< Un caso troppo complicato per l’ispettore Santoni di  Franco Matteucci (NewtonCompton)

Qui di seguito le recensioni di UnCasoTroppoComplicato raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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E’ il primo libro che leggo di Matteucci e mi ha colpito molto la capacità di “animare” le scene semplicemente descrivendole anche senza soffermarsi sui dettagli; la scrittura è leggera e scorrevole ma allo stesso tempo profonda, i vari personaggi sono ben caratterizzati e le loro peculiarità non risultano mai caricaturiali. Ho trovato i tempi di narrazione perfetti, i dettagli mai banali o non pertinenti all’investigazione, il protagonista estremamente umano, nonostante il suo distacco e l’apparente imperturbabilità.

Mariella Palese

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La vicenda si svolge attorno alla misteriosa morte del dottor Franzelli, medico stimato a Valdiluce, per avvelenamento. Un intuitivo ispettore, Santoni, segue le indagini e mostra abili capacità nell’identificare le più impensabili tracce che emergono dalla scena del delitto. Un romanzo che, nei primi capitoli, sembra essere avvincente ed intrigante. Purtroppo ho portato avanti a fatica la lettura. Non ho trovato una sufficiente suspense o particolarità tali da rendere accattivante la narrazione.

Valeria Vagnarelli

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E’ il dodici agosto quando l’ispettore Marzio Santoni, detto Lupo Bianco, viene chiamato, con il suo assistente, ad indagare sulla morte improvvisa dell’anziano medico condotto di Valdiluce. Mentre si affrettano tra le montagne verso la baita dove si trova il dottore, l’ispettore già si interroga su Franzelli, il medico che ha curato gli abitanti del paese, il custode dei segreti della comunità montana e personaggio discutibile. Mentre cammina con i suoi pensieri si dipana un paesaggio maestoso di boschi dove pare perfino di sentire il profumo degli alberi. Nella casa tra le carte del dottore, pittore dilettante, trova un quadro misterioso con una figura di giovane circondato da cannoni sparaneve, e, nell’aria percepisce il profumo di una vivanda i cui ingredienti, questa volta, non riescono ad essere catalogati dall’incredibile olfatto dell’ispettore. La situazione si complica per la presenza di un gruppo di tosatori di pecore maori aprendo rivoli e deviazioni nei pensieri del Santoni dove si mescolano i ragionamenti sul morto e la vita personale di Lupo Bianco. L’affascinante capo Mikaere farà breccia nel cuore di Ingrid la sua storica fidanzata? Tutto gira intorno alla preparazione minuziosa di una pietanza che assume un aspetto rituale e dove gli ingredienti devono essere ricercati uno ad uno in posti ben precisi. L’autore ci fa immergere immediatamente in un’aggressione violenta e un assassinio brutale ma il tutto è circondato da un paesaggio montano magnifico, bucolico, apparentemente perfetto. Tutti gli elementi dovrebbero trasmettere pace e serenità attraverso l’aria sottile e il silenzio della montagna. La natura umana irrompe con tutte le sue contraddizioni sotto le sembianze dei personaggi. Il tutto amplificato ed esasperato dal carattere della gente di montagna, dura, riservata, indomita che preferisce tacere nell’omertà. L’ispettore per arrivare alla conclusione del caso è costretto a fare i conti con tutto questo per seguire fili che si perdono per poi riconnettersi. Le prove scientifiche alla fine supporteranno gli indizi perché, sebbene distratto da divagazioni personali, niente sfugge a Lupo Bianco. Una lettura mai banale che mantiene il ritmo e l’attenzione di chi legge affascinato per esempio dalla segale cornuta un ingrediente finalmente svelato della vivanda, che rimanda addirittura ai tempi della caccia delle streghe e dell’ergotismo. O, un altro esempio, perché i maori in montagna? Al lettore scoprirlo.

Lorenza Nicoletti

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Originale il personaggio dell investigatore lupo. La storia l ho trovata abbastanza banale e scontata , avevo già capito quasi tutto a metà libro, in specie i riferimenti alla segale cornuta ( ergotammina) ed alla belladonna,. Deludente il segreto della vittima , di cui si parla all inizio del libro , e tiene il lettore in una condizione di attesa e curiosità,. Tanto rumore per nulla

Antonio Manfredi

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Un giallo avvincente che si legge con un’ansia e una curiosità crescenti. Carboni coinvolge il lettore dalle prime pagine, con la sua scrittura tratteggia i personaggi (sia fisicamente che da un punto di vista psicologico), e gli ambienti in cui si muovono, che sembra di assistere a un film di cui non riusciamo ad immaginare un finale fino all’ultima pagina.

SILVANO PATACCA - PISA