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Un libro che ti tiene con il fiato sospeso fino in fondo. La storia è triste e familiare allo stesso tempo, l’amore dì una madre e i disagi della figlia che si intrecciano e permettono dì analizzare la situazione da diversi punti dì vista.
Alessandra Palmulli
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Quello di Un bacio dietro al ginocchio è un racconto che definirei disturbante: una madre ed una figlia che non comunicano tra loro ma che in realtà sono incapaci, prima di tutto, di comunicare con se stesse, di dare libero sfogo al loro mondo interiore.
Dalla mia esperienza di figlia che non ha mai avuto problemi a comunicare con la propria madre ho percepito un malessere fisico nel leggere alcuni passi del racconto.
Questo romanzo ci getta contro tutto il peso che le nostre convinzioni, le aspettative della società e delle famiglie hanno sulle nostre vite. È un libro che ci parla di fragilità e della superficialità di una società che non è attrezzata emotivamente ad affrontare i disagi da essa provocata.
La famiglia non è più il centro emotivo delle nostre vite: ormai cerchiamo altrove ciò che ci fa stare bene. Ma poi siamo davvero in grado di stare bene?
Tra i tanti interrogativi resta sicuramente quello più grande: c’è un modo giusto di parlarsi? Ada ed Elisa saranno in grado di creare delle crepe nel muro che hanno eretto tra di loro?
Spero di sì.
Martina Shalipour Jafari
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Una tragedia sfiorata, emblema di un rapporto controverso tra madre e figlia. La struttura del racconto percorre i punti di vista dell’una e dell’altra creando un conflitto nel lettore alimentato da empatia e repulsione, riuscendo in un perfetto gioco di sospensione del giudizio in cui inevitabilmente si trova ad imbattersi.
Antonella Pastore
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Bella lettura ma poco emozionante.
rosanna longobardi
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“Un bacio dietro al ginocchio” è stato sicuramente un libro scorrevole da leggere. Attraverso la scrittura e l’attenzione ai dettagli mi ha permesso di visualizzare i modi e i luoghi in cui la storia si svolgeva. Ho apprezzato anche che fosse una storia basata sul rapporto madre-figlia.
Maria Rogano
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un buon giallo
Saro Condorelli
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Il rapporto madre-figlia e’ raccontato in modo che non si riesca a simpatizzare per nessuna delle due, anzi risultano entrambe irritanti e irrisolte, ma proprio per questo aiuta a ricordare modi di sentire e frustrazioni tipiche dell’adolescenza (tarda in questo caso).
Marta I.
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Questo libro è un duello, una gara di scherma, una sfida continua tra madre e figlia, una pièce teatrale scritta per essere interpretata. Poche descrizioni e molte parole che tuttavia non scavano mai oltre la superficie delle protagoniste e la costante sensazione di pericolo, anche quando capisci che le cose sono ben diverse da quelle che sembrano. Breve e avvincente ma serve un momento di relativa serenità d’animo per poterselo godere.
Giulia Taborchi
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Susanna Garofalo