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L’autore racconta il suo percorso prima diventare prete e cosa lo ha portato a diventare prete. Leggendo il testo ho apprezzato molte parti: citazioni di grandi personalità come Albert Einstein, il paragonarsi al film Sliding doors, le sue prime sigarette, il suicidio. Tuttavia, l’autore racconta la sua fase di rifiuto verso Dio, enumerando vari filosofi, in questa parte avrei aggiunto Karl Marx. In conclusione, l’autore ci mostra tutte le sue fragilità come gli altri senza stare su un piedistallo a fare la morale.
Alessandro Candiloro
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Il libro descrive in un modo molto coinvolgente e diretto un percorso di vita affascinante. È stato una sorpresa perché non è il genere di libro che leggo di solito, pur essendo una fervida credente. Credo che, almeno con me, abbia raggiunto lo scopo per il quale è stato scritto: proporre un modo di vivere che metta il servizio agli altri come centro della propria esistenza, pur fra i dubbi e i ripensamenti tipici di ogni scelta importante. Ritengo che il messaggio arrivi chiaro anche grazie ad un modo di scrivere semplice e diretto. Ho apprezzato anche le frequenti citazioni, fonte interessante di riflessione.
Laura Barbati
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Più che un saggio è una dettagliata autobiografia. Ho trovato interessanti gli episodi che riportano vicende legate alle missioni ma per il resto si tratta per lo più di un elenco di episodi della vita di un ragazzo, poi uomo, che ha seguito la vocazione sacerdotale. Lo scopo del libro sembra più di propaganda religiosa e di sostegno alla associazione Nuovi Orizzonti (senza dubbio meritevole) che l’esposizione argomentativa e analitica delle vicende che rendono “esemplare” la sua biografia.
Mariella Palese
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Il saggio di Davide Banzato è una “storia di ribellione e d’amore” che ripercorre, attraverso un’autobiografia scandita in sei atti, la nascita e l’evoluzione della vocazione ecclesiastica dell’autore, nonché la sua scoperta di realtà di volontari che si dedicano ad atti di salvaguardia – ma anche ad atti di mero salvare – rivolti a persone con disagi familiari o personali, problemi di droga o prostituzione. “Tutto ma prete mai” è scritto senza fronzoli e si legge con facilità, e queste due caratteristiche lo rendono contemporaneamente coerente con l’obiettivo intrinseco della storia ma anche un po’ banale se visto in ottica più critica. Un testo fatto per incontrare, a mio parere, un target di lettori ben preciso che cerca, più o meno volutamente, il tema “religione”.
Simona Di Carlo