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scrittura semplice ed immediata, l’autrice aiuta ad immedesimarsi nel personaggio. Ada è l’amica che tutti vorremmo avere, ma anche quella che ci fa più soffrire. il finale avvolge e empatizza.
Imma Santovito
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Momó una ragazza dei nostri giorni obbligata dal suo vissuto doloroso ad uno stile di vita da sopravvissuta. Colpi di scena a volte prevedibili a volte scontati scandiscono un racconto comunque godibile sia sul piano del contenuto che della scrittura. Il libro riecheggia un po’ un genere ed una modalità di approccio dei personaggi già riconosciuta in altri romanzi recenti francesi. Consigliato per una lettura leggera e sciolta.
Flavia Consolo
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La narrazione in prima persona aiuta il lettore a simpatizzare immediatamente con la problematica e tormentata Momò. Grazie ai suoi ricordi, impariamo a conoscere la mamma distaccata e superficiale, il dolce e sacrificato papà e la coppia di nonni materni. Nella vita di Momò ha un posto speciale l’amica del cuore della mamma, Ada. Scopriremo insieme alla protagonista le ragioni per le quali avviene una rottura tra le due, oltre che tra Ada e la stessa narratrice. Viviamo con Momò anche l’inusuale relazione con Bruno, inquilino e compagno di letto. Il passato cancellato ritorna prepotentemente e alla fine della storia Momò riuscirà ad accettarlo e sarà quindi pronta ad iniziare una vita più serena-
Lucilla Giovene
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Buon ritmo. Discreto stile. Tratta di argomenti attuali e inspira speranza nelle persone.
Sonia Bellini
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Rita Foresi
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Laura Candiani
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Storia Aperta è un’opera monumentale, la cui ricchezza lessicale e impianto suscitano una sconfinata ammirazione, un libro che andrebbe fatto leggere alle superiori (anche se temo che il secolo breve ormai non susciti più grande interesse tra i quasi maggiorenni). Io, figlia di un comunista, ci ho ritrovato pensieri e considerazioni a me familiari. Orecchio attraverso la ricerca del padre (o sfruttando in parte questo stratagemma), racconta come meglio non si potrebbe la storia del ‘900 del nostro Paese. Le informazioni biografiche finali dell’autore aggiungono umanità e regalano un senso di empatia.
Laura Drigo
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“Tracce di Ada” di Maria Masella è un libro che si legge tutto d’un fiato, intimo e sincero. Monica, la protagonista, potrebbe essere la nostra vicina di casa, quella persona che incontri ogni giorno sul pianerottolo, con cui ti saluti a malapena e che magari giudichi fredda e distaccata. Due sono gli eventi che hanno portato Monica a chiudersi al mondo: un incidente stradale che le ha lasciato cicatrici fisiche e la rottura dell’amicizia tra la madre ed Ada, che Monica considera come una seconda figura materna. La malattia di Ada porterà Monica a riconsiderare il suo passato e, di conseguenza, a vedere il suo presente e il rapporto con le persone che la circondano sotto una nuova luce.
Corrado Tognon
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Il mio preferito è “Tracce di Ada”.
“Tracce di Ada” invita a leggere, a cercare la storia, appassiona.
Seppure nei suoi toni tristi, nel clima apparentemente spento, lascia intravvedere una storia bella, di vita complicata ma con spunti di curiosità, di sorpresa e di speranza.
Monica Mazza
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Ada, sempre presente nel momento del bisogno, pronta a porgere una mano o a dispensare parole d’aiuto. Ada, professionista di prestigio dalle umili origini, che viaggia molto e ogni volta torna con un piccolo dono. Ada, l’unica vera amica della mamma, che compare quando papà si assenta a lungo per motivi di lavoro e condivide momenti importanti e perfino tragici. Ada, che nasconde un doloroso segreto, celato in un pacco che attende nella casa con il cielo dipinto sul soffitto. Un personaggio suggestivo e affascinante che è impossibile odiare, anche se si è macchiato di quello che sembra un tradimento che non ammette perdono. Ada incarna la resilienza di cui oggi tanto si parla e che generalmente non attira le mie simpatie, ma qui riconosco necessaria: da un evento che ha spezzato la sua vita, da donna intelligente qual è, riesce a reinventarsi, a ricreare una vita degna di essere vissuta, ad avere comunque una sua famiglia dalla quale tornare.
Silvia Toma
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Il libro Tracce di Ada di Maria Mosella è un libro meraviglioso. Momò è una ragazza che vive la sua vita da spettatrice. Lavora in un’impresa di pulizie, non ha amici, nè un fidanzato e ha mille fobie. Ada, la migliore amica della madre e alla quale Momò ha voluto più bene che a sua madre, ma con la quale ha litigato tempo prima, continua a cercarla. Cosa avrà da dirle?Lo scopriremo dal contenuto di uno scatolo pieno di lettere e foto. Quanto influiscono i ricordi su di noi?Il libro fa riflettere su quel che influenza la nostra vita, su quanto la causalità possa incidere allo stesso modo delle scelte consapevoli nostre e di altro, presenti e passate.
Maria Concetta Rametta
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La storia si presenta subito come accattivante e incita a proseguire la lettura. Scrittura chiara e ritmica, assai efficace nel trasmettere l’affastellamento delle emozioni e delle tensioni tra i protagonisti. Il lettore è accompagnato a scoprire l’intreccio delle relazioni, non inusuali eppure ben descritte. Anche i luoghi di Genova e i tempi dell’azione sono trasmessi con efficacia, così come la costruzione – da parte di Momò – di una solitudine ricercata per paura delle delusioni.
Alla fine della lettura, la trama potrebbe sembrare forse scontata e tutto sommato eccessivamente banale: una donna – amica-amante segreta del padre della narratrice, uomo buono e responsabile – che si lega sinceramente ad una bambina, la guida e conduce sui sentieri dell’esistenza nonostante il segreto inconfessabile che le potrebbe facilmente separare in qualsiasi momento, come in effetti poi avverrà. Ma la trama semplificata dei racconti, si sa, alla fine rende scontata anche la narrazione più grandiosa (come disse una volta ironicamente Umberto Eco parlando de I promessi sposi, i quali – in ultima sintesi – sono la storia di un uomo che voleva una donna che amava un altro uomo).
Qui il racconto forse non è grandioso come quello evocato ma assai meritevole di apprezzamento e assolutamente godibile.
Paolo Sassi
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Luisa Tassano
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È un romanzo che con il suo ottimo incipit attrae il lettore per poi via via deluderlo a causa dell’esagerato e incomprensibile atteggiamento della protagonista e narrante. Il racconto è spesso ripetitivo reso così inutilmente prolisso, inoltre la “rivelazione di grande effetto “che dovrebbe concludere e far comprendere tutto il contesto si intuisce ben prima della fine del racconto. Non l’ho apprezzato.
Lucia Carboni
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Giulia Cacelli
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Il racconto narra la vita di una giovane donna, Monica Molinari, pesantemente condizionata da un episodio che l’ha vista protagonista quando era molto piccola, un incidente stradale poco chiaro nei suoi ricordi di bambina che le ha provocato delle ustioni alle braccia di cui si vergogna. A questo si aggiungono i rapporti/conflitti familiari tra lei e la madre, la nonna, il padre e Ada grande amica della madre ed amante del padre, come si scoprirà alla fine ma che si comprende ben presto. Gli eventi narrati alternano episodi del passato ed episodi attuali e si intrecciano tra loro; il racconto è lento e dettagliato, si sofferma esclusivamente sulla protagonista attraverso il cui pensiero e parole si scoprono i fatti, alcuni dei quali prevedibili con protagonisti la sua famiglia. La conclusione sostanzialmente può considerarsi un lieto fine per i chiarimenti cui la ragazza perviene e la riconciliazione con se stessa e gli altri membri della sua famiglia sia vivi che morti e l’amore di un uomo messo sulla sua strada dalla adorata Ada, coprotagonista della storia le cui vicissitudini sono al centro della vita di Monica.
Enza Scotto
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Storia delicata nella narrazione dei sentimenti e nell’introspezione di una giovane, Monica Molinari, Momo ’ che viaggiando nella sua infanzia , adolescenza e giovinezza mette il lettore a conoscenza del suo profondo e poi interrotto rapporto con Ada morente. Ada è stata la migliore amica della mamma di Monica , colei che le ha voluto bene più della sua stessa madre ma anche colei che Monica ha allontanato dopo la scoperta di un doloroso inganno. Ada ha predisposto ogni cosa per chiarire il tutto e le lettere e gli oggetti che infine fa trovare a Monica , restituiranno a quest’ultima la verità. Libro bello, ben scritto, toccante e coinvolgente con gli ingredienti del " giallo" che man mano si disvelano al lettore. Bella e interessante la descrizione della città di Genova che fa da cornice al racconto.
Anna Maria Agostino
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Il romanzo si svolge in pochi giorni con tantissimi, ma brevissimi flash-back dal passato. Le donne sono le protagoniste della storia, ma non è un romanzo per solo per donne, né di donne perché gli uomini ci sono e assumono un ruolo determinante. I personaggi principali sono tre figure femminili: Momò, Anna (la madre) e Ada (l’amica che Momò avrebbe voluto come madre). Ma il baricentro di tutta la storia è Leonardo, padre di Momò, marito di Anna e amico-amante di Ada. Ada e Anna, nomi palindromi, per due donne che hanno affrontato insieme tutta la loro vita, costellata però da lunghe pause nella loro amicizia; la scelta dei nomi non è casuale e sembra dare una circolarità al romanzo. Appare molto forte il tema dell’amicizia che lega pur in modo diverso le tre donne. Alla fine è proprio l’amicizia che riesce a dare un senso e una spiegazione a tutta la storia. La protagonista assoluta rimane Momò la quale è convinta che si venga sempre traditi, sempre lasciati e questo le provoca dolore; rifiuta ogni contatto, ogni relazione da cui possa scaturire un sentimento.
Luisa Martinucci
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Il romanzo di Maria Masella è stata una lettura faticosa, così come è stato faticoso seguire la successione degli eventi. Il libro richiede un’alta concentrazione, infatti è difficile seguire il filo delle vicende introspettive affrontate dalle figure femminili: Carmen, Ada (zia Dada), Anna, Momò (Monica), Gilda, Rita.
Il libro si conclude con un colpo di scena che dovrebbe chiudere il cerchio delle ipotesi che il lettore via via ha pensato possibili ,ma da un intrigo così complesso mi sarei aspettata molto di più, invece si risolve tutto in maniera molto semplice.
Margherita di Francesco
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Davvero un brutto libro. È una storia buttata giù in fretta e furia,
tirata avanti (a fatica) da personaggi improbabili; per fare un esempio:
una ragazza di buona famiglia che ha più o meno 25 anni, che ha subito
dei traumi infantili che la fanno stare piuttosto male, davvero può
essere salvata da un uomo bello gentile e paziente???? Ma per piacere!
E
via così. In più: un totale disprezzo della dimensione sociale ( i
fattacci che causano le difficoltà della protagonista avvengono a
cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, ma di certo nessuno se ne
accorge); un asservimento imbarazzante ai più vieti cliché del romanzo
rosa; un sereno disdegno delle ambiguità generate dalla gestione
frettolosa della trama. Improponibile.
Claudia Delfino
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Una buona intuizione forse sprecata. La scrittura scorre, si legge bene ma si ha sempre la sensazione di uno scarso approfondimento dei personaggi. Non si riesce ad empatizzare con nessuno di loro, neanche con la protagonista, Ada. Sfuggente, fragile, incompleta. Poteva essere una bella storia di donne, di relazioni, di crescita personale ma tutto sembra superficiale. La cosa più bella del romanzo le descrizioni dei vicoli di Genova, ambientazione studiata ma con poca relazione con la storia della protagonista.
Maria Rolli
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Un romanzo intenso, introspettivo, in cui i segreti e i misteri si dipanano lentamente con un buon ritmo narrativo. Si empatizza immediatamente con la protagonista e le sue sofferenze, e si è spinti a leggere la storia tutto d’un fiato per scoprire pian piano tutti i livelli di un passato che si è tenuto volutamente torbido. A volte il romanzo si dilunga eccessivamente o torna troppo sugli stessi punti senza approfondirli, ma al di là di alcuni difetti rimane un’opera ben fatta e di valore.
Rossella Miccichè
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Storia di donne di tre generazioni: la nonna, attenta solo alle apparenze, la mamma, fragile e insicura, e la sua amica Ada, forte e determinata, la figlia, Monica. condizionata nella sua vita attuale da eventi legati alla sua famiglia, drammatici e laceranti, al punto da farle decidere di non avere affetti di nessun tipo, che sia amore o amicizia, per non dover ancora soffrire. Solo dopo la scoperta delle “tracce di Ada”, oggetti e lettere lasciatele dalla donna ormai morente, Monica riuscirà, come in un giallo, a darsi delle risposte risolutive. Inizio un po’ pesante ma poi la lettura prende quota, sostenuta da una bella scrittura e dalle immagini di una Genova partecipe dell’intera vicenda.
Barbara Zamagni
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Una vera e propria indagine che si snoda tra i ricordi, alla ricerca di verità tenute nascoste che hanno segnato e condizionato pesantemente la vita della protagonista, e che l’hanno portata a rinunciare ai rapporti affettivi, ai sentimenti, in sintesi a vivere. La ricostruzione del passato si svolge pagina dopo pagina come seguendo la trama di una narrazione quasi da thriller, che porta a soluzioni prevedibili dal lettore che scorrendolo trova conferma alle proprie deduzioni.In prospettiva un vero e proprio inno all’amicizia. Un libro che rileggerò alla scoperta di particolari che possono essere sfuggiti a una prima analisi.
Laura Garino
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Il libro si legge agevolmente, la trama a mio avviso regge, a parte qualche esitazione qua e là nell’ordine temporale. Lo percepisco più come un lungo racconto intimista, che come romanzo. La storia è centrata sulla protagonista, gli altri personaggi sono tutti piuttosto bidimensionali, non sembrano avere vita propria, la loro presenza è strumentale all’evoluzione della storia del narratore. Anche la madre e Ada hanno poco spessore. Mi sembra comunque che la vicenda si ampli e si sviluppi rispettando un codice narrativo e il titolo è aderente al contenuto. Il racconto mi ha convinta fino al capitolo 22. Poi, la storia evolve verso una potente idealizzazione della figura maschile. La salvezza le viene offerta dall’uomo bello, forte, comprensivo, protettivo, amante, psicologo, cuoco, autista e tuttofare. Questo personaggio docile, con un passato inesistente e che si sacrifica per portare l’eroina di carattere instabile alla felice conclusione della storia, ha neutralizzato le buone idee dell’inizio.
Daniela Delfino
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Monica, Momò per le persone che l’hanno amata, è una ragazza che ha rinunciato a consegnare la tesi, vive di un lavoro umile, non ha relazioni sociali, si è costruita una dura corazza perché “amare vuol dire soffrire”. Da bambina ha vissuto un trauma, di cui il suo corpo porta i segni, ma soffre principalmente per una ferita emotiva infertale dalle persone che più amava. Nella vita di Momò accade qualcosa: una donna, Ada, viene a cercarla. Inizia così una serie di flashback che attraversano tutto il romanzo. Il passato torna prepotentemente nella mente della protagonista, tutta la narrazione ruota intorno al suo rapporto con la madre, il padre, la nonna e Ada. Inizialmente la storia ci incuriosisce e siamo portati ad empatizzare con Momò. Poi, però, la narrazione diventa un tantino ripetitiva, soprattutto dal punto di vista dei contenuti: la stessa scena vissuta viene descritta più e più volte, i personaggi sono caratterizzati in maniera ridondante. Mentre i ricordi si muovono veloci nel pensiero della protagonista, nel presente accade ben poco, la trama scivola via attraverso pochi snodi, con azioni e percorsi, sia fisici che mentali, ripetuti più volte. Momò dovrà riuscire a perdonare, lasciare andare il passato ed aprirsi nuovamente alla vita, passaggio che forse avrebbe potuto essere reso in maniera più efficace. La storia è molto bella, mi ha lasciato, tuttavia, un senso di incompiutezza, come se mi aspettassi qualcosa che poi, nella narrazione, non ho trovato.
Cinzia di Luzio