< Vieni come sei di  Claudia Maria Bertola (Morellini)

Qui di seguito le recensioni di VieniComeSei raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

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E’ un bel noir, costruito bene, è il libro che si legge per conoscere la storia, non solo per sapere chi è l’assassino.
I personaggi sono credibili, descritti bene, non si fa fatica a immaginarseli vicini su un mezzo o in un locale. L’autrice riesce bene a far convivere le necessità narrative con il desiderio di porre l’attenzione su problemi sociali che spesso ci dimentichiamo: gli homeless, le sostanze, i valori capovolti, le disuguaglianze.
Insomma mi è piaciuto.

Daniele Parizzi

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Un bel giallo. Ibrahim mi fa venire voglia di ascoltare le storie dei tanti clochard come lui. la riscoperta poi della poesia di Tagore rende più interessante la lettura, anzi il libro si sarebbe anche potuto chiamare . L’anima osservatrice, suscitata dall’ipnosi, è quella che tutti vorremmo avere per dare uno sguardo più approfondito alla realtà che ci circonda, ai tanti dettagli che nella nostra frenetica vita tendiamo a non guardare.

Anna Pizza

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Il romanzo Vieni come sei è un noir nel quale Marina Novembre, una detective per caso alla seconda indagine, viene incaricata di ricostruire un fatto di sangue avvenuto il 23 dicembre in un parco pubblico di Milano. La trama è serrata, credibile e avvincente, la detective si appassiona al caso e, nonostante varie turbative, risolve l’indagine in maniera brillante. La storia include molti personaggi, senza parlare del cane, e ad alcuni viene data la possibilità di narrare in prima persona il proprio punto di vista sui fatti. A mio avviso, la trama regge bene fino a tutto il 28 dicembre, poi diviene un po’ prevedibile, reiterando lo schema di dare spazio ai personaggi ma lasciandone poco, di immaginazione, al lettore. Tutte buone idee, forse troppe per un romanzo solo. Molto azzeccato l’inserimento di poesie di Tagore.

Lucia Alessi

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"Vieni come sei" di Claudia Bertola. Un giallo ben costruito, con tutti gli ingredienti del genere che ne permettono una gradevole lettura: ritmo incalzante, colpi di scena, una giusta dose di introspezione psicologica dei personaggi, atmosfere e ambientazioni che fanno da contrappunto agli stati d’animo degli stessi. Linguaggi efficaci,
forse una sovrabbondanza di terminologia straniera e di particolari estetici "alla moda", spesso tuttavia necessari per la resa dell’ambiente milanese alto borghese, con la vacuità che lo accompagna. Leggendo, è stato bello girovagare per una Milano invernale, glaciale, "buia come una talpa" (pag. 87), ma attraente come un amore che ci sfugge.

Maria Clara Rivieri

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Circolo dei lettori
di Palermo “Eutropia”
Coordinato da Rosana Rizzo
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Dopo il libro “Vernice nera”, Claudia Maria Bertola scrive nuovamente dell’investigatrice dilettante Marina Novembre, questa volta coinvolta nelle indagini sull’omicidio della giovane e bellissima Cloe, ritrovata la notte del 23 dicembre nel Parco Marinai d’Italia. Il cadavere viene trovato in mezzo alla neve (una neve che copre, ma sa anche conservare) e accanto al corpo della ragazza giace, privo di sensi, il senzatetto Ibrahim. Una serie di indizi fa presumere la colpevolezza schiacciante del marocchino: il suo corpo è imbrattato del sangue della vittima e su quest’ultima verranno poi trovate tracce del DNA del presunto colpevole. Il caso è fin troppo semplice, se non fosse che Flavia Bianca Maria Bernardini Agnus Dei, la madre della ragazzina rapita nel precedente romanzo, non crede che il gentile e colto Ibrahim, al quale portava sempre una tazza di tè caldo la mattina presto, possa essere l’assassino e incarica l’amica Marina di investigare sul caso. Dopo una seduta di ipnosi (!) presso il carcere di San Vittore dove Ibrahim è detenuto, i ricordi dell’uomo paiono risvegliarsi e la Novembre si butta a capofitto sul caso; scoprirà che dietro le apparenze di uomini sporchi, brutti e reietti c’è più umanità e nobiltà di quanta non stia in certi giovani rampolli della Milano bene, annoiati, imbottiti di cocaina rosa e pronti a mercificare e calpestare qualsiasi rapporto umano. Noir godibile e lodevole nell’affrontare tematiche come il razzismo, l’immigrazione e l’esclusione sociale, il libro presenta troppi luoghi comuni, persino nel colpo di scena finale. La protagonista, poi, non è riuscita a sembrarmi interessante, essendo priva di tratti originali e accattivanti e soprattutto di quella nota di divergenza che mi piace scorgere nella figura dell’investigatore.

Annalisa Cannata

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Lettura scorrevole e l autrice scrive benissimo gli avvenimenti che ogni giorno si leggono e si sentono

Francy b.

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non e’ il mio genere di libro, mi riferisco soprattutto alla trama, ragion per cui ho preferito nettamente il primo. devo dire pero’ che da un punto di vista strutturale e’ scritto molto bene.

Sara Barbieri