< Una nuova vita. La saga dei Fontamara di  Valeria Cebeni (Sperling)

Qui di seguito le recensioni di UnaNuovaVita raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Questa storia non mi ha appassionato. L’ho sentita distante, sebbene sia scritta bene.

E.M.

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E’ stato particolarmente affascinante seguire le tracce della famiglia Fontamara in generale, e di Eva in particolare, dalle calde terre cubane alla Capitale d’Italia. In realtà gli anni che copre il romanzo sono, direi, decisamente pochi, uno o al massimo due. Il lettore ringrazia di questo perché la dovizia di particolari, la descrizione ridondante delle angosce, dei turbamenti, degli amori, delle sofferenze , delle mancanze di ogni singolo componente di questa vasta famiglia, pantografate su un periodo storico più ampio dei due anni avrebbe generato una quantità inimmaginabile di pagine scritte che avrebbero annichilito anche il più resistente dei lettori. ogni tanto, leggendo le avventure di Diana nel mondo italico del 38-39, sembrava di leggere le avventure di Alice nel paese delle meraviglie: una totale alienità dalla vita reale e un enorme egocentrismo. Peccato che il libro termini sul più bello. Abbiamo una coppia ariano-ebraica, domestici ebrei in famiglia ariana, capo famiglia dissoluto ed incapace, eroi che si dichiarano assassini per l’onore della donna amata, poeti in scuole militari, amori più o meno infranti. sarebbe stato bello seguire tutte queste dinamiche con l’avvento delle leggi razziali prima e l’entrata in guerra poi ma, fortunatamente per noi, non è stato fatto

Vincenzo Parma

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I personaggi femminili sono la punta di diamante del romanzo e non credo sia un caso che a scriverlo sia stata una donna. Non esistono personaggi femminili così raccontati da un’occhio maschile. Nonostante la trama presenti molti colpi di scena ho trovato che le descrizioni fossero, ingiustificatamente, troppo lunghe e questo temo abbia inficiato la scorrevolezza del romanzo.

Rebecca R.

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Pare un testo che mira ad essere lo spartito di una specie di sceneggiato, che va oltre il romanzo. I dialoghi hanno qualche cosa di estemporaneo, di improbabile. Non riescono a rappresentare le emozioni, la rabbia, il dolore. Descrizioni frequentemante forzate al fine di indorare...
"appassire le rose dipinte sulla gonna"
Omissis sui tempi di qualche verbo...

Sergio Di Giusto