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Ecologia, ambiente, salute, economia raccontate nei giorni della pandemia, per aprire gli occhi sulla situazione e per iniziare veramente a sentirsi addosso la responsabilità come individui di immaginare il mondo, e di abitarlo in un altro sistema. il saggio si apre con una lunga citazione letteraria, che permette al testo di avere forma di esposizione narrativa anche nell’esposizione di dati. Racconta una storia della quale dovremmo essere tutti autori.
Viviana Russo
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Chi ha detto che i saggi sono noiosi? Chi ha deciso che i saggi sono solo per gli studiosi? Ci sono saggi e saggi e questo è sbalorditivo! Affascinante, trascinante e sorprendente già dal prologo. Giacomo Leopardi non è proprio ciò che ci si aspetterebbe di trovare al posto della prefazione, e invece l’autore introduce il fil rouge proprio con il “Dialogo di un folletto e di uno gnomo”. Vi ho incuriosito?? Eh già, anche io mi chiedevo dove mi avrebbe condotto…e alla fine ci sono arrivata!
Saggio in questo caso è l’aggettivo qualificativo che ognuno di noi dovrebbe aggiungere alla propria biografia.
Saggio NON è chi crede che la Terra sia fatta a regola d’uomo e che le altre razze (diverse da quella umana) siano state create in funzione di esso. Saggio NON è chi crede che la Terra abbia confini da difendere con le unghie e con i denti. Saggio NON è chi crede che il giusto sia solo ciò che rispecchia un canone estetico classico. Saggio NON è chi respinge ciò che è diverso.
Ultima Chiamata ci mostra come sia stato l’antropocentrismo a creare il mondo dove viviamo ora, un mondo dove i salti di specie ci ricordano che siamo tutti collegati, che questo Pianeta è una grande arca che va collaudata, mantenuta e riparata proprio come faremmo con le fondamenta della nostra casa. Ultima Chiamata ci fa capire che l’uomo è un singolo elemento di una più complessa orchestra di organismi, viventi e non, che vanno sapientemente condotti dal suo direttore: la natura!
Irene Ratini
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L’argomento trattato è attualissimo e interessante, purtroppo ho trovato il testo troppo ripetitivo.
Raffaella Anna Serravalle
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Ben argomentato e approfondito.
Simone De Lorenzi
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Il saggio racconta parte dello sviluppo della pandemia da virus SARS CoV 2. Fondamentalmente attribuisce lo spillover e il successivo sviluppo della pandemia all’estremo sfruttamento delle risorse del pianeta, esponendo una tesi che è vera solo in parte. In generale, l’esposizione non è bilanciata ma esageratamente di parte e soprattutto propone una soluzione di decrescita felice senza dimostrarne la reale possibilità. A tutti piacerebbe diminuire la distruzione del pianeta, ma ora il problema non è più la diagnosi, bensì la capacità di proporre soluzioni realmente percorribili a livello mondiale, cosa tutt’altro semplice. In generale, non convince.
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Questo è un testo politico. Perché arriva dopo 50 e più pagine di argomentazioni che hanno riecheggiato quelle di altri, a sostenere una tesi: quella della decrescita felice. A pagina 76 riappaiono i “poteri forti”, che io a 60 anni non ho ancora capito chi sono. Qualche pagina dopo appare anche Nicholas Georgescu-Roegen, che tra i suoi punti propone:
"la produzione di tutti gli strumenti di guerra, non solo la guerra stessa, che dovrebbe essere proibita completamente…" (dillo a Putin).
Ripete i suoi commenti sugli economisti main stream (che sono tutti quelli che non la pensano come lui).
Anche quando propone argomenti costruttivi rieccheggia cose già sentite.
Ma che senso ha, mi chiedo, da un punto di vista editoriale, riproporre argomenti, autori, tesi che hanno echeggiato in abbondanza prima dell’uscita di questo libro, anche in altri, autorevolissimi, libri, o in articoli di giornale, alla radio, alla televisione, sui social,cercando di fare leva credo sulle emozioni?
Paolo Diaz de Santillana
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Una serie di numeri e statistiche che ricordano la pandemia che ancora non è finita , troppo tecnico .
Stefania Melani
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Documentato, ma tristemente superato dagli eventi
ROMANO BARALDI
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Economia circolare, economia sostenibile green economy.... nulla di tutto questo. Per Maurizio Pallante l’unica via d’uscita è la decrescita, nel senso che al punto in cui siamo arrivati è necessario ripensare un nuovo modello di società. Va presa in considerazione anche la riduzione del pil, che possa consentire un vero cambiamento nel bilanciamento dei valori tra i beni essenziali e che salvaguardi la terra dai soprusi antropici (crescita senza crescita economica).
Giovanni Piluso