< Sulla delicatezza di  Michele Dantini (IlMulino)

Qui di seguito le recensioni di SullaDelicatezza raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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L’altro giorno in ufficio il mio responsabile ha mandato una mail composta in maniera forbita ma allo stesso tempo gentile e garbata avanzando la richiesta di preferire il lavoro in ufficio piuttosto che lo smartworking al fine anche di agevolare i neo assunti e garantire loro una formazione più approfondita.
Allora gli ho fatto presente che forse avrebbe dovuto affrontare più "delicatamente" il discorso considerando che l’argomento smartworking è ancora molto "delicato" .
Lui mi ha risposto che sua mail era stata "delicata", intendendo il tono, almeno così ho capito.
Questo breve riferimento a fatti di vita vissuta per dimostrare che " la delicatezza" è un termine che tutti usiamo regolamente nella vita di tutti i giorni ma a cui è difficile dare un significato univoco.
Basti pensare anche all’ambito culinario. Un piatto delicato è qualcosa di sopraffine. Eppure per mio suocero "delicato" riferito a un cibo è un modo elegante di dire che non sa di niente.
Che cosa è la delicatezza quindi?
Per risolvere questo enigma ci ha dato una mano Michele Dantini con il suo saggio.
"«Delicatezza» non sta qui per «sensibilità» o «buon gusto» né tantomeno per questa o quella forma di ritroso estetismo: al contrario."
La delicatezza è anche saper ascoltare e saper parlare, saper utilizzare le parole giuste e riuscire a dialogare cercando di non imporre con volgarità le proprie convinzioni.
È cosa altro è la delicatezza?
È tanto altro e per questo Dantini si fa aiutare da Zosima dei Fratelli Karamazov, Zarathustra di Nietzsche, il principe Myškin dell’Idiota di Dostoevskij che sono tutti personaggi a loro modo delicati.
È sicuramente un esercizio di stile non indifferente e di grande levatura letteraria e culturale . Però mi domando: a chi si rivolge o vuole rivolgersi il saggio? Perchè se vuole essere solo un libro di nicchia allora chapeau.
Se invece voleva coinvolgere più lettori nella spiegazione di un concetto così elegante che si contrapponesse alle brutture che siamo obbligati a vedere e a sentire allora l’esperimento a mio avviso è leggermente fallito.
Non si sarebbe dovuto abbassare il calibro della scrittura o la bellezza delle citazioni ma amalgamarle meglio cercando di renderle anche più aderenti alla vita di tutti i giorni.
Nonostante sia rimasta affascinata dall’uso della letteratura per spiegare un concetto così poliedrico, mi sono sentita a volte di troppo e mi sarebbe piaciuta una "delicatezza" diversa nei confronti del lettore in generale

Anna Di felice

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È un libro pieno di testa, di cultura. Forse troppo per me che non posseggo una cultura accademica. Una cosa è certa. Solletica la curiosità verso letture classiche. Mi riprometto di leggerlo una seconda volta. Ha un punto di vista interessante.

Claudia Ottaviani

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Dantini propone una riflessione sul dialogo e sull’importanza di mantenerlo in un contesto di bontà intellettuale. Per farlo ci porta in viaggio fra i personaggi di alcune delle opere maggiori nella storia della letteratura. La delicatezza di cui ci parla è quella del chirurgo, che con un bisturi in mano è deciso e netto nei tagli, pur avendo cura della carne che incide. Ritrovarla nel dialogo - istituzionale e personale - oggi è auspicabile.
Un piccolo saggio piacevole ma non banale, anche grazie ai costanti rimandi ad altre opere, imprescindibili per comprendere il libro di Dantini.

Martina M.

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Elisa Greco

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Leggendo mi sono trovata immersa nel significato e uso della DELICATEZZA dai greci a oggi... un Oggi che deve rispolverarLa

Michela Ravara