< Solo una canzone di  Roberto Livi (MarcosYMarcos)

Qui di seguito le recensioni di SoloUnaCanzone raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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L’io narrante, senza nome, cameriere nel ristorante appartenuto al padre, è così candido e ingenuo da sembrare idiota, è stufo di tutto ma ancora profondamente generoso e attento agli altri. Si trascina in una vita penosa guidato da un sogno: concludere la canzone che ha già̀ in testa, allora forse tutto cambierebbe. Ma il ritornello non viene, non è mai il momento giusto.
Narrazione tragicomica di una vita che ripete se stessa all’inseguimento di un sogno irraggiungibile che le darebbe significato. Un libro sull’infelicità e sulla ottusa speranza di superarla inseguendo obiettivi mal posti o irrealizzabili. L’unico apparentemente felice è Saverio, che aiuta nel ristorante, figlio di un incesto tra fratello e sorella e per questo ritardato mentale. Malato “criptogenetico” ringrazia sempre e comunque il Signore perché potrebbe andare peggio.
Il linguaggio colloquiale, le espressioni dialettali, i dialoghi surreali, l’ironia, creano un rapporto profondamente confidenziale tra il protagonista e il lettore e rendono ancora più struggente una storia già tenera e straziante.
Molto divertenti alcune invenzioni narrative come la lettera d’amore del protagonista ad Agnese tradotta in lingua zulu, o le lezioni col maestro di musica in pigiama.
E un rimpianto: non poter essere nella testa del protagonista quando pensa e canta le note della sua canzone. Racconta il paesaggio sonoro nel quale si muove, noi leggiamo le parole che lo descrivono (FA, DO, SI...) ma non riusciamo a p

Tullia Roghi

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Nonostante manchino diverse pagine (da 100 a 166) è stata una piacevole lettura: semplice, divertente ed a tratti malinconica. Leggendo il romanzo aumentava la mia curiosità nel vedere se il protagonista alla fine riusciva a riscattarsi (se possibile chiedo di ricevere le pagine mancanti per poterlo leggere tutto).

Rosanna Palumbo

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Rispetto a "La Bella Indifferenza" c’è più ironia e qualche volta si sorride. E’ per questo che ha ottenuto il mio voto. Scritto in prima persona, mi è risultato più facile simpatizzare con il protagonista. Anche qui una storia di un alienato che non è capace di relazionarsi con la gente e che alla fine decide di chiudersi nel suo gelo solitario. L’autore mescola abilmente le carte anche se la cella del frigo alla prima descrizione lascia presagire il ruolo che avrà alla fine. L’autore gioca con le immagini stereotipate che il lettore possiede e le solletica richiamandolo alla nostalgia: di quando le balere del liscio erano affollate, di quando eravamo più semplici nel relazionarci con gli altri, di quando non c’era internet e i cellulari non ti rovinavano l’esistenza, di quando eravamo analfabeti (come il padre) ma eravamo tutti più buoni. Io non credo che ci sia stato un tempo così. La modernità che genera inevitabilmente il male mi sembra un pensiero molto piccolo. Ma così è e questo è il pensiero "forte" che tiene il romanzo ma, secondo me, non è poi tanto forte. Forse non ho apprezzato il romanzo perchè non sono in grado di capire gli accordi della canzone del titolo. Se con la chitarra replicavo la musica, magari mi risultava più chiara la ritrosia del protagonista. Sarà per un’altra volta, ma per favore datemi anche un mascalzone, ma datemi qualcuno che morda la vita.

Enrico Zanchetta

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Un romanzo sulla disillusione e la perdita dei sogni nel quale affiora pagina dopo pagina la speranza segreta di una redenzione, di un miracolo non richiesto. Caustico e spassoso al tempo stesso, "Una sola canzone" è un monologo dedicato a chi cerca una terza, quarta occasione per ricominciare.

Marco Lera

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Circolo dei lettori
di Palermo “Eutropia”
Coordinato da Rosana Rizzo
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“Massi” (Massimo o Massimiliano), il protagonista del romanzo “Solo una canzone” di Roberto Livi, gestisce a Pesaro il ristorante “La luna nel pozzo” ed è il classico “sfigato”.
Ha abbandonato molto presto gli studi, per poi pentirsene, senza sapervi porre rimedio.
Convive con l’Ave, laureata in scienze, scontenta e lamentosa, che gli fa pesare enormemente il divario culturale esistente tra di loro e lo tratta come un fallito.
E’ vittima di “Quercia”, un coetaneo che ha involontariamente azzoppato durante una lite quando erano ragazzi, che lo vessa di continuo, essendo diventato il proprietario del locale dove è sito “La luna nel pozzo”, locale che il padre di Massi era stato costretto a cedere al padre di Quercia come risarcimento del danno.
Massi gestisce il ristorante con pochi mezzi e con poca voglia, aiutato dalla Gianna, la cuoca, e da Silverio, entrambi afflitti da problemi di sussistenza.
In realtà Massi, che osservato dall’esterno sembra apatico, completamente privo di qualsiasi “guizzo” e fatalmente destinato a soccombere, ha invece un suo mondo interiore, molto più ricco di quello che appare, ama la musica sopra ogni cosa ed ha l’obiettivo di comporre, anzi di terminare una canzone che ha sempre in testa.
Mentre tutto sembra andare a rotoli, il ristorante, la relazione sentimentale con l’Ave, i rapporti con Gianna e Silverio, qualcosa nella vita di Massi si smuove grazie ad Agnese, bella, altera e completamente fuori dagli schemi, madre separata di due ragazzine, che riesce ad emozionarlo ed a fargli provare un nuovo entusiasmo.
Quasi rocambolescamente,, Massi riesce a terminare la sua canzone mentre la la vita apre nuove prospettive a lui ed al piccolo universo che lo circonda.
“Solo una canzone” è un libro scritto in prima persona, che mantiene un tono leggero e un po’ ironico, anche nei momenti più problematici vissuti dal protagonista.
E’ una favola moderna che ci rassicura sul fatto che se anche le cose sembrano non andare come dovrebbero, la vita ha le sue strade.
L’importante è non abbandonare i propri sogni né tradire la propria vera indole.

Francesca Castellano

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lanciano“Ex Libris”
 coordinato da Maria Rosaria La Morgia
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Con grande capacità descrittiva e analitica di psicologie, luoghi e vicende di vita, l’autore ci presenta e segue le vicende dei suoi personaggi, i loro stati d’animo, i luoghi di vita,  i fatti e i misfatti di gente che anima la provincia interna tra Marche e Romagna. Il protagonista si trascina in un quotidiano difficile: un amore importante è fallito;  la trattoria familiare con " cucina tradizionale" è costretta a utilizzare precotti scongelati di bassa qualità ma decora il piatto con menta fresca e fette di limone, "mezzuccio" che non sta producendo effetti positivi sugli incassi; il rapporto  con i clienti, allo stesso tempo distratti ed esigenti, è difficile ; il narratore ha paura per i giudizi negativi sui social; le amicizie?  vere ma anche false; il ricordo costante e l’esempio di vita della madre e, sopratutto, del padre, ex camionista, grande lavoratore, capace di leggere la musica, di suonare il sassofono, di creare un complesso di quattro musicisti per far ballare la sera..ed è proprio la musica che sostiene il protagonista, è la voglia di comporre una bella canzone, fosse anche una sola, che lo spinge a non arrendersi, a cercare di superare le difficoltà. Quando un nuovo amore si profila all’orizzonte, quando il testo della canzone appare finalmente quasi pronto..un finale tragico e surreale arriva a cancellare ogni speranza di poter "vivere felici e contenti".

Luigina De Santis

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Solo una canzone narra la storia del gestore di un ristorante con poca voglia di lavorare. Il protagonista (il cui nome non viene mai enunciato) descrive la progressione del suo ristorante (anche di questo il nome rimane ignoto) verso il fallimento, passando per il licenziamento dei suoi unici due dipendenti: la Gianna e Silverio. Unica luce positiva è la passione del protagonista per la chitarra.
Nonostante i riferimenti di teoria musicale siano accurati e interessanti, la narrazione nel suo complesso risulta monotona: la pigrizia del protagonista porta come unica conclusione possibile la chiusura del locale. La sua storia finita male con la compagna e l’innamoramento per la ragazza del proprietario non riescono a dare abbastanza colore al racconto, che si trascina verso il triste finale.

Simone Brognoli

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Circolo dei lettori
di Lecce 2 “Orti di guerra”
coordinato da Simona Cleopazzo e Anna Gatto
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Il tema del continuare a sottrarsi a sé stessi. Un tema amaro, trattato in modo fluido e leggero. Un libro divertente e profondo allo stesso tempo.
Da leggere: assolutamente sì

Anna Rita Fiore

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Uno scontro di personalità questa volta. Protagonisti un mediocre ristoratore, un mediocre marito, come pure mediocre compositore o anche meno. Fa paura la rassegnazione a questa mediocrità che, tuttavia, alla fine gli dà sicurezza. Quando un elemento smuoverà la sua vita verso un possibile nuovo inizio sarà così inadeguato da divenire tragico. Un racconto che può far riflette sulle proprie "sicurezze”.

Marcella De Giorgi