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Mi ha stupito ritrovare questo libro in una "gara" di saggi. A me è sembrato piuttosto un romanzo. Non so se e quanto autobiografico; non ho voluto informarmi sull’autrice (so solo che ha vinto un Campiello nel 1991 ed ho visto una sua foto) per dare un giudizio il più personale possibile senza influenze esterne. Si tratta di dieci medaglioni che descrivono dieci tipologie di uomini che si rapportano alle donne. Una sorta di "Tipi psicologici" di junghiana memoria. Non so se la classificazione può essere esaustiva, si va dal don Giovanni al salutista, dal gentiluomo al maschio meridionale, ecc. (cito dall’indice). In ogni caso il libro ci porta a riflettere sull’amore, sul rapporto uomo-donna, e chiunque vi può ritrovare esperienze, pensieri e situazioni che si sono vissute nella propria vita. Uno sguardo profondo e ironico, con uno stile da impeccabile scrittrice, sul mistero di quel legame che unisce uomo e donna e che alla fine della lettura rimane pur sempre un mistero, ma un mistero di cui si può parlare. Quando finisco di leggere un libro mi chiedo sempre se tra qualche tempo potrei avere voglia di rileggerlo: in questo caso la risposta è si. Quindi ne consiglio la lettura.
Giuseppe Geraci
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Libro inutile.
Margherita Bettin
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Posso gli uomini essere veramente cosi come sono raccontati?
Possiamo sopportarli e soprattutto amarli?
Forse tutti i miei uomini sono alla fine un uomo solo, quello della nostra vita.
Alessandra Capurro
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Libro superficiale . L"espediente di parlare con la seconda persona singolare è ormai abusato (ci si rifà a Wallace?) e non mi ha tenuto incollata al libro, visto che il "tu" a cui si rivolge è un uomo fai dubbi trascorsi.
Francesca Dallasta
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Sono dieci, come le dita delle mani: abbiamo così un don Giovanni , un gentiluomo , un rubacuori , un narciso , un professore , un trasformista, un certo Jonathan a dir poco “leggendario”, un complice e traditore, un salutista e un macho meridionale . Sono dieci figli di Adamo, o meglio dieci suoi possibili esemplari, quelli che Isabella Bossi Fedrigotti descrive nel suo ultimo libro pubblicato da Longanesi. E se il titolo non dà adito a dubbi circa il riferimento di genere, qualche criticità di appartenenza potrebbe forse riguardare l’aggettivo possessivo. Perché certo, senza dubbio i maschi di cui parla l’autrice sono o sono stati in qualche modo “suoi” , per frequentazione, relazione, parentela ,ma nulla esclude che essi (al plurale, al singolare o in delegazione parziale) corrispondano a quelli con cui abbia (o abbia avuto) a che fare chi adesso ne legge. Anzi, è certamente vero il contrario, a conferma di come la commedia umana non possa fare a meno di affidare il suo svolgimento a certi “tipi fissi” che entrano ed escono di scena, dramatis personae tutt’al più aggiornate rispetto alle epoche e alle mode, ma pur sempre corrispondenti a caratteristiche da eterno ritorno.
Quello scrittrice è dunque, un racconto intimo, e come tale affidato alla prima persona: è il suo “io” che per dieci volte si rivolge direttamente ai vari (anonimi) esponenti del presunto sesso forte , e lo fa con un tono confidenziale che di volta in volta pare giustificato da un’esperienza diretta che fu, che forse ancora è, che probabilmente sarebbe stata o che magari è stata assimilata di rimando. In due manciate di ideali tête-à-tête, Isabella Bossi Fedrigotti apostrofa l’altro alternando descrizione, ricordo, vagheggiamento e interrogazione: quasi una raccolta di monologhi con destinatario, insomma, in cui si rievocano episodi, si ipotizzano spiegazioni, si stilano profili fisici e psicologici con lo scopo – pare di intendere – di rarefare almeno un poco il mistero maschile.
Nessuna introduzione o prefazione , Bossi Fedrigotti evita preamboli, note, così che ciascuno dei dieci , alla stregua di un racconto sciolto o di un capitolo di un unico romanzo, si ritrova a bastare a se stesso o a cercare complicità tra gli altri nove sodali. Sola contro questi maschi invece, è proprio lei, la scrittrice. E’ vero,gli uomini descritti in questo libro non sono dei modelli di virtù: in loro, pur con l’attenuante del beneficio del dubbio, ci sono tanto i semi quanto le foglie morte del
Massimiliano Falcone
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Non le bastava aver scritto il catalogo delle amiche: ora se la prende anche con dieci figurine di uomini "ideali", nel senso che ciascuna rappresenta una sua idea di uomo.
Nella nostalgia dello splendente catalogo del Don Giovanni, scritto in perfetto stile televisivo, questo libro sintetizza un odio castratore per il maschio, ancorché subdolamente lontano da un certo femminismo da barricata.
Per disintossicarsi, leggere Diderot, Les bijoux indiscrets, se possibile nel testo originale.
Alfredo Dani