tappe di un momento essenziale della vita italiana e di conoscere un periodo quasi dimenticato da chi c’era e sconosciuto da chi non c’era.
Purtroppo la fine lascia l’amaro in bocca per come anche in questo caso l’Italia non abbia saputo gestire questa occasione per una vera opportunità di cambiamento.

Andrea Borghi

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Rileggere "Antigone" di Sofocle con le riflessioni dello psichiatra Borgna che si avvicina ancora una volta a questo testo piû che classico non con gli strumenti ermeneutici della psichiatria clinica ma tramite l’umanistica psichiatria fenomenologica con cui cerca di ricostruire l’esistenza di Antigone e trovare in questa complessa e dolorosa creazione letteraria le grandi emozioni esistenziali di tante altre opere di epoche diverse. Borgna cita Steiner, Leopardi, Rilke, Weil, Nietzsche, Hillersum, tratta di emozioni, metafore, testi poetici, passi di filosofi e filosofe, autobiografie, proponendoci una versione piû ampia di questo testo, al di là della lettura classica del conflitto tra leggi dello Stato e leggi del cuore; Borgna in Sofocle trova spunti per considerazioni su amore fraterno, solitudine e dialogo , femminile e maschile; le pagine piû interessanti sono a mio avviso quelle su morte e suicidio: Antigone si aspetta che Creonte la punisca con la morte, ma non in un modo tanto crudele e disumano da farle preferire uccidersi: lo psichiatra Borgna vi ritrova i tratti della solitudine e dell’angoscia che ha visto travolgere sue pazienti fino al suicidio, in risposta all’insensibilità maschile; Antigone si impicca, non sfigura, non lacera il suo corpo come farebbe un maschio, rinuncia ad una vita silenziosa e solitaria diversa dall’altrove intravisto, desiderato ma mai raggiuntoe raggiungibile solo morendo.

Franca Nicolais

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Come in altri brevi testi di Eugenio Borgna, il punto di vista è originale e le suggestioni sono numerose.
Conosco molto bene la tragedia greca e quelle di Sofocle in particole Nelle intersezioni di Antigone con la quotidianità se nel caso del potere e nella citazione di Steiner “Creonte è uno di quegli uomini che invecchiano, che raccolgono nelle loro mani sempre più vecchie gli
strumenti del potere politico, grazie alla loro capacità di far morire separatamente i giovani», mi sembra che non solo nell’oggi la riflessione sia condivisibile, nel rapporto con la pandemia mi è sembrato forzato.
Comunque a prescindere, Borgna è sempre da leggere e meditare.

Salvatore Ivan Raffaele

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Non ho fatto studi letterari e non avevo mai letto nessuna tragedia greca. Con questa premessa ho pensato che avrei fatto molta fatica a leggere questo saggio. Invece la lettura si e’ rivelata leggera e piacevolissima. L’autore, essendo uno psichiatra, e’ riuscito a portarmi nella parte piu’ profonda dei personaggi, cogliendo tutte le sfumature psicologiche che li caratterizzano, con una esposizione molto chiara. Mi ha fatto venire voglia di leggere la tragedia. Con grande piacere quindi, l’ho trovata allegata al libro. Non sarei riuscita a leggerla e comprenderla a fondo se non avessi prima letto questo bellissimo saggio.

Fabiana Benedetti

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L’autore scompone la tragedia di Sofocle, rivelando frammenti di storia tragicamente attuali, che toccano
la nostra esperienza e il nostro vissuto. Dove si colloca il confine tra follia e lucidità? Quale strada del
cuore sceglieremmo di intraprendere se ci trovassimo a un bivio della vita? Un meraviglioso approfondimento sulle emozioni umane, sull’amore e le reazioni ad esso, sul linguaggio della tragedia che, perfettamente, muove al sentimento.

Monica Sacchetti

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Ho apprezzato l’attualizzazione che Eugenio Borgna compie nei riguardi della tragedia di Sofocle. Una lettura e rilettura in chiave psicoanalitica e sociale, che ci rende Antigone e gli altri personaggi particolarmente vicini. Questa operazione mi ha sorpreso, soprattutto riflettendo sul fatto che l’opera è stata composta nel 442 a.C. e che quindi, a prima vista, può sembrare portatrice di istanze molto lontane dal nostro sentire.

Anita Fiorin

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Quella proposta da il Mulino con Antigone e la sua follia è un’interessante edizione della tragedia greca, in cui il testo di Sofocle è preceduto da un commento di Eugenio Borgna che procede attraverso la lente delle emozioni: "Le mie emozioni, e quelle che vorrei riconoscere nelle protagoniste e nei protagonisti della tragedia, saranno dunque le aree tematiche delle mie riflessioni". Il commento è utile anche come traccia per la scoperta dei testi più significativi sulla figura di Antigone, da Simone Weil a George Steiner passando per Maria Zambrano, ma il pezzo forte del saggio rimane la riproposizione della forza incredibile del testo di Sofocle nella traduzione di Raffaele Cantarella.

Luigi Verducci

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Sicuramente l’autore oltre che una grande passione per il suo lavoro dimostra anche una grande passione per la tragedia di Antigone. Oltre questo, per me, nessuna emozione particolare (oltre le prime pagine che promettevano un viaggio molto più interessante). È un libro che faccio an he fatica a definire il che nn ho amato assolutamente.

Gianni Vacchiano

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L’autore riflette sulla tragedia di Antigone, facendo spesso dei parallelismi col suicidio di Simone Weil e col sacrificio di Giovanna d’Arco, provando a rileggere la tragedia con gli strumenti della psichiatria.
Non conoscevo la storia di Antigone e ho gradito molto che all’inizio del libro ne viene fatto un riassunto.
Il libro non è di facilissima lettura perchè lo stile narrativo è piuttosto forbito. Interessanti alcune riflessioni, però mi da l’impressione che sia un testo “tirato un po’ per le lunghe”.

Cinzia B.

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Scelgo questo solo in onore ad Antigone. Ma purtroppo non ho fatto in tempo a leggerli. Scusatemi

Claudio Oscar Moschini

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E’ quasi un esercizio metafisico calarsi in questo saggio di Eugenio Borgna. Attraverso quella che probabilmente è la tragedia più bella e più sociale di Sofocle, lo psichiatra, senza mai perdere di lucidità e brillantezza, la scompone per poi declinarla nelle parole di Weil, Zambrano e degli intellettuali che l’hanno amata. Come scrive Borgna, Antigone è la tragedia più contemporanea perchè "ci confronta senza fine con le questioni radicali della vita, e in particolare con i temi che hanno a che fare con la libertà nelle scelte e nell’ascolto delle infinite ragioni
del cuore, che in vita sono non di rado svuotate
di senso dalla ragione calcolante". L’eterna dicotomia tra le leggi del cuore (agrafoi nomoi, le leggi non scritte, come le chiama Sofocle) e quelle dello Stato, che nella loro durezza, non lasciano margini di trattativa. E’ così il coraggio di Antigone, fino a trascendere nella follia - come afferma Brentano "la follia è la sorella sfortunata della poesia"- porta la figlia di Edipo ad una morte autoindotta per sfuggire da una vita maledetta dal fato. Un libro bellissimo, forse il migliore nel quale sono incappata in questa avventura come giurata di Robison.

Maria Gabriella Giacinto

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Nella sua introduzione a questa nuova traduzione dell’Antigone, Borgna esprime numerose interpretazioni interessanti. La prima è proprio la proposta di affrontare le tematiche della tragedia a partire dalle emozioni che essa suscita - e dunque volontariamente spostando "l’elefante nella stanza" sempre presente quando si parla di Antigone, che è il sempiterno conflitto tra morale interiore e leggi dello Stato. Borgna si chiede se sia possibile approcciarsi a questo problema non dal punto di vista della schietta razionalità civica o individuale ma, appunto, dal punto di vista emotivo. Mi sembra una proposta interessante e degna di futuri approfondimenti, così come quella sull’analisi della "follia". Mi piacerebbe leggere qualcosa di più approfondito sui precisi passi della tragedia e sulle parole utilizzate, sulla loro etimologia che sarebbe da sola in grado di rivelare moltissimo (come sempre accade). Lo stile è un tantino ingarbugliato e spesso i contenuti si ripetono.

Annalisa Molfetta

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Eugenio Borgna, con Sofocle, Antigone e la sua follia, compie una disamina articolata della tragedia di Sofocle. L’opera appartiene all’universo di Edipo e della città di Tebe: un mondo fra i più celebri dell’Antica Grecia, dove l’unione di valori culturali, umani, mitici ed epici ci hanno consegnato opere di una profondità di pensiero quasi contemporanea. L’autore, attraverso il mezzo della psichiatrica, analizza le emozioni scaturite dalla lettura della tragedia di Antigone. Ciò avviene attraverso un dialogo duplice, da una parte gli stati d’animo di questa figura mitica, dall’altra l’io interiore dello scrittore-psichiatra. I temi sono molteplici e mostrano l’enorme sfaccettatura di costruzione drammaturgica attuata da Sofocle. Fra questi troviamo:
- Il tema della morte: la tragedia è costruita su questo argomento, che si diffonde in tutta la rappresentazione. Un corpo lasciato insepolto diventa generatore di morte; lo scontro tra il volere degli dèi e la legge porta all’azione barbara della condanna di Antigone, per mano di Creonte.
- Il tema del potere: Creonte ne incarna il suo esercizio più degenere. La punizione post mortem – una damnatio memoriae – contro il “nemico” Polinice è un evento sconvolgente che non può restare impunito. Qui si costruisce l’opposizione di Antigone e di Emone, il figlio di Creonte. Il giovane fidanzato di Antigone implora la grazia, ma il padre insegue il suo proposito senza guardare in faccia nessuno. La scelta scellerata porterà al suicidio Antigone, Emone, e poi Euridice, sposa di Creonte e madre di quello sventurato amato.
Ho apprezzato molti aspetti di quest’opera, il metodo analitico dove si alternano l’emotività e la ragione; come anche l’avvalersi del commento di grandi autori, da Leopardi a Simone Weil fino a María Zambrano. Tuttavia, l’opera non ha incontrato completamente il mio gusto. Resta, invece, sempre valida, ancora oggi, la continua analisi della tragediografa – e drammaturgia – antica e, in particolare quella greca.

Valerio Mannucci

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Una guida alla lettura dell’ "Antigone" di Sofocle, un’analisi dell’opera attraverso gli occhi dell’autore/psichiatra, con richiami alla biografia di Simone Weil e precedenti analisi dell’opera da parte di Maria Zambrano e Steiner.
Un analisi strettamente personale e una lettura piacevole e ricca di spunti per chi vuole affrontare la lettura di Sofocle o lo ha già fatto.
La parte finale del libro riporta il testo integrale della tragedia.

Marco Mirabella

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Nel saggio, corredato da illustrazioni significative, “Stupor Mundi - la storia del Mediterraneo in trenta oggetti” edito da Rizzoli, l’autore Paolo Guglielmini esplora la storia del Mare Mediterraneo le cui coste hanno visto, nei vari secoli, un succedersi di mescolanze di popoli e culture che hanno creato un grande laboratorio di incroci e di osmosi.
Come dice l’autore nella presentazione, da qualunque punto cardinale siano arrivati, coll’andar del tempo i popoli sono diventati “altro” influenzandosi in nuovi contesti.
“Stupor Mundi” s’ispira proprio a chi è stato definito tale: Federico II° di Svevia. Questo imperatore riuscì ad attorniarsi a Palermo, da grande mecenate quale fu, da una corte di intellettuali, provenienti da ogni dove, che rappresentavano religioni e culture le più disparate.
Questa mescolanza di vite e d’idee che noi abbiamo conosciuto studiando il Medioevo è molto, molto più antica.
Le coste del Mediterraneo furono punto d’incontro di Egiziani, Fenici e poi Greci, Etruschi, Italici, Romani e Germanici fino a Slavi e Turchi.
Questo libro presenta un viaggio lunghissimo alla ricerca dell’identità comune a tutti i popoli del Mediterraneo partendo dalla presentazione di trenta oggetti che sono esposti al museo archeologico di Napoli.
Essi sono capaci di condurre il lettore indietro nella storia e far vedere come essa si ripeta facendoci alla fine riflettere sul chi siamo e da dove veniamo.
Il lettore capirà attraverso la presentazione iconografica e didascalica delle trenta opere quanto immensa è la cultura nella quale siamo ora immersi.

Paola Costeniero