< Un gelido inverno in viale Bligny di  Arianna Destito Maffeo (Morellini)

Qui di seguito le recensioni di UnGelidoInvernoInVialeBligny raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Le prime pagine di questo libro ricordano molto lo stile dei polizieschi o thriller nord europei, Jo Nesbo, Camilla Lackberg..La costruzione della storia è molto interessante e già da subito cattura il lettore, lo coinvolge e come i gialli scritti bene ti fa leggere una riga dopo l’altra, seguendo le emozioni dei protagonisti, entusiasmo, stupore, depressione, ansia, curiosità e in alcuni momenti divertimento. La descrizione di De Curtis richiama molto il personaggio di Harry Hole, in versione femminile. Interessanti i personaggi non protagonisti. Solo una pecca, il titolo che non richiama molto la storia, sarebbe meglio breve e diretto. "Viale Bligny", "L’icona"...etc

Samanta R.

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Un omicidio di un volto noto di Milano, una mostra d’arte, delle icone russe, un condominio che ospita infinite storie di persone tutte diverse e interessanti, una donna che ha avuto il coraggio di lasciare la sua vita sicura per essere sé stessa, una pittrice affermata e di animo forte, una vicequestore che nasconde un passato tremendo che ancora oggi viene a bussare alla sua porta. Questi sono gli elementi che caratterizzano il romanzo di esordio “Un gelido inverno in Viale Bligny” della scrittrice Arianna Destito Maffeo.
Mancano ormai pochi giorni a Natale e, durante il vernissage della mostra più attesa dell’anno presso una delle galleria d’arte più prestigiose di Milano, si sente la mancanza di qualcuno: Edoardo Solari, il gallerista. Edoardo Solari è il migliore amico di una delle 3 donne che costituiscono il pilastro del romanzo, Sophie, una pittrice, che grazie ad Edo, si è innamorata delle icone russe, ultima ossessione di quest’ultimo.
Sull’omicidio indaga la vicequestore Andrea De Curtis, una donna, che con un nome e una professione maschile, rivendica la capacità delle donne di essere chiunque vogliano essere. Ad aiutare Andrea, nei suoi momenti di sconforto, troviamo Marlene, una donna transessuale che, dopo aver confidato alla sua famiglia la sua vera identità di genere, rinasce come una bellissima fenice. Questo romanzo è un romanzo di donne, che con le loro forze e le loro debolezze, affrontano ciò che la vita riserva loro.
Il libro, nella sua totalità, è una lettura interessante e piacevole, anche se presenta numerosi punti che andrebbero migliorati.
Il libro non si presenta come innovativo, alcuni dei temi affrontati e alcune delle caratterizzazioni dei personaggi non sono una novità. Questo però non impedisce al lettore di godersi la storia perché l’autrice ha un punto di forza, secondo me molto importante, che è la capacità di scrivere. La lettura è scorrevole, ma senza affrontare gli eventi in maniera frettolosa e grossolana, e le varie situazioni vengono presentate in maniera chiara, ma senza un’eccessiva descrizione che andrebbe a infastidire la lettura.
Un consiglio che potrei dare è studiare meglio la caratterizzazione dei vari personaggi, perché in molti punti l’ho trovata un po’ scontata. In conclusione, è un romanzo che merita una lettura, ma si vede la poca dimestichezza con la stesura di romanzi. Consiglio, quindi, di continuare a scrivere perché le basi per la creazione di un’ottima serie ci sono.

Glenda Legnani

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Ho trovato questo romanzo molto interessante. Lo stile scorrevole e intimo dell’autrice mi ha incoraggiata a leggerlo tutto d’un fiato. Oltre allo stile, ci sono molti altri aspetti che ho apprezzato di questo romanzo, primo tra tutti è la gradevole e soprattutto reale rappresentazione della città di Milano. Questo romanzo ci ricorda che Milano non è solo la città della moda, del lusso, dell’imprenditorialità; Milano, come ogni grande città, è anche caratterizzata da delinquenza, criminalità, degrado. L’autrice ha rappresentato questi due aspetti con tale eleganza da farli intrecciare perfettamente, senza che uno prevalessea sull’altro. Non c’è un giudizio, c’è solo la descrizione oggettiva delle varie realtà della più famosa metropoli italiana. Le due "facce" di Milano si intrecciano perfettamente tra le pagine di questo romanzo, legate dall’avvincente trama di investigazione e soprattutto dai personaggi che vivono a metà tra le due. Sono proprio i personaggi l’altro elemento di rilievo di questo romanzo: tutti profondi, complessi, veri. I personaggi vivono quotidianamente contraddizioni che li caratterizzano e che sono ben rappresentate dall’autrice, senza cliché o giudizi. Ho apprezzato in particolare la rappresentazione delle persone trans, spesso vittima di stereotipi in libri e film, ma che in questo caso è delicata e onesta.
Una lettura davvero piacevole, un romanzo che di certo consiglierei.

Silvia Di Pierro

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Quando l’ho iniziato a leggere, non mi è piaciuto affatto. Ho iniziato in parallelo anche l’altro libro in gara e non mi è piaciuto affatto nemmeno quello.
Che sfortuna, ho pensato. Partecipo a questo splendido torneo, con due libri per le mani che non mi convincono.
Poi piano piano l’atmosfera si è scaldata. Il personaggio della protagonista ha acquisito un senso. Il freddo di Milano ha cominciato a entrare anche nelle mie vene.
Sei meno meno. Se dovessi dargli un voto sarebbe sei meno meno. Forse è un primo romanzo. C’è bisogno di fare più esperienza. A noi lettori non serve leggere ogni dettaglio, capiamo un sacco anche dal "non scritto".
Vince perché, comunque, la voglia di sapere cosa farà Andrea nel prossimo romanzo mi è venuta. E perché mi è piaciuto molto l’inserimento di un’opera di Cesare Viel.

Sara Di Paolo

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lanciano“Ex Libris”
 coordinato da Maria Rosaria La Morgia
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La scelta del n.42 di viale Bligny come luogo di partenza, di passaggio e di arrivo della storia risulta felicissima portando l’autrice ad entrare nella psicologia dei vari personaggi che la colorano. Un’indagine che non ha nulla dell’opera prima, come sembra essere, scritta con precisione e ottima caratterizzazione dei personaggi senza una sola parola lasciata al caso come dovrebbe essere ogni thriller. Una protagonista così ben definita che lascia pensare che la ritroveremo in altre indagini quanto prima

Luisa Carinci

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Circolo dei lettori
di Grottaferrata “Un libro al mese della biblioteca comunale”
coordinato da Lucia Zenobi e Cinzia Silvagni
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Ci voleva un comico per dare corpo al disagio della vita del turnista medio. Silvietto, un metro e niente di statura, fa l’infermiere in un ospedale; e come ogni buon infermiere, e perché no, come ogni dottore agli inizi della sua carriera, fa i turni. Gli orari, perfetti per la gestione della struttura, sono idonei alla distruzione dei ritmi circadiani dell’individuo e della sua psiche. Fortunatamente ci sono i malati che, con le loro malattie, le loro paure e i le loro richieste, colorano il buio del terribile “turno di notte”. La vita dell’infermiere di turno è descritta splendidamente; i dialoghi dell’infermiere con Dio (o con il grande Algoritmo che dir si voglia) sono estremamente umani. Le figure delle suore, oggi totalmente scomparse dagli ospedali, sono, per chi le ha conosciute, di un realismo estremo.
Non è la Divina Commedia ma è una piacevole ed intelligente biografia. Ti fa passare un buon pomeriggio e ti fa ricordare le difficoltà e i sacrifici delle donne e degli uomini che, in quella struttura, si prendono cura di te.


Parma Vincenzo

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Un libro, secondo me, inutile. Purtroppo è iniziata la moda della letteratura ’gialla’. Chiunque pensa di scrivere un bel libro di questo genere. In questo caso l’autrice mette in scena un noir con  tutti gli ingredienti previsti: l’assassino che nessuno sospettera’ fino alla fine, un  legame omosessuale, un ambiente chic, uno di transessuale, un vicequestore femmina con un forte senso di colpa per una vicenda familiare, un ispettore maschio con cui forse ci potrà essere un legame non solo lavorativo.
Il tutto scontato, quasi noioso.

Mambrini Donatella

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Un altro giallo, questa volta con un tocco ed una scrittura al femminile, arriva ad analizzare particolari e sfumature sottili

Ticconi Elisa

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Già nelle prime pagine si trova un assassino servito su un piatto d’argento, è troppo, questo lascia un forte dubbio. Una trovata dell’autore come in alcune contemporanee realizzazioni di Opere in cui nel primo atto si canta l’ultimo?
Nel dipanarsi dell’interessante trama si può affermare che l’autrice abbia tenuto ad essere “politicamente corretta”, ma forse anche qui troppo corretta.
E’ sicuramente un testo che non annoia, le pagine scorrono rapide, ma poi ci si imbatte in questo malato amore lesbico - malato perché malato, non perché lesbico - che si esprime con una serie di delitti e di macchinazioni per finire in una confessione che ha del grottesco.

Testa Mauro

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Un thriller che scorre molto fluidamente nel quale il lettore si trova a sfogliare le pagine con la curiosità di scoprire come si districherà l’intreccio, viene preso per mano e accompagnato verso un finale che sembra ovvio ma che invece non lo è. Ben riuscito nell’evolversi dell’indagine e nella descrizione dei vari personaggi che diventano presto familiari. Questi ultimi vengono raccontati sotto diverse prospettive, tanto dagli occhi di chi gli sta intorno quanto dalle loro riflessioni personali, si finisce così in breve ad affezionarsi all’ investigatrice, in apparenza gelida come la città che la ospita, e al suo spavaldo collega dei quali non dispiacerebbe rileggerli in nuove indagini.

Cardi Valentina

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Perchè tanti si cimentano con il giallo, pensano sia più facile? Basta gialli, andiamo oltre

Zenobi Lucia

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Un giallo ben scritto, scorrevole e ben costruito. Bella l’immagine di questo palazzo multietnico nel centro di Milano e dei suoi variopinti abitanti e interessante l’indagine condotta nel mondo dell’arte con protagoniste le icone ortodosse ed il loro simbolismo. Le descrizioni accurate accompagnano quasi il lettore tra le vie di una Milano fotografata a pochi giorni dal Natale, rendendo la narrazione molto verosimile, così come accurata è l’introspezione psicologica dei protagonisti.  
Bello e sorprendente anche il finale. Un bel libro, da consigliare


Silvagni Cinzia

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Non ho apprezzato questo libro. Ho trovato la trama scontata e i personaggi piuttosto caricaturali.
È un giallo che manca di suspense. Non mi ha suscitato interesse.

Mecozzi Enrica

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Inventiva assente in questo giallo chiaro a sorpresa zero. Autodefinirlo noir non credo sia stata una buona idea. Manca di originalità. Fantasia sottozero come la temperatura d’inverno. Qui il solito gelido periodo prenatalizio è anche l’inizio di un titolo usato e riusato. Non lo salva dall’essere abusato e scarno, l’averlo annacquato con l’aggiunta di viale Bligny. Le storie non sono indovinelli; quindi i personaggi non dovrebbero farci ambiguamente equivocare, né altri scomparire come fantasmi. Specie gli sbirri poi, qui dentro, sono la fotocopia di tanti loro colleghi di chissà quanti altri romanzi polizieschi; per rievocarli basterebbe cambiar loro il nome e poco altro.

Sergio Moretti

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Un giallo ben costruito, i personaggi hanno una loro psicologia descritta anche nei particolari più personali e delineata in modo da coinvolgere il lettore. Anche i luoghi, soprattutto il palazzo di viale Bligny, piccolo mondo all’interno della città, viene dipinto con umanità e sentimento al punto da indurre nel lettore reali immagini del luogo, come fosse noto alla memoria da tempo. La trama si svolge intrecciando storie personali e fatti rendendo la lettura avvincente su due binari, quello della storia e quello delle storie intese come piccoli affreschi di vita che l’autrice ci regala con una sensibilità psicologica molto raffinata.
Andrea De Curtis, vicequestore giunto da poco tempo a Milano, si rivela un bel personaggio che nei suoi dubbi ed incertezze dimostra una grande padronanza di se e del proprio essere.

Cicchetti Fulvio

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Storia non coinvolgente, personaggi poco originali, giallo scontato. Non consigliato

Del Giudice Francesca

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Sullo sfondo una Milano nella morsa del gelo in prossimità del Natale e una strada molto nota, Viale Bligny, un tempo malfamata e quasi di periferia ora inserita nella movida cittadina. Un gallerista d’arte appassionato di icone russe viene assassinato ai giardini di Porta Venezia. L’indagine è affidata al vicequestore Andrea De Curtis. Giocando sul nome Andrea, l’autrice ne tiene inizialmente nascosta la vera identità. La De Curtis, bella donna, inquieta, capace, severa con se stessa e con gli altri e sempre insoddisfatta, vive nei pressi del famoso civico 42 di Viale Bligny, chiamato “Palazzo Mondo”, popolato dalla etnie più diverse e da pittoreschi personaggi provenienti da tutte le classi sociali. Insieme all’Ispettore Torrisi, un rapporto non dei più facili, Andrea De Curtis risolverà brillantemente l’intricata vicenda, non senza i dovuti colpi di scena. Una lettura piacevole, una scrittura raffinata sia nella descrizione di luoghi e ambienti sia della variegata galleria dei personaggi. Un finale-thriller che non può che conquistare gli appassionati del genere. È un bel giallo, intrigante e divertente. Da leggere.

Patuzzi Cristina

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La storia dell’ omicidio a Milano, ai giardini di porta Venezia, di Edoardo, un noto gallerista che, negli ultimi tempi, commerciava in icone russe. Le indagini sono affidate alla vicequestora Andrea DeCurtis. Il movente si articola sul mondo dei traffici illegali di icone russe e sulle accese gelosie di Marco, marito di Sophie, a sua volta amica della vittima, e non solo. In questo mix di moventi la vicequestora, riesce a districarsi con abilità e determinazione.

Spanò Greco Salvatore

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E’ un giallo ben costruito ambientato in un mondo particolare: quello dell’arte, dei vernissage dove ruotano personaggi patinati e alternativi. L’autrice sembra conoscere bene questo mondo e descrive con maestria ed approfondimento psicologico i vari personaggi. Un noto gallerista e famoso collezionista viene trovato ucciso. A questo punto entra in scena Andrea DeCurtis vicequestore da poco arrivata a Milano. Andrea è una donna bella e capace con un fiuto particolare ma tormentata da un misterioso segreto che le ha sconvolto la vita e che tenta inutilmente di dimenticare. La trama è avvincente e il finale, carico di tensione è un colpo di scena sorprendente. Si sente che l’autrice ha una particolare propensione verso il "femminile", delinea molto bene donne come Sophie, Marlene, Andrea... ne tratteggia i contorni senza dare giudizi e si rimane colpiti dallo spessore e dalla complessità di queste donne.

Baronciani Roberta

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Ho letto questo romanzo, consapevole di non essere una lettrice di romanzi noir. Il mio giudizio negativo non riguarda lo stile della scrittrice ma la sensazione, che la lettura ha trasformato in consapevolezza, che questo genere, costruito a tavolino, difficilmente puo’ coinvolgere emotivamente il lettore. La vicequestore Andrea De Curtis, l’ispettore Torrisi, Sophie Martini, Marco Rovatti, Greta Berti, Guido/Marlene, per citare i più importanti protagonisti della storia, non riescono ad essere degli umani ma solo degli stereotipi alla moda.

Ceccotti Maria Luigia

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Circolo di lettori e lettrici del torneo letterario di Robinson
di Ponte Buggianese “rivista Vitamine vaganti”
coordinato da Laura Candiani
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Si tratta di un giallo ambientato a Milano in cui vengono uccisi due uomini legati al mondo dell’arte, amici di una pittrice, Sophie, che sta lavorando alla riproduzione di icone, materia assai affascinante. Il rapporto con il marito, Marco, è particolare e sospetto perché l’uomo è totalmente preso da lei, dalla sua bellezza, dal suo corpo perfetto, ne è geloso e ne spia ogni gesto, ogni pensiero, fino a rendere il sentimento malato, morboso. Chi si trova a investigare è il vicequestore Andrea De Curtis («Era un guerriero».) che, a dispetto del nome e della qualifica, è una giovane donna, proveniente da Sarzana; «Sono un poliziotto», afferma. Francamente da una scrittrice è un modo di utilizzare la nostra bella lingua italiana che non ci piace per nulla e che non ci aspetteremmo in un libro uscito nel 2021.Un ruolo di un certo rilievo è rivestito dalla stagione e dal luogo indicati nel titolo; è inverno, dunque, con le sue nebbie e il suo vento frizzante che spazza le strade, compreso quel viale Bligny che ospita al numero 42 un palazzo molto particolare, un microcosmo pieno di gente e di vita. Qui fra famiglie perbene e personaggi discutibili abita Marlene, amica, consigliera, aiutante della poliziotta che cela sotto il trucco, gli ornamenti vistosi, le parrucche di ogni foggia una personalità affascinante e un passato professionale di tutto rispetto.

Laura Candiani

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Questo è un giallo. Io amo i gialli ma non sono riuscita ad amare questo. I personaggi sono descritti in modo sciatto, la trama è esile e confusa e anche l’editing è molto approssimativo sia per la presenza di diversi refusi che per un mancato controllo della coerenza dei tempi verbali usati. Ma ciò che mi convince in modo ancora minore è l’investigatrice: un personaggio che non esce dalle pagine del libro, non si riesce a visualizzare, incoerente (sembra voler mettere a posto il suo sottoposto ma poi lascia che lui la derida). E che non fa praticamente niente per risolvere il caso, poichè persone e fatti le piovono addosso. E poi è necessaria la manfrina iniziale per creare un triste colpo di scena sul fatto che sia una donna nonostante si chiami Andrea? “Gli anni trascorsi a compiere il proprio dovere non convincevano più il vicequestore Andrea De Curtis. Era ancora quella la causa giusta a cui votare la propria esistenza? Di certo sapeva che ci aveva provato. Aveva perseguito le proprie convinzioni e per farlo non aveva mai varcato il limite che macchia la coscienza e dal quale non si può tornare indietro. Era un guerriero, e forse neanche lo sapeva.” Certo, se si usa il maschile, chi legge pensa sia un uomo. Ma per quale motivo non usare il femminile, per una donna?

Donatella Caione

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Nemmeno unica, la novità di questo giallo potrebbe essere il folclorico ambiente LGBT, senza peraltro il rispetto del linguaggio di genere: Andrea De Curtis, personaggio femminile principale, rimane per tutto il romanzo "il vicequestore". L’ordito della trama è ben costruito, anche se alcune azioni non vengono motivate, come ad esempio la perquisizione a casa  Rovatti.

Fosca Pizzaroni

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Un giallo avvincente che ha sullo sfondo  atmosfere da thriller nordico e una umanità variegata ed eterogenea pullulante di vita.
A rendere ancora più bello il gialloè l’immersione nel mondo dell’arte con richiami al gotico e al decadente.

Gianmaria Di Silvestro

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Il romanzo è scritto bene. È un buon giallo, un libro che ti lascia in tensione fin dalle prime pagine. Ciò che colpisce, in particolare, è la caratterizzazione psicologica dei personaggi, ciascuno dei quali potrebbe far nascere una storia a sé. La commissaria, poi, è una donna che par perfetta a far capire che “i contro…” siamo ben felici di lasciarli ai maschietti. A noi, va benissimo che a fumare siano le ovaie.
Unica nota dolente: uno stile a volte troppo banale. «Il SUV superaccessoriato» è una mano aperta che gratta la lavagna.

Sara Balzerano

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Amo i gialli, soprattutto quelli nordici. Questa storia inizia in una Milano imbiancata di neve, e racconta un intreccio di vite molto intrigante e ben costruita. È una lettura piacevole, ben divisa in capitoli brevi e con una tensione continua, che appassiona.


Anna Maria Baccan

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Non mi ha appassionato come speravo; da bocciare la lingua non rispettosa del genere!

Laura Bertolotti

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lecce 2 “Orti di guerra”
coordinato da  Simona Cleopazzo e Anna Gatto
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Un romanzo poliziesco ambientato in una città gelida (Milano) che è però caldo coacervo di etnie e personalità, soprattutto femminili. La vicequestora Andrea De Curtis si inserisce nel filone delle investigatrici di gran voga in questo momento letterario e si muove con maestria nel mondo altoborghese delle gallerie d’arte ma anche nel microcosmo variegato e complesso del "palazzo mondo" vicino casa sua. Come in tutti i thriller che si rispettino, la verità è sempre un passo più in là dell’apparenza. Romanzo mai noioso, ben congegnato, interessante.
 

Patrizia Palumbo

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Un bel noir, non scontato, non eccessivo, condito da un linguaggio semplice ma gradevole! Una buona lettura estiva!

Manuela Miggiano

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Lettura fluida, divertente, scorrevole, coinvolgente. Il ritmo del giallo è garantito dalla trama intrigante e dalla sapiente maestria di ricerca della verità.     
Lettura assolutamente consigliata.

Anna Rita Fiore

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Un giallo/noir che  mi è piaciuto ma che non mi ha convinto fino in fondo. Ha avuto spunti originali ma ho trovato i personaggi e la trama “ingessati”, stuccati, bloccati e non completamente sviluppati.



Marcella De Giorgi

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Un romanzo che ci fa conoscere la vice questora Andrea De Curtis, da poco arrivata a Milano, con un passato difficile alle spalle, e l’ispettore Torrisi, sempre in conflitto caratteriale con il suo capo. Insieme dovranno indagare, sulle tracce di un assassino, tra icone russe, un’artista bellissima un po’ fuori dal mondo, un marito geloso e possessivo fino a voler sapere proprio tutto quello che accade a sua moglie, nel mondo delle gallerie d’arte e in quello colorato e variegato del condominio di viale Bligny 42, crocevia multiculturale di un’umanità difficile e complicata, ma accogliente e inclusivo. È proprio questo palazzo, ben rappresentato da Marlene, l’amica trans dell’investigatrice, il protagonista più riuscito del romanzo. Gli altri, invece, sembrano faticare ad uscire dalla bidimensionalità della pagina e risultano un po’ stereotipati.

Teresa Musca

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Libro molto scorrevole, un giallo noir molto intenso che lascia il lettore in suspense fino alla fine. La scrittrice racconta una Milano in un inverno gelido dove arriva in viale Bligny la nuova vicequestora Andrea De Curtis, personalità a due binari: ansiosa e determinata. Andrea vive accanto al famosissimo civico 42, il palazzo Mondo, dove vivono personalità di diverse etnie con schemi sociali completamente diversi, con una loro psicologia che coinvolge in una storia per nulla scontata.

Anastasia Ignone

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La vice questora Andrea De Curtis è la protagonista del giallo della Maffeo, che parte dall’omicidio di un gallerista d’arte trovato senza vita a Porta Venezia per concludersi, dopo l’iniziale equivoco, con la sconvolgente rivelazione del vero assassino.
Pare che le vicende dell’omicidio si muovano da sfondo alla storia di Andrea, trasferita a Milano da pochi mesi, che non riesce ancora ad affrontare il suo passato.
La De Curtis, vive in viale Bligny, dove si trova il celebre “Palazzo Mondo”, un miscuglio di persone, culture, vite, che raccoglie principalmente una parte della società che fa ancora fatica ad integrarsi completamente.
Sono due i personaggi che affiancano Andrea nel racconto: Marlene, una donna trans e l’ispettore Torrisi, ed entrambi, ognuno a suo modo, la aiuteranno per risolvere il caso ma al tempo stesso ad integrarsi nella nuova città.
Un secondo omicidio, sempre legato al mondo di arte e alto-borghesia di Milano sembra non lasciare alcun dubbio sul movente, e tra invidia, mistero e amore, che costa l’ennesima vita, la questora risolve il caso, in un quadro intrigante e avvincente.

Cristina Longo

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La vicequestora Andrea De Curtis indaga su due delitti legati al mondo dell’arte, sullo sfondo di una gelida Milano prenatalizia.
Un nuovo, affascinante personaggio femminile viene ad arricchire il vasto panorama del giallo all’italiana, inteso come romanzo sociale e indagine psicologica e sociologica sulla nostra realtà.
Scorrevole e di piacevole lettura.

Anna Gatto