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Ho letto con interesse il libro; può essere considertoun piccolo manuale di storia contemporanea. Diventa un grande libro se uno ha vissuto quegli anni, quei periodi in cui le informazioni erano più o meno scarse o tante a seconda dei posti dove vivevi.
Gian Paolo Giva
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The Rokes
The Rokes è una lettura impegnativa e ricca. Ha un testo denso, chiaro e diretto, che scende nel dettaglio con date, nomi e riferimenti puntuali. Le subordinate non sono mai troppo abbondanti e questo rende la lettura nel complesso scorrevole.
Nella prima parte, gli eventi ed i nomi si susseguono come in un elenco, troppo velocemente, ed in questi passaggi la mia attenzione è scemata. Nell’iniziale introduzione storica, sarebbe stato interessante vedere dei riferimenti più puntuali all’economia ed alle motivazioni politiche che hanno spinto il rock and roll ed alcuni dei suoi esponenti al declino o alla popolarità.
La parte centrale dell’opera, con le interviste, citazioni e brani dalla stampa dell’epoca, risulta più intima e personale e l’ho trovata più piacevole ed interessante. Il riferimento a nomi noti dello spettacolo e la possibilità di ricondurli a ricordi personali, ha resto la lettura ancora più facile.
La parte finale dell’opera è stata quella che ho preferito, perché si è andata a trasformare in un racconto personale e sincero; ho apprezzato la genuinità ed immediatezza della scrittura.
Il lavoro di ricerca e la ricostruzione cronologica che sono alla base del saggio, così come la ricchezza delle informazioni, sono lodevoli ed hanno resto questo secondo testo il mio preferito.
Ilaria Alleva
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Che dire dei Queen, un mito! Purtroppo non posso dire lo stesso di questo libro.Anche se ci sono molti aneddoti e curiosità, l’ho trovato un po’ noioso e lento alla lettura.
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Mi è piaciuto perchè approfondisce il contesto storico e culturale dell’ ascesa del gruppo nel panorama musicale italiano raccontando aneddoti e fatti non solo legati a quel particolare evento. In alcuni casi questa divagazione perde un po’ il focus del libro ma non essendo particolarmente interessata alle vicende dei Rokes non mi ha dato fastidio. Scelgo questo saggio sia perchè più vicino ai miei interessi sia perchè offre uno spaccato degli anni ’60 completo.
Laura Pianca
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dei luoghi felici a cui tornare, luoghi e volti che sono diventati sassolini in fila verso il coraggio. Non verrò mai a conoscenza invece dei pensieri di Sofia, della paura provata sentendosi senza mamma e papà per un lungo periodo. Chiedevo raramente di lei, all’inizio, perché ero colma di sofferenza e la sua mi avrebbe fatto straripare." pag.103, fosse stato dato più spazio ai bambini, al tentativo di mostrarci il coraggio, il loro modo di affrontare la situazione (mi rendo conto che non sarebbe stato possibile altrimenti il sottotitolo non avrebbe avuto alcun senso e di conseguenza, non necessariamente, anche questa mia riflessione).
Eccetto alcune parti che, personalmente, avrei sfoltito trovandole eccessivamente didascaliche e superflue (certe date ed avvenimenti contenuti nelle pagine 11-24, ad esempio), il saggio è molto interessante; non è soltanto la ricostruzione, ben documentata (ottimo, a tal proposito, l’utilizzo di ricordi e testimonianze dirette) della storia di un gruppo musicale, per i più sconosciuto (io stesso devo a voi ed alla lettura di questo volume la mia conoscenza al riguardo), ma anche di un periodo storico complesso (di cui l’autore ci restituisce, accantonando apparentemente le vicende dei Rokes, i molteplici sviluppi ed intrecci musicali, culturali, politici et cetera). Insomma ricostruire, per l’autore, la storia dei Rokes non è altro che lo spunto, a mio avviso, per un’analisi più approfondita della società degli anni ’60 e ’70 (non soltanto italiana).
Francesco Iengo
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Dinamicità, evoluzione, posizionamento e congiuntura storica. Sono gli ingredienti che rendono così affascinante e districata la lettura di "The Rocker". uno sguardo al passato per riflettere sui dettagli che la mia generazione non ha conosciuto in prima persona, la chiave per aprire la porta della memoria per coloro che invece di quegli anni sono stati i protagonisti. Una chiacchierata non solo con i personaggi incontrati dall’autore ma anche con il lettore stesso che la narrazione accompagna tra le immagini che si susseguono come scene su uno schermo.
Lucia De Luca
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Bella escursione nei passato, quando tutto nasceva e tutto era possibile.
La nostalgia avanza, per chi è nato nella seconda metà del secolo scorso. Piacevole e ben collegato come rivedere il film della nostra vita.
Giorgio Podda
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Parla della musica di una band che non conoscevo però mi ha sorpreso scoprire questa storia. Tanto rock n roll e approdano perfino in Italia. Racconto ben scritto
Pamela Pecis
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“The Rokes: Conversazioni su musica, moda, società e costume” di Roberto Paravagna non è solo la biografia della band inglese da cui il saggio prende il titolo, ma vuole anche mostrare uno spaccato preciso (e quantomeno iconico) della storia italiana: la decade 60-70. Vera protagonista del lavoro è infatti la società italiana del tempo, che emerge attraverso le parole e i ricordi di chi era giovane o giovanissimo all’epoca, attraverso resoconti storici, immagini, dati, canzoni. Non si può, però, evitare di percepire una certa nostalgia per questo periodo, a volte invadente, soprattutto quando serve a sorvolare sugli aspetti meno romanzati (o romanzabili) della decade in questione. Nonostante ciò, le vicende di Shel, Bobby, Mike, Johnny (e Vic) sono raccontate con uno stile diretto e attento, gradevole sia per l’appassionato di musica che per chi non è cultore del panorama musicale e culturale dell’epoca. Paravagna sa come condurre e indirizzare il lettore attraverso la vita dei Rokes e gli anni 60, ma resta comunque un velo di insoddisfazione nel lettore, come se il saggio non offrisse spunti di riflessione o nuove idee, ma solo memorie e un poco di rimpianto per i tempi andati.
Giulia Nicolini
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Nonostante l’intento dichiarato dell’autore - esplorare il clima sociale e culturale dell’Italia degli anni 60 attraverso la lente della vicenda del gruppo “The Rokes” - possieda elementi di interesse, l’esecuzione pecca in diverse aree, che rendono la lettura a tratti faticosa.
Uno stile un po’ polveroso, unito all’esposizione di dettagli al limite del nozionismo appesantiscono il libro, che rivela anche un certo dilettantismo con l’andare delle pagine, la cui divisione in capitoli malcela un approccio un po’ disordinato.
Questo dilettantismo “di progetto” culmina nella sezione finale dedicata al fan club, con pagine che dovrebbero rimanere relegate al mondo dei forum di appassionati per gli appassionati.
Spiccano per interesse le analisi storiche fatte da alcuni degli esperti intervistati nonché i brani di intervista ai componenti del gruppo, comunque abbastanza circoscritti, ma che redimono seppure parzialmente l’opera.
Nicola Scodellaro