< Turmac bleu di  Umberto Silva (Bompiani)

Qui di seguito le recensioni di TurmacBleu raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Turmac Bleu: Latte, pane e miele assicurano che al mondo non c’è solo empietà. Le piccole, banali, straordinarie cose della vita incalzano come onde ma, noi, le sorvoliamo. Alle tre di notte, ora senza appigli, possiamo aggrapparci ad un passato che non passa mai o che, meglio, passa e ripassa. Fluttuanti in un racconto che procede per quadri, attraversiamo una coscienza di Zeno e quella coscienza è anche la nostra. Ci appartiene l’inadeguatezza commossa davanti a Marina o quella divertita provocata dall’Unica. Un bel viaggio.



marta savino

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Le vicende del protagonista sono ben inserite nello sfondo storico-sociale e tengono il lettore abbastanza avvinto dalla curiosità di scoprire dove le scelte del personaggio lo condurranno in un’alternanza tra volontà sognante e ineluttabilità del reale. Tuttavia la scrittura ha un tono epico che non convince mentre l’autoironia in alcuni punti accennata meriterebbe un approfondimento.

Francesca Sempio

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Le autobiografie non fanno parte del mio genere preferito, non conoscevo questo autore, ma è stato interessante e a tratti faticoso leggere il suo libro. Nonostante sia un libro molto breve, ho dei sentimenti contrastanti. In alcuni punti è stato commovente, emozionante, per esempio quando racconta della sua infanzia, della madre e del Natale 1951, altri punti invece ho fatto fatica a leggerli, forse più per la scrittura, a tratti poco scorrevole, che per la storia. In ogni caso un buon libro.

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Cosa si può raccontare di una autobiografia? La narrazione è frammentata e il perché lo si scoprirà nella postfazione. Il racconto dell’infanzia e dell’adolescenza contiene pagine emozionanti. Gli anni romani sono un susseguirsi di incontri e relazioni con “gli intellettuali illustri”, un po’ noioso a dire il vero. Questa parte coinvolge molto la curatrice. Ma chi ha vissuto quegli anni anche attraverso i giornali dell’epoca conosce storie, intrecci e pettegolezzi. Le pagine sulla paternità coinvolgono maggiorente il lettore (forse perché è stato padre “tardo” anche lui?).
Torna in mente il racconto della Brixen sulla ricomposizione a posteriori della propria vita, con i percorsi casuali che rincorrono le falle di un giardino in una notte di pioggia.
E ancora le parole di un cappellano di un grande ospedale di Torino, città in cu abito: il significato che si dà alla propria esistenza è il luogo dei valori ultimi, quelli ai quali si decide dii concedersi e nel segno dei quali si vuole organizzare la vita, il significato è un’abitazione, un luogo di appartenenza nel quale sono custodite le scelte radicai, i punti di riferimento della vita, un luogo in cu ci si ritrova e ci si consulta, a volte anche si ripara.
Sarà stato così anche per Umberto Silva?

Salvatore Ivan Raffaele