< Tempesta madre di  Gianni Solla (Einaudi)

Qui di seguito le recensioni di TempestaMadre raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Ho amato moltissimo lo stile, specialmente in alcune parti, l’ho trovato davvero apprezzabile.
Per quanto riguarda la trama, il protagonista e il suo rapporto irrisolto con la madre mi hanno incuriosito poco, e ancora meno lo hanno fatto le sue relazioni inconcludenti. Il personaggio della madre in sé, descritto sempre e soltanto dalla voce narrante del figlio, rimane per molti aspetti misterioso, e questo mi è piaciuto: pur essendo lei la protagonista indiscussa del libro, tuttavia non abbiamo mai una sua versione della storia.
In compenso, dopo tanta irrequietezza permeata nei vari capitoli, ho accolto il finale con un bel sorriso.

Michela Mascitti

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Il libro "Tempesta madre" di Gianni Solla è sicuramente il tipo di libro che non acquisterei mai spontaneamente. Ciò è probabilmente legato ad un pregiudizio, in quanto, essendo il libro profondamente biografico e "malinconico", avrei paura di dover incontrare del vittimismo incessante nella narrazione. Invece sono rimasta molto sorpresa dalla capacità dell’autore a fare in modo che si resti appiccicati alle pagine del libro e, inoltre, sono stata colpita anche dalla sua scelta stilistica di alternare gli episodi che avvengono nella vita di Jacopo, questo è il nome del protagonista, da bambino e una volta adulto. Questa scelta risulta molto efficace per rendere la narrazione più ritmata e veloce. La storia di Jacopo, scandita dal suo particolare rapporto con la madre e con il padre, ci viene presentata in prima persona e questo fa si che le sue ansie, le sue insicurezze e le sue scelte di vita siano espresse molto chiaramente. Il libro può essere definito come un vero e proprio romanzo di formazione, in quanto si percepisce concretamente l’evoluzione del protagonista, presentatoci come un eterno adolescente, sia fisicamente che mentalmente, verso la maturazione e l’età adulta tramite le sue esperienze sia positive che negative.

Elena Piovan

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Tempesta madre sorprende per tutta la bellezza intimista che troviamo in tanti dettagli di vita. Un racconto emozionale, non suddiviso in capitoli, ma solo in paragrafi più o meno brevi, risulta coinvolgere il lettore, che si trova immerso nelle memorie alterne di Jacopo bambino e Jacopo trentenne, come a sfogliare un album dei ricordi a frammenti fotografici per riscoprire quanto di bello c’era stato nella sua pur complessa vita quotidiana.
Il protagonista Jacopo, voce narrante, risulta magistralmente costruito dalla sapiente penna di Gianni Solla, tanto da pensare a una nota autobiografica della storia. Eppure le figure della “segretaria” e del “macellaio” non sono meno importanti, anzi costruiscono e tengono unita quella famiglia dalla forma così strana da sembrare un vaso rotto e incollato male, ma che tutto sommato riesce a stare in piedi. L’alterazione mentale della madre, che aleggia sulla storia, già dalle prime pagine, rende ancora più commovente la figura di Jacopo, bambino privo di una vera infanzia. Sullo sfondo del loro rapporto a due, resta a margine, ma comunque protagonista, il ruolo del padre, un uomo semplice e mite che pur se osteggiato continuamente dalla madre, resterà sempre presente a fornire il suo appoggio. L’amore ha svariate forme e alla fine il protagonista riuscirà a intravedere in lui quell’esempio che gli era sempre mancato pur avendolo sotto gli occhi e a comprendere l’importanza di una famiglia unita, tanto da desiderarne una propria, diventando finalmente adulto.

Massimiliano Falcone

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Tempesta madre mi è piaciuto tantissimo: una storia di famiglie disfunzionali, dolore, povertà, malattia mentale, in un’ambientazione che mi ha ricordato molto la mia amata Ferrante. Scritto benissimo. Una storia che merita di essere letta. Complimenti all’autore!

Giulia Grasso

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L’inizio è esilerante. Incontriamo un piccolo Jacopo che, con la spensieratezza che solo un bambino può avere, ci racconta di una madre autorevole, a tratti sognatrice eppure sempre presente per il figlio. La mamma è il suo mondo perché solo con lei vive, il padre rimane ai bordi, li ama ma non è voluto, non può star con loro. L’introduzione ricorda la sceneggiatura di un telefilm pre serale, ironico, scaccia pensieri. Ma la vita non sempre è generosa, e questa presenza materna trasforma il nostro protagonista in un uomo dai rapporti difficili, timido ed indeciso. Perdiamo quindi il sorriso facile e con più coscienza continuiamo la nostra lettura non capendo se quest’uomo ci stia simpatico o meno ma sperando per lui nel lieto fine.
Il testo è però scritto in modo molto semplice.

Emilia Novali

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Il libro sviluppa in maniera coinvolgente e sapiente temi forti e difficili talvolta da comunicare, quali il rapporto morboso e distorto tra madre e figlio, la vita in una Napoli povera che arranca per stare al passo con la Napoli bene e la storia di una famiglia fragile. L’ alternarsi della narrazione tra il passato è il presente non m ha fatto mai annoiare e ho seguito con apprensione L’ evolversi del protagonista fino a diventare adulto.

Martina Tonarelli

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L’autore, descrivendo il rapporto del protagonista con la madre, alimenta sentimenti di grande tristezza. Progressivamente e soprattutto verso il finale trova però il modo di aprire la porta alla speranza. Lo stile di scrittura è piacevole

Iris Gavagni Trombetta

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Jacopo è un bambino che vive nella periferia di Napoli con la madre. Il papà fa il macellaio, lei la segretaria. Sono separati e quando si incontrano finiscono per litigare e non importa se Jacopo è spettatore.
Da adulto il protagonista ci fa scoprire, attraverso il suo racconto, il rapporto particolare con la madre, vero ma anche molto inquieto.
Attraverso l’utilizzo di flash back della memoria, vengono raccontati episodi dell’infanzia di Jacopo passata in gran parte con la madre che diventa il soggetto principale dei suoi scritti. Il bambino ama scrivere e lo fa su qualsiasi pezzo di carta si trovi tra le mani, anche quella con la quale il padre confeziona la carne nella sua macelleria. Scrive in continuazione spesso senza neppure capirne il motivo come se questo lo aiutasse a difendersi dal mondo intorno a sé.
Jacopo è innamorato della madre, sconvolto da forti emozioni che prova per lei. La accetta con le sue fragilità e lei cerca di proteggerlo pur nella complessità della sua vita e con la mente che a volte sembra perdere l’equilibrio.
“Tempesta madre” affronta, anche con ironia, il rapporto tra madre e figlio. Jacopo definisce la sua come una “famiglia scomposta” dove lui e i suoi genitori vivono vite parallele; si incontrano in rari momenti di serenità che esplodono improvvisamente in grandi litigi tra i due adulti.
Per fortuna il giovane scrive e forse questo l’aiuta ad estraniarsi da quella quotidianità fatta di insicurezze e promesse spesso non mantenute. “Scrivere mi serve per vedere il meccanismo delle cose. Le parole sono muscoli e ossa. A volte ti sembra che nella vita tutto succeda senza un motivo, invece il motivo c’è sempre, solo che all’inizio non lo vedi. Se una cosa la puoi scrivere allora vuol dire che la puoi capire”.
Tenero e contemporaneamente amaro l’amore di Jacopo per la madre; cerca sostegno nei piccoli gesti come l’abbraccio che è “vero quando qualcuno per un istante sostiene il peso dell’altro”.
Con uno stile semplice ma coinvolgente Gianni Solla trasporta il lettore in una storia che emoziona e inevitabilmente fa riflettere sul rapporto di ciascuno di noi con la propria madre e su come questo possa influenzare la nostra intera esistenza.

Paola Begnini

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Circolo dei lettori
di Roma 2 “Passaparola”
coordinato da Giulia Alberico
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L’Autore   ci   mette   di   fronte   a   un   particolarissimo   rapporto   madre-figlio,   una perfetta     simbiosi,     in     cui    i    personaggi     succubi     l’uno     dell’altra     mirano, involontariamente,   al   reciproco   annientamento.   La   madre   bambina   è   sopra   le righe,   ma   fragilissima,   il   bambino   succube   e   terrorizzato   manifesta   già   alla nascita il desiderio di recidere il cordone ombelicale, rifiutando il latte materno. Un racconto di formazione non di un ragazzino, ma di una famiglia scomposta. Jacopo cerca rifugio nella scrittura, “perché  se una cosa la puoi scrivere, allora vuol dire che la puoi capire”.     Ma non funziona.  I diari di scrittura erano in realtà le   cartelle   cliniche   collezionate   negli   anni, che   raccontano   meglio   di   ogni   altra cosa le fobie materne e il suo infierire sul figlio: lei patofobica lui col dolore di vivere che solo la vicinanza del padre bistrattato riesce a lenire. Con una infanzia così, l’affacciarsi   alla   vita   adulta   può   essere   solo   problematica:   problemi relazionali   con   le   donne   e   non   solo,   problemi   di   adattamento   sociale,   di rifiuto/accettazione   della   paternità.      L’andirivieni   temporale   crea   una   vena   di
tensione,   che   con   un   linguaggio   crudo   e   profondo,   spesso   poetico,   porta   il
protagonista a fare i conti con se stesso. L’autore ci pone l’annoso problema che riguarda   il   rapporto   genitore/figlio:   può   una   madre   per   amore   annientare   il proprio figlio? Ci si può salvare con la consapevolezza di questo annientamento?

Amina Vocaturo

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La “madre di tutte le tempeste” è la perdita della madre, il cui ruolo predominante nella vita di Jacopo, il protagonista, non si interrompe neanche con il progredire della malattia. In questo racconto di una formazione ancora in progress, e auto-analisi dei difficili rapporti entro una famiglia napoletana, seguiamo l’educazione sentimentale di Jacopo attraverso tutte le tempeste  adolescenziali – il confronto con gli altri, la scuola, la città, le altre donne, ricostruiti mescolando il presente ai flashback sul passato, sempre attraverso il filtro della presenza fagocitante della madre, che annichilisce anche il confronto con il premuroso padre separato. Jacopo risponde nel modo più coerente alla sua separatezza: scrivendo - fin dentro la cella frigorifera della macelleria del padre. Il romanzo muove da un incipit che illumina la complessità del groviglio sentimentale in cui è avvolto Jacopo e acquista lentamente sicurezza narrativa con momenti intensi e lirici.

Alfredo Menichelli