< Sortilegi di  Bianca Pitzorno (Bompiani)

Qui di seguito le recensioni di Sortilegi raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Sortilegi. Bianca Pitzorno non delude mai. La storia della "Strega", nella sua concisione, si caratterizza per un linguaggio quasi onirico, che restituisce un secolo di tenebre e luci di eguale violenza. Nelle omissioni, nei salti, nello sbalordimento dei personaggi, così come nella sagacia (di pochi), si legge il chiaroscuro di un secolo di evoluzioni e cambiamenti che si sono potuti apprezzare nei secoli successivi. Stranisce oggi, forse, ritrovare slanci di modernità in figure lasciate in disparte: mi riferisco in ogni caso al ruolo femminile che la rilettura "moderna" cerca di riposizionare e deve indagare meglio nella coercizione e nella limitazione di diritti e prerogative e nell’appellativo di "strega". La femmina che sopravvive alla peste, all’annichilimento del mondo, non è un’eroina, non è "umana": è minaccia, mostruosità, elemento distorsivo. Se a sopravvivere fosse stato Caterino, sarebbe stato un perfetto eroe. O no? straordinaria la lingua e l’ambientazione.

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Il libro è di sicuro interesse per lettori giovani sia per i temi che per il linguaggio. Non è il mio preferito

Alessandra Montesanti

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In tre racconti, Bianca Pitzorno scrive in modo "antico". La narrazione, i personaggi, addirittura il linguaggio è volutamente arcaico, almeno nel primo racconto. Storie d’altri tempi, sospese in una realtà quasi fiabesca tra sortilegi e maledizioni che altro non sono se non superstizione e paura di ciò che non si conosce. Ma c’è anche il sortilegio "buono", la compassione, l’aiuto che salva ed il potere magico di ciò che fa nascere un ricordo.

Simona Cosentino

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Bianca Pitzorno è riuscita a coniugare in un’unica opera tante tematiche importanti: l’infanzia, la stregoneria, la peste, la crescita personale, l’ottusità che caratterizzava i piccoli borghi seicenteschi, ma senza essere banale e soprattutto senza trascurarli.
L’aspetto preponderante è però quella del forza e della tenacia dell’animo umano, che pervade tutti e tre i racconti, stupendo il lettore.
La penna della Pitzorno è riconoscibile, in quanto, in molti passaggi, i racconti sembrano essere delle vere e proprie poesie.

Paola Pavarani

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Pitzorno non si discute.... non spreca una parola, descrive ambienti, dei quali senti i rumori, i profumi, e situazioni alle quali partecipi insieme ai suoi personaggi, esistiti o immaginari. La sua cronaca è ben documentata, ma essenziale, minuziosa, ma leggera, intrigante, mai noiosa, ma questa volta non mi ha affascinato.....

Ugo Calzolari

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Nonostante i racconti siamo molto brevi, ci si ritrova immediatamente immersi in diverse epoche storiche.

Giulia Cominato

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I tre racconti di Bianca Pitzorno mi hanno riportata indietro nel passato, in un mondo quasi onirico al confine con il reale, l’immaginario e la superstizione. Ed è proprio la superstizione ad essere stata la protagonista, un filo conduttore di tutte e tre le storie. La caccia alle streghe è ben rappresentata nel primo racconto e riporta quasi alla Chimera di vassalli per alcuni aspetti. Mi è piaciuto molto.

Carlotta Guerra