< Via Guglielmo da Spello 17 di  Franco De Chiara (Castelvecchi)

Qui di seguito le recensioni di ViaGuglielmoDaSpello17 raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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Ottimo romanzo corale, piacevole l’espediente del racconto di un condominio e delle vite che lo abitano. Alcuni personaggi sono più "caratteri" di altri, ma non tanto da risultare fastidiosi. La varietà di storie e di tematiche rende molto interessante e stuzzicante la lettura - stessa funzione è quella della voce narrante che tratta con leggerezza e ironia storie a volte anche di forte contenuto emotivo. Mi sono piaciute molto entrambe queste caratteristiche. Ho apprezzato inoltre la fedeltà con cui è ritratta l’umanità in quanto tale, che si declina però in maniera diversa in ogni personaggio. Su tutto questo, aleggia l’inevitabilità della fine che rende ancora più dolceamara la sensazione di arrendevolezza davanti a condizioni umane spesso ignorate, sottovalutate o pensate lontane quando invece sono, non solo presenti, ma anche pericolose e più vicine di quello che pensiamo.
La lettura è stata molto piacevole e stimolante.

Viola Cappelluti

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L’incipit perfetto, racconto fluido ma un po’ scontato per certe situazioni, personaggi e ruoli almeno é ironico e purtroppo attuale ( crolli periodici tipici italiani ).
Dopo questa lettura sono nate tante riflessioni sulla varia umanità rappresentata dai condomini di oggi, non sappiamo niente l’uno dell’altro ci si saluta appena, umanità zero, anche durante il primo lockdown, io parlo anche col no vax del piano di sopra...

Luciana Sidari abito a Mira Riviera del Brenta

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Non mi è piaciuto in quanto troppo lento

Caterina Minacci

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Microstorie in un microcosmo : un condominio della città di Roma. Mentre il racconto si svolge una minaccia ineluttabile si profila contro gli ignari protagonisti. Romanzo che sfiora varie corde :umorismo, erotismo e mistero. Contro frasi fatte ed espressioni scontate.

Matteo Maurizio Mauro

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Si parla della vita quotidiana in un condominio di Roma nei giorni in cui il vecchio portiere ritorna al paese di origine e lascia il lavoro ad un ragazzo da poco arrivato in Italia.
L’edificio è metafora delle famiglie piccolo borghesi che lo abitano,immobile ma lesionato da crepe man mano sempre più evidenti, anche se tutti fanno finta di non notarle per non cercare un rimedio che la vita trova sempre da se’.
Leggero,a tratti umoristico, tratteggia personaggi e situazioni che possiamo trovare nel nostro quotidiano

Virginia Benvenuti

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mi dispiace ma ho sbagliato la procedura e non sono riuscita a salvarlo

RITA CHIEPPA

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Una trama interessante e a tratti tragicomico, divertente da leggere .

Elisa Vitulli

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Circolo dei lettori
di Roma 2 “Passaparola”
coordinato da Giulia Alberico
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Il condominio di Via Guglielmo da Spello 17 è abitato da molti personaggi tutti con le loro storie e
vicissitudini. La narrazione delle vite del condominio si sviluppa in parallelo con delle crepe che si aprono nel palazzo e nei vari appartamenti: man mano che l’autore si addentra nelle vite degli abitanti, le crepe aumentano e si allargano fino all’irreparabile, dal quale si salva solo un condomino in viaggio a Dubai.
L’idea di partire da un condominio per raccontare la vita degli altri, seppure non originale, poteva essere interessante, ma tutte queste vite vengono narrate in modo piatto; si ha la sensazione che i diversi personaggi subiscano ciò che accade o è accaduto, senza grandi  azioni e reazioni.  Si sta a guardare ciò che succede, così come l’amministratore e i tecnici al corrente della crepa nel muro si limitano a guardare e a riportare, senza agire. La crepa che si allarga è come la crepa che esiste in tutte le nostre vite, che allargandosi fa emergere tutte le falle del nostro vissuto fino a fagocitarle.
Un po’ di vivacità nella narrazione è portata dal vecchio portiere che, alla soglia della pensione, deve passare il testimone al suo successore, un ragazzo cingalese che subisce con noncuranza i suoi atteggiamenti razzisti, gli scambi di battute tra i due sono i momenti più divertenti del libro.

Roberta Pasquini

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Gli   abitanti   di   un   palazzo   di   Roma   segnalano   al   portiere   e   all’amministratore   del condominio delle crepe nei muri dei loro appartamenti.  Da quelle “fessure” spuntano le variegate storie dei vari condomini narrate con arguzia, ironia e una certa “suspense”. La situazione non è molto nuova: molti scrittori hanno utilizzato l’espediente del condominio per intrecciare le vite di vari personaggi. L’autore qui aggiunge la lenta descrizione della vita dei vari caratteri, le lungaggini burocratiche dell’amministrazione che, con comunicati secchi, in linguaggio “burocratese”, denuncia i cambiamenti, le lesioni nel palazzo e lentamente la storia volge alla tragedia.  L’autore narra con un linguaggio asciutto, ma carico di ironia e sarcasmo, le storie dei vari personaggi segnati anche da cognomi che, tra il serio e il faceto, alludono ai tratti caratteristici della loro personalità. In generale, una lettura avvincente, che spinge il lettore a sapere “come la storia va a finire”; una sorta di romanzo “giallo” senza delitto?

Raffaella Cammarano

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Circolo dei lettori
di Perino "FestivalTrebbia"
coordinato da Irina Turcanu
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"Ho trovato Via Guglielmo da Spello, 17 un romanzo godibile nella lettura e altalenante nelle intenzioni. È come se ci fossero due registri di scrittura, o come se fosse stato scritto a più mani, dove ciascun autore era chiuso nella propria consegna a compartimenti stagni.
La trama è semplice e lineare, pur nella sua circolarità, o magari seguendo gli interni della palazzina con il movimento a "L" del cavallo nel gioco degli scacchi, come aveva fatto Georges Perec nel ’78 con La vita, istruzioni per l’uso. Qui più che passare da un interno all’altro della palazzina di dieci piani, si passa da un inquilino all’altro seguendo le relazioni e le interazioni tra i personaggi, a volte accade in maniera casuale, delle altre seguendo le piccole fratture e crepe della palazzina che percorrono tutto il romanzo e fanno anche queste da unione tra le vite e le preoccupazioni degli inquilini di Via Guglielmo da Spello. La trama, e quindi l’intreccio, sono interessanti e ti catturano l’attenzione, rapita dai volti, dalle storie presenti e passate dei personaggi che sono raccontati in modo semplice e sfumato, ciascuno con la propria storia a cui si crede per la facilità e la libertà di scrittura. Certo non tutti godono di un profilo a basso rilievo, o sfaccettato e quindi tridimensionale, ma è facile essere assorbiti dalle storie del medico e dell’agente segreto, rivivere la storia d’amore tra il pianista e sua moglie, la nobile siciliana, o vedere il viso e sentire i gesti e il sapore del vecchio e del nuovo portiere.

Tuttavia, quando si entra negli interni e nelle vite dei personaggi, accade qualcosa che crea dissonanza. Alcuni personaggi sono meschini, poveri di etica o moralmente bassi, e l’autore fa dire loro (anche un po’ troppe volte e ripetendosi) delle bestialità, delle atrocità, dove, più che parlare i personaggi, lì pare ci sia lo sfoggio dei pensieri dell’autore, che fa dire ai personaggi ciò che pensa. E allora si passa all’esibizione del personaggio razzista, quello omofobo, quello maschilista. Come se non bastasse, c’è la voce narrante, sempre riconducibile all’autore, che si perde (anche qui un po’ troppo spesso) nella descrizione e nel racconto del corpo femminile, quasi a modo di saggio o trattato, e di come si faccia ad amarlo e ad amare la proprietaria di quel corpo, quasi fosse solo un oggetto.
Di sicuro non c’è letteratura in questi brani, ma dà anche noia leggere questi passaggi dove sembra di ascoltare le confessioni di un uomo libidinoso all’amico, al bar.

In conclusione, è un libro godibile per la storia che si legge in tempi brevi e risulta anche piacevole, se si sorvola su alcuni, o più di alcuni, passaggi che stonano del tutto e appaiono fuori luogo e decisamente inopportuni."

Joshua Ianniello