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Un Partito Sbagliato di Antonio Floridia, è un buon saggio che approfonditamente spiega e vagamente interpreta, ma con enorme cognizione, le vicende del Partito Democratico e, in particolare, le sue cangianti, ma solo fino ad un certo punto, implementazioni di democrazia (interna e non solo). Probabilmente non sarebbe stato capace neanche uno scrittore Premio Nobel a rendere piacevole un saggio su una tematica così noiosa, e sicuramente non è il caso di Floridia.
Vincenzo Catrambone
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Anche questo saggio si prospetta interessante fin dalle prime pagine, ma ho fatto più fatica a leggerlo non essendo particolarmente interessata all’argomento
Antonella C.
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Un partito sbagliato strutturalmente, nato male e senza futuro, a rischio di implosione. Un partito alla ricerca di una democrazia plebiscitaria e il rifiuto della democrazia rappresentativa.
Le tare costitutive hanno pesato sull’attività del Pd e si sono aggravate con gli anni. La natura del Pd spiega l’autore è stata segnata da tre miti fondativi: il mito del partito aperto; del partito contendibile; il mito del partito post ideologico. Il mito del partito aperto, cioè poter eleggere il segretario nazionale attraverso primarie aperte a tutti ha avuto come conseguenza quella di costruire un partito privo di confini organizzativi, privo di uno stabile corpo associativo in grado di esercitare una piena sovranità democratica. Il leader viene investito del potere attraverso un plebiscito cancellando i corpi intermedi di partito. Chi vince prende tutto ma il sistema tuttavia ha creato l’ascesa di oligarchie per il controllo del potere. La contesa interna è tra gruppi, cordate, potentati e filiere di potere. Si tratta di un modello di partito in franchising, con un leader nazionale che detta la linea e possiede il marchio da una parte, e dall’altra una pluralità di potentati e gruppi dirigenti locali. Pubblicazione non sempre chiara, ben argomentata ma l’autore si concentra troppo nel particolare.
Verena Birocchi