< Twenty. Il nuovo secolo americano di  Francesco Semprini (SignsPublishing)

Qui di seguito le recensioni di Twenty raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Twenty è un libro coinvolgente, complice l’esperienza di "lettura aumentata" che raccoglie video di repertorio e la voce dell’autore, che ha vissuto in prima linea i grandi avvenimenti storici degli ultimi vent’anni americani.
Struttura solida, stile diretto e tanti pezzi che vengono messi in ordine.
Una lettura davvero piacevole.


Francesca Pellegrino

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Raccontare gli ultimi ventanni di storia americana è impresa ardua e complessa, ma Federico Rampini riesce a conquistare piacevolmente l’attenzione del lettore. In Twenty lo fa con le armi della scrittura giornalistica, scorrevole,comprensibile e comunicativa, ma anche e soprattutto con le parole del testimone oculare, del cronista, dell’uomo che racconta in mezzo alla storia la propria vita e le trasformazioni degli U.S.A. dall’11 settembre all’assalto a Capitol Hill. Per questo il suo sguardo è sguardo privilegiato e la lettura del suo resoconto è poter condividere quel privilegio.

Francesca Mastrogiacomo

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Il libro inizia in modo scorrevole e piacevole alternando i fatti di cronaca alle vicende private del giornalista ma nei capitoli di reporter di guerra questa caratteristica si perde. I fatti e i luoghi vengono trattati in modo molto particolareggiato rendendo la lettura pesante e difficile a scapito della chiarezza e della comprensione di avvenimenti di per sè già complicati . Direi che non mi è piaciuto.

Isabella Racca

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Il libro di Francesco Semprini, Twenty. Il nuovo secolo americano: venti anni di guerra e pace nelle cronache di un giornalista italiano (Sign Books), alterna i toni del memoir a quelli della cronaca giornalistica. Per quanto l’Undici Settembre e la crisi finanziaria siano scolpite nella nostra memoria di occidentali, la storia del mondo negli ultimi 20 anni è prima di tutto una storia di guerre. Afghanistan, Iraq, primavere arabe, Libia, Siria: l’inizio del XXI secolo non ha il suo centro solo a New York ma anche nel mondo arabo, infatti, non si capisce se non si prendono in considerazione entrambe queste prospettive e il loro scontro. Verso la fine del libro emerge il momento del trumpismo, un elemento che finisce per portare qualcosa di simile a una guerra sul suolo americano: prima l’estate del 2020, con l’uccisione di George Floyd e le proteste del movimento Black Lives Matter e poi l’assalto trumpista al Campidoglio del 6 gennaio 2021. Ho preferito questo libro - rispetto al primo - avendo considerato Twenty un libro denso come un saggio ma che si legge velocemente come un romanzo, nonché più affine ai miei interessi.

Federica Rizzo

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Venti anni dall’attentato alle Torri Gemelle di New York e venti anni trascorsi a New York dall’autore, iniziando a frequentare il Baruch College (settore business), sono il tema del libro. Successivamente per un anno e mezzo in forze alla EMC (Economic and Management Consultants) per poi passare nel 2007 alla Stampa come corrispondente da New York, chiamato da Maurizio Molinari.
Il saggio racconta gli eventi più importanti della storia politica, visti con gli occhi del corrispondente USA, incorociati con la storia personale dell’autore. Il giornalista diviene presto corrispondente di guerra, pur mantenendo la sua sede a New York. Le guerre in Iraq ed Afganistan, i presidenti USA – W. Bush Jr, Barack Obama, Donald Trump, fino alla guerra di Libia e la presidenza di J. Biden sono raccontate con l’occhio e la prosa del giornalista del quotidiano La Stampa. Lo stile è chiaramente dichiarato dall’espressione “show, don’t tell” usato da M. Calabresi proprio alla Stampa: “I pezzi devono essere più dei racconti di persone, paure, desideri, polvere, che analisi dello stato della guerra”. L’occhio con cui vengono visti gli eventi ci è sembrato proprio in linea con lo stile della Stampa, ben distinguibile a quello del Corriere e di Repubblica. In particolare, si è notato che mentre la politica della destra (USA e Italiana) è descritta ampliamente e ben caratterizzata nel complesso, anche con molti dettagli sulle numerosissime frange, la sinistra è piuttosto letta attraverso i continui dissidi interni, oltre che attraverso il riferimento a tutte le forze eversive.
Poco efficaci ci sono sembrate le Conclusioni e la Postfazione.

Gianfranco Casaglia