< Un dato di fatto di  Lucio Cassia, Matteo Kalchschmidt, Stefano Paleari (Brioschi)

Qui di seguito le recensioni di UnDatoDiFatto raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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NoiSiamoTecnologia

Il titolo racchiude una provocazione soprattutto per chi- come me- ritiene di essere tutt’altro che tecnologica.
Le prime pagine alimentano la provocazione, annunciando la dimostrazione del teorema secondo cui l’homo sapiens sia composto "per la maggior parte di tecnologia".
Peccato, però, che lungo l’esplorazione del regno delle macchine (il Technum) l’autore perda lo slancio iniziale.
Nonostante affronti ogni singolo capitolo con piglio grintoso, si perde poi nei rivoli della trattazione attardandosi su una dovizia di particolari storici e tecnici non necessari. Peraltro, più volte non resiste ad abbandonarsi all’autocompiacimento.
Lettura veloce e leggera, ma non convincente.

MARIA STELLA PORRETTO

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Ho trovato interessante l’argomento cardine e il modo in cui è stato affrontato nel corso dei vari capitoli, andandone a indagare diversi aspetti e correlazioni.
Il libro, pur essendo molto tecnico, riesce a chiarire molti dei concetti più difficili con degli esempi alla portata anche di chi non è affatto un conoscitore di questo campo di studi.
Mi ha fatto piacere, tramite questo Torneo, avvicinarmi a un libro che probabilmente non avrei mai considerato in libreria.

Irene Maggi

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Non è un caso che l’idea di questa raccolta di saggi sia nata, come ricordato nella prefazione di F. Profumo e nel capitolo conclusivo, nei primi giorni drammatici della pandemia; i più avvertiti fra gli studiosi di gestione dei dati capirono subito che l’impazzimento di cifre relative a contagi, decessi e tamponi a cui furono sottoposti gli italiani a partire da marzo 2020 avrebbe fatto più danni che altro, e che urgeva contribuire a creare una vera e propria "cultura del dato".
Il testo si compone di capitoli autonomi (redatti in team da docenti ed esperti che fanno capo soprattutto all’Università di Bergamo) che esplorano come si raccolgono i dati in vari ambiti, come si leggono, come si scelgono, come si usano o trascurano facendo a volte leva sulle emozioni piuttosto che su considerazioni oggettive; e in ogni capitolo, gli autori non si stancano di insistere sul fatto che l’educazione al dato è e deve essere una parte dell’educazione alla cittadinanza, che tutti devono possedere gli strumenti cognitivi per cogliere, interpretare, scegliere nella miriade di dati e informazioni che ci vengono forniti quotidianamente; ancor di più coloro che sono a chiamati a prendere delle decisioni per la comunità dei cittadini dovrebbero saper utilizzare i dati con maturità e onestà intellettuale, per decidere "con consapevolezza e non per costrizione, ignoranza o paura" (F. Profumo).
Non posso dire che il volume sia di facile lettura, perché gli autori pur rivolgendosi a tutti non rinunciano mai al rigore scientifico; però ogni articolo è preceduto da una breve introduzione e chiuso da considerazioni conclusive che aiutano anche i non specialisti a cogliere l’essenziale dei contenuti. Si arriva all’ultima pagina davvero consapevoli che la "cultura del dato" è una risorsa preziosa di cui nessuno dovrebbe essere privo.

Paola Sissa

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Interessante

Katia Mereu

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Molto interessante e da leggere con molta attenzione. Il mondo dei dati analizzato in ogni sfaccettatura è che riguarda la storia dell’osservazione del mondo empirico. Il dato è il risultato di questa pluralità di forme d’osservazione e della loro registrazione e archiviazione. Dati empirici, patter e le varie scomposizioni dei dati grezzi. Lo scarso tempo a disposizione ha richiesto una rapida lettura, ma sento che lo rileggerò con maggiore attenzione.

Franco Della Ducata

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Un "Dato di Fatto" interessante ed arricchente cofanetto di studi, di approcci sistemici fatto di algoritmi, intelligenza artificiale e di emozioni.

Un singolo dato evidenzia un aspetto l’insieme dei dati può raccontare una storia differente.

La lettura di questo libro mi ha dato modo di riflettere e di prendere consapevolezza che occorre sempre di più diffondere la cultura del dato. L’educazione al dato è l’educazione alla responsabilità, dicono gli autori del capitolo conclusivo del libro, che significa conoscere il punto di partenza ed il punto di arrivo con la costruzione di un percorso.
Senza questa conoscenza non si può comprendere la rivoluzione in atto con l’affermazione dei big data, l’intelligenza artificiale e relative applicazioni.
Opporre resistenza all’uso dei dati costituisce spesso una difesa per chi consapevolmente rifiuta la realtà.
Devo a tal proposito rivalutare l’approccio sistemico del mio capo, che gestisce tutto attraverso i dati. All’inizio ero scettica ma poi ho compreso come attraverso l’analisi dei dati prendere decisioni sui cambiamenti di processi organizzativi e gestionali è risultato vincente e premiante.
Alla domanda quindi a chi compete l’educazione al dato la risposta non può che essere sì alla Scuola, sì all’Università, sì alle imprese ma sì anche ad ognuno di noi percependo l’importanza del dato come mezzo di emancipazione e partecipazione attiva alla vita di una comunità.

Cesidia D’Addezio